LO SCIOPERO DELLO SMI:LA FIMMG NON CONDIVIDE, CGIL MEDICI APPOGGIA

Data:
23 Febbraio 2022

SMI : LE RAGIONI DELLO SCIOPERO    https://fb.watch/bl53puaSO1/

SCIOPERO MEDICI : FIMMG LAZIO No a scioperi “spot” ma la pazienza della medicina generale è finita, rispettare i patti è un dovere morale e lanciamo un ultimatum alla Regione.

Non aderiamo a scioperi spot, quelli di pura e sterile testimonianza, cavallo di Troia di chi vuole la fine della medicina di famiglia e in definitiva la dipendenza. L’astensione dal lavoro per la FIMMG è una cosa seria. E’ l’ultima ratio, significa aver esaurito ogni possibilità di dialogo con le istituzioni e utilizzare i propri assistiti come arma di pressione. Noi non intendiamo strumentalizzare i nostri pazienti.” Così la FIMMG LAZIO la Federazione Italiana Medici di Medicina generale “ Non neghiamo e anzi raccogliamo lo stato di malumore profondo che attraversa la medicina generale. La rabbia, la frustrazione dei medici è pienamente giustificata. In questi 24 mesi la medicina generale ha fatto la sua parte per fronteggiare l’emergenza epidemica.” Per noi parlano i numeri “ ribadisce la Federazione “ da dicembre 2020 a dicembre 2021 sono stati somministrati 2 milioni e 600mila vaccini contro l’influenza, più di un milione per COVID-19, 200.000 vaccinazioni a domicilio , 500.000 per la polmonite. Migliaia di tamponi, circa due milioni di certificati di malattia, milioni di ricette, in contesto pandemico. Nonostante ci abbiano affogato di burocrazia abbiamo tenuto il territorio, abbiamo curato migliaia e migliaia di pazienti COVID e non , non abbiamo mai chiuso gli studi.
Abbiamo fatto e facciamo fronte ad una richiesta di assistenza che viaggia attraverso telefono, mail, WhatsApp, sms, social dalla mattina a notte. Abbiamo affrontato e superato un aumento del carico di lavoro del 300% senza che nessuno si sia posto il problema di supportare il nostro sforzo.
Noi abbiamo mantenuto gli impegni connessi al nostro ruolo e alla nostra funzione nel sistema sanitario regionale e nazionale, (altro che tre ore di lavoro al giorno!) chi gestisce il sistema sanitario regionale meno.
Gran parte degli accordi firmati fino ad ora con spirito di leale collaborazione non è stata applicata.
Da qui il diffuso senso di frustrazione, da qui la corsa verso la pensione dei medici meno giovani, da qui la poca propensione dei giovani ad entrare nella medicina generale. Il risultato è che oggi migliaia di cittadini, residenti in decine di comuni piccoli e medi del Lazio non hanno più medico.
Sulla sanità territoriale si sta tornando indietro di 40 anni mentre si dice che si vuole potenziarla. Il sistema della medicina generale, i medici, sono allo stremo.
Ci adopreremo quindi nei nostri studi e ogni altro modo con iniziative affinché tutti sappiano in che abbandono siamo. A tutto ciò non si ovvia con uno sciopero spot. Ma le risposte non possono più attendere.
Non scioperiamo, ma lanciamo alla Regione un ultimo avviso: gli impegni assunti vanno onorati e subito. La pazienza è finita. Vogliamo chiarezza, un confronto basato su onestà intellettuale, senza acrimonia, ma con la voglia di dare un servizio migliore, a misura di cittadino ma anche a misura di medico.
Perché solo con medici di medicina generale motivati e convinti del loro ruolo, basato sul rapporto di fiducia e sulla capillarità, si costruisce la nuova sanità sul territorio. “

Sanità: Fp Cgil medici e dirigenti Ssn a sostegno mobilitazione medici di famiglia
Per la Salute dei cittadini in difesa del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico, unico e universale
Roma, 23 febbraio – “I dirigenti medici e sanitari sostengono i colleghi della Medicina generale nella mobilitazione perché la lotta per la salute è la lotta per la salute di tutti, cittadini e professionisti, fuori dalle logiche corporative e divisive che oggi condizionano il mondo sindacale di categoria”. Lo annuncia l’esecutivo nazionale della Fp Cgil medici e mirigenti Ssn.
“L’attuale organizzazione dell’assistenza territoriale – continua – ha mostrato, specie durante la pandemia, tutte le sue lacune nel garantire le tutele sanitarie ai cittadini e quelle professionali anche ai medici di medicina generale, che hanno lavorato a mani nude e in solitudine, emarginati da un sistema che non riconosce, nel contratto, neanche il diritto al risarcimento per le famiglie dei tanti medici morti sul lavoro. La salute delle persone va protetta e promossa sul territorio dai medici di medicina generale che insieme agli altri operatori sanitari, rappresentano il primo punto di riferimento”.
Il Paese, prosegue, “ha bisogno di una vera riforma che stabilisca senza fraintendimenti che la gestione dei servizi sociosanitari nel territorio deve essere pubblica e integrata, ogni distinzione tra ospedale e territorio è antistorica, antieconomica e dannosa per i cittadini proprio perché ne ostacola le relazioni di cura. Quindi riteniamo che non possa andare sprecata l’occasione, unica, di una svolta coraggiosa e innovativa per la medicina del territorio che, a beneficio di tutti i servizi, non può prescindere dalla progressiva incorporazione nel ruolo della dirigenza dei medici di medicina generale e dalla loro formazione nelle scuole di specializzazione universitarie”.
“È inoltre urgente – precisa – uscire dall’ambiguità e chiarire che le proposte contenute nel documento sull’assistenza territoriale in discussione al Ministero della salute non rispondono alle esigenze riformatrici, ma al contrario rappresentano la riproposizione del modello esistente all’interno di case di comunità, che rischiano di rimanere spazi vuoti e disabitati da persone ed idee nuove. Come abbiamo evidenziato con il documento della Fp Cgil ‘Per un New Deal della Salute’ è necessario partire da standard costruiti intorno alla salute della persona per un’organizzazione innovativa dell’assistenza territoriale”.
“Noi siamo e saremo al fianco dei medici di medicina generale per poter testimoniare insieme ai colleghi che ‘La Salute che vogliamo’ non è quella delle corporazioni,  non è quella del profitto del privato, non è quella della regionalizzazione, non è quella delle disuguaglianze. Nel progetto ‘La Salute che vogliamo’ proponiamo un Servizio sanitario nazionale pubblico in cui la governance del sistema sia garantita dall’integrazione dei servizi e dall’omogeneizzazione dei rapporti di lavoro per superare l’attuale sistema frammentato in monadi professionali isolate dal contesto”, conclude la Fp Cgil medici e dirigenti Ssn.

Ultimo aggiornamento

23 Febbraio 2022, 17:22

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