Non solo medicina – Papa Francesco: “Calunnie e scandali inventati, così nascono le dittature”

Data:
19 Giugno 2018

CITTA’ DEL VATICANO – “Le dittature iniziano con la comunicazione calunniosa”. Alla messa celebrata questa mattina a Casa Santa Marta, il Papa ricorda la seduzione dello scandalo e il potere distruttivo della comunicazione calunniosa: “Basti pensare alla persecuzione degli ebrei nel secolo scorso. Un orrore che succede anche oggi”.
 
Il tema calunnie dentro e fuori la Chiesa è un must nella predicazione di Francesco. Il vescovo di Roma che quando stava a Buenos Aires ha subìto in prima persona la costruzione di dossier per screditarlo agli occhi di Roma, torna su quello che per lui è uno dei peccati più gravi: se si vogliono distruggere istituzioni o persone, si comincia a sparlare, dice. Si usa la seduzione che lo scandalo ha nella comunicazione. Ed è proprio da questa “comunicazione calunniosa” che il Papa mette in guardia, per la prima volta legando le stesse calunnie al nascere delle dittature, regimi che Francesco ha visto da vicino in Argentina e, più in generale, in tutto il Sudamerica.
 
La riflessione del Papa parte dalla storia di Nabot, narrata oggi nel Primo Libro dei Re e proposta come Prima Lettura. Il re Acab desidera la vigna di Nabot e gli offre del denaro. Quel terreno fa parte però dell’eredità dei suoi padri e quindi l’uomo rifiuta. Allora Acab che era “capriccioso, fa come i bambini quando non ottengono ciò che vogliono: piange. Poi, su consiglio della moglie crudele, Gezabèle, lo fa accusare di falsità, uccidere e prende possesso della sua vigna”. Nabot, dice il Papa, è dunque un “martire della fedeltà all’eredità” che aveva ricevuto dai suoi padri: un’eredità che andava oltre la vigna, “un’eredità del cuore”.

La storia di Nabot è per Francesco paradigmatica della storia di Gesù, di santo Stefano e di tutti i martiri che sono stati condannati usando uno scenario di calunnie. Ma è anche paradigmatica del modo di procedere di tanta gente, di “tanti capi di Stato o di governo”. Si comincia con una bugia e, “dopo aver distrutto sia una persona sia una situazione con quella calunnia”, si giudica e si condanna. E ancora: “Anche oggi, in tanti Paesi, si usa questo metodo: distruggere la libera comunicazione”.
 
Francesco entra nel merito anche di come un certo tipo di comunicazione viene gestita: “C’è una legge dei media, di comunicazione, si cancella quella legge; si dà tutto l’apparecchio della comunicazione a una ditta, a una società che calunnia, dice delle falsità, indebolisce la vita democratica. Poi vengono i giudici a giudicare queste istituzioni indebolite, queste persone distrutte, condannano, e così va avanti una dittatura. Le dittature, tutte, hanno incominciato così, con adulterare la comunicazione, per mettere la comunicazione nelle mani di una persona senza scrupolo, di un governo senza scrupolo”. “Anche nella vita quotidiana è così”, dice ancora Francesco: se si vuole distruggere una persona, “incomincio con la comunicazione: sparlare, calunniare, dire scandali”:
 
Ci sono tante persone, e tanti Paesi distrutti per dittature malvagie e calunniose. “Pensiamo per esempio – incalza ancora il Papa – alle dittature del Secolo scorso. Pensiamo alla persecuzione degli ebrei, per esempio. Una comunicazione calunniosa, contro gli ebrei; e finivano ad Auschwitz perché non meritavano di vivere. Oh… è un orrore, ma un orrore che succede oggi: nelle piccole società, nelle persone e in tanti Paesi. Il primo passo è appropriarsi della comunicazione, e dopo la distruzione, il giudizio, e la morte”. L’Apostolo Giacomo parla proprio della “capacità distruttiva della comunicazione malvagia”. Il Papa esorta a rileggere la storia di Nabot nel capitolo 21 del Primo Libro dei Re e a pensare “a tante persone distrutte, a tanti Paesi distrutti, a tante dittature con ‘guanti bianchi'”, che hanno distrutto i Paesi.

da “repubblica.it” del 18 giugno 2018

Ultimo aggiornamento

19 Giugno 2018, 12:41

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