Pensioni medici, da metodo retributivo a contributivo ecco come calcolarle (da Doctor33 dell’8 gennaio 2020)
Data:
9 Gennaio 2020
In pensione a 68 anni con l’Enpam, a nemmeno 67 con l’Inps. Ma le differenze non si fermano qui. In Inps il metodo di calcolo è il contributivo puro, in Enpam è contributivo indiretto, un criterio che ha dei risvolti positivi anche per le nuove generazioni. Ma soprattutto, in ambito Inps il criterio di calcolo della pensione è cambiato bruscamente con la legge 335/95, mentre in Enpam si è favorita una riforma progressiva a partire dal 2013. In pratica, per diciassette anni ancora è stato mantenuto lo “status quo” vantaggioso, e poi si è optato per una crescita “morbida” della contribuzione. Certo, sono lontani i tempi in cui per il calcolo della pensione imperava il metodo retributivo, in cui si prendevano a riferimento le retribuzioni degli anni subito precedenti il pensionamento, e l’importo dell’assegno era vicino a quello dell’ultimo stipendio. Per concedersi un calcolo così favorevole bisogna avere tanti contribuenti, e giovani; quando il numero di pensionati inizia a crescere e quello dei lavoratori a contrarsi, come in Italia per l’invecchiamento della popolazione, calano i contributi su cui fare affidamento e torna utile un sistema di calcolo determinato dai contributi versati in tutto l’arco della vita lavorativa: ecco il metodo contributivo.
Dipendenza– In ambito Inps si applica il calcolo contributivo puro dal 1° gennaio 1996 nel modo seguente: chi a quella data aveva maturato meno di 18 anni di contributi si è visto applicare subito il nuovo metodo (quanto accantonato fino ad allora era preservato per tutti, il regime peggiorativo non può essere retroattivo); chi aveva maturato più di 18 anni di contributi se lo è visto applicare a decorrere dal 2012. Questo significa che chi, medico dipendente od ospedaliero, si è pensionato prima del 2012 ha uno stipendio tutto calcolato con il sistema retributivo; chi ha preso lavoro dal 1996 in poi ha lo stipendio tutto calcolato con il sistema contributivo.
L’aliquota di rendimento– In termini “tecnici”, la pensione si calcola moltiplicando i contributi versati per un coefficiente: un indice capace di tener conto di più fattori quali l’età di pensionamento, l’attesa di vita, il prodotto interno lordo del paese. Il coefficiente-dal cui uso non si sottrae nessuna cassa pensioni – si chiama “aliquota di rendimento”. Ai “bei tempi”, quando i medici ospedalieri erano nella Cassa Pensioni Sanitari, i contributi si rivalutavano a rendimenti anche del 4% annuo, mentre con l’Inps erano al 2%. Adesso le cose sono cambiate: l’assegno oscilla tra il 60 e il 70% dello stipendio, per questo è raccomandabile accanto alla previdenza obbligatoria conferire qualche mini-fetta di stipendio al “secondo pilastro” previdenziale (come Fondosanità o Prometeo).
Convenzioni– Fino al 2012, anno della Riforma Fornero, l’Enpam ha continuato a legare l’assegno di pensione al sistema di calcolo retributivo. Dal 2013, per gradi, l’aliquota contributiva ha iniziato ad aumentare per garantire un monte contributi tale da non doversi preoccupare dell’entità dell’assegno di pensione all’uscita dal mondo del lavoro; sono rimaste competitive le aliquote di rendimento. Oggi i tre principali fondi si comportano così: i medici di famiglia contribuiscono al Fondo Medicina Generale con il 21% (e si crescerà di un punto l’anno fino al 26% nel 2024), i pediatri con il 20 e veleggiano verso il 25; i liberi professionisti danno il 17,5% dei loro introiti al Fondo Generale Quota B e arriveranno al 19,5 nel 2021; gli specialisti ambulatoriali sono già al 29% e nel 2023 contribuiranno al 32,65% cioè ai livelli del contribuente Inps. Le aliquote di rendimento sono 1,25% per la quota B, 1,4% per la medicina generale, 2,1% per gli specialisti ambulatoriali; per ogni mille euro di contributi versati, un medico di famiglia ha 67 euro in più, un dentista 71, uno specialista 74. L’età pensionabile è stata innalzata dai 65 anni del 2012 al 68 del 2018, mentre oggi per la pensione anticipata ci vogliono 62 anni e 35 di anzianità contributiva.
Competitiva o no? Nel complesso, la pensione Enpam risente in positivo di tre situazioni: la riforma è partita più tardi che in Inps, e la parte di pensione maturata a tutto il 2012 è calcolata con i vecchi criteri; non è toccato quanto assegnato prima del 2013 (contributi ordinari, aliquota modulare, riscatti della laurea, allineamento, etc); inoltre, per valutare la tenuta dei conti, si tiene conto del saldo corrente che include anche i proventi del patrimonio, diluendo in sostanza le probabilità di sacrifici per i contribuenti; infine, per i fondi maggiori il metodo di calcolo della pensione “contributivo indiretto” se pure ormai considera un periodo di riferimento per il calcolo dell’assegno pari all’intera vita lavorativa, è legato ad aliquote di rendimento che oltre alla sostenibilità garantiscono equità intergenerazionale. Infine, la rivalutazione è agganciata all’inflazione (notoriamente è sempre in crescita) invece che al PIL, che può avere anche un andamento prossimo allo zero. E i medici sotto i 50 anni la recuperano al 100%.
Mauro Miserendino
Ultimo aggiornamento
15 Gennaio 2020, 22:18
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