La giovane Marzia e la pillola del giorno dopo

Data:
2 Marzo 2008

 

 

Ore 2,30 del mattino: arriva una chiamata dalla Centrale d’Ascolto della guardia medica di Roma. E’ per una prescrizione della pillola del giorno dopo. Per una minorenne. Non ci dovrebbero essere problemi: non è la prima volta che l’assume. «Posso dire la mia in merito alla prescrizione del farmaco?» chiedo alla collega che ha recepito la chiamata. «Non so – mi risponde – in genere diciamo all’utente che verrà contattata dal medico prescrittore che gli dirà se farà o meno la prescrizione. Ma dopo le dichiarazioni del Ministro, non so se si possa parlare più di obiezione di coscienza in merito alla pillola del giorno dopo». Ha ragione, su numerose agenzie di stampa il Ministro ha esortato a segnalare alle Asl e alle autorità competenti le inadempienze dei sanitari in merito alla contraccezione d’emergenza e ha dichiarato che nessun medico può rifiutarsi di prescrivere un farmaco contemplato dalla farmacopea ufficiale e che tale prescrizione dovrà essere effettuata anche dai servizi di continuità assistenziale e nei Pronto Soccorso degli ospedali. La collega e amica che è in turno con me, Anna, ascolta la conversazione e si arrabbia. «Mi meraviglio che tali dichiarazioni vengano da una donna di sinistra, da un ministro per di più. Ma dov’era lei nel settantotto, quando è stata approvata la legge? Qual è lo spirito della legge? Accogliere le donne in strutture adatte. Mica distribuire pillole a caso». Anna, prima di fare il medico, ha lavorato venticinque anni in un consultorio familiare, in una borgata romana. Una borgata difficile, socialmente e culturalmente. Ed il suo ruolo di operatore sanitario consisteva nel reclutare donne, di qualsiasi età, parlare con loro, aiutarle in caso di richiesta di interruzione volontaria di gravidanza, assisterle psicologicamente, accompagnarle di fatto in una situazione che, credo, è quanto di più traumatico e doloroso possa esistere per una donna. Ed il passo successivo era quello di insegnare loro, ed imparare con loro, una contraccezione consapevole e matura. «Considerando che la pillola del giorno dopo, qualunque cosa dica il Ministro, impedisce l’annidamento dell’ovulo fecondato, ed è quindi un abortivo e non un anticoncezionale (non nascondiamoci dietro un dito) – dice – uno ha il sacrosanto diritto di esprimere la sua obiezione di coscienza, se ce l’ha. Io non sono obiettrice, ma sono un medico ed in quanto tale avrò il diritto-dovere di rifiutare una prescrizione se non mi sembra congrua dal punto di vista medico. Avrò il dovere di dire alla paziente che ha settantadue ore di tempo per assumere il farmaco e che quindi non si tratta di emergenza. Che possono esistere controindicazioni o problemi all’assunzione concomitante con altri farmaci o in determinate patologie. Che non tutti i rapporti liberi necessitano di una pillola del giorno dopo. Avrò il diritto-dovere di fare dell’educazione sanitaria? Vogliono ridurmi alla stregua di un dispensatore di pillole? Allora perché non impiantare un distributore automatico di pillole come per i preservativi?». La capisco, soprattutto perché parlando con Marzia al telefono (così si chiama l’adolescente che ha chiesto la prescrizione) scopro che il rapporto a rischio l’ha avuto meno di un’ora fa. No, non è la prima volta che assume il farmaco, fa altre terapie ormonali di cui non sa riferirmi. Provo a spiegarle che non c’è questa urgenza, che può consultare il suo medico di famiglia che valuterà l’opportunità terapeutica della prescrizione, giusto per essere sicuri che non esistono problemi all’assunzione. Poi sarebbe opportuno rivolgersi al Consultorio, perché la pillola del giorno dopo non mette al riparo da malattie sessualmente trasmesse, visto l’impennata dell’Hiv tra i giovani e la ricomparsa della sifilide. Come faccio a spiegarle tutte queste cose per telefono, senza guardarla negli occhi? Potrei farla venire in postazione. In una postazione fatiscente, come quelle di cui ogni settimana Sanità Lazio pubblica le foto. Potrei incontrarla per strada. Alle due e trenta di notte? E tenere a quell’ora una lezione sulla contraccezione? Potrei andare al suo domicilio e magari tenere la mia lezioncina al cospetto di mamma e papà. Marzia è sempre più agitata. Deve avere assolutamente la sua prescrizione e sa che io non posso rifiutarmi, così mi dice. Posso rifiutarmi, se lo ritengo opportuno dal punto di vista medico. Ma non dico nulla. Capisco la sua ansia e la sua paura. Chi di noi non è stato adolescente? Compilo la ricetta, le dò appuntamento ad un bar lì vicino. Chiedo ad Anna di accompagnarmi. «Ti offro il caffè», le dico. Sono le tre del mattino quando consegno a Marzia la sua prescrizione. Non ha tempo ascoltarmi, a quell’ora. Ho la consapevolezza che stanotte né io né il Ministro abbiamo reso un buon servizio a Marzia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento

2 Marzo 2008, 05:14

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