Diagnostica in studio Mmg, specialisti Sumai chiedono un ruolo e più ore settimanali (da Doctor33 del 9 dicembre 2019)

Data:
10 Dicembre 2019

Sì alle diagnosi negli studi dei medici di famiglia, ma a farle siano principalmente gli specialisti, quelli dell’Asl, con cui i mmg interagiscono agevolmente. Quello sì, sarebbe un potenziamento del territorio.
È il messaggio di Antonio Magi, segretario generale del sindacato Sumai-Assoprof nella sua relazione al convegno romano “Lo specialista ambulatoriale sempre più vicino al paziente”.

I 235 milioni alle Asl per dotare i medici di base di spirometri, ecografi, elettrocardiografi portatili previsti in Finanziaria sono un passo importante per tutta la medicina del territorio, è la premessa.
«Ma ci chiediamo: quali specialisti sono chiamati a refertare? Posto che è indispensabile una formazione sullo strumento, il mmg referterà una diagnosi come specialista, e il suo referto “risolverà” il problema delle liste d’attesa? In realtà, da medici di famiglia non si può essere specialisti, e viceversa: c’è incompatibilità totale tra le due convenzioni. Viceversa, ove siano chiamati a refertare degli specialisti, chi sono? quelli dell’ospedale, dell’Asl, altri?»
E ancora, «la diagnostica relegata a orari specifici da un medico di famiglia con tanto altro lavoro sulle spalle non consente il pieno utilizzo delle apparecchiature, che invece è possibile se a spostarsi in un numero predefinito di studi di mmg è lo specialista ambulatoriale. Questa è tra l’altro una possibilità prevista dalle due convenzioni, dei mmg e degli specialisti, oltre che dalla normativa sulla farmacia dei servizi; sfruttandola, sarebbe più agevole anche la manutenzione delle apparecchiature, e la riconsegna all’Asl. E sarebbe più facile la presa in carico del paziente, che si ritroverebbe prenotato, con la prescrizione senza dover tornare al Cup».

Il convegno è anche occasione per spiegare come in Italia non manchino specialisti – se non in ambiti ospedalieri come radiologia, anestesia, ortopedia e soprattutto urgenze -bensì ore di specialistica sia in corsia sia sul territorio. Tre dei cinque problemi più percepiti dal cittadino in sanità – liste d’attesa lunghe, carenza dei servizi offerti e peggioramento qualitativo – dipendono in gran parte al carente turnover. È vero che il 60% dei medici ha più di 55 anni e non è lontano dalla pensione, ed è vero che tra ospedalieri e ambulatoriali l’Italia ha perso in 4 anni il 9,5 e l’8% della forza lavoro. Ma è anche vero che la maggior parte degli specialisti Asl svolge poche ore, ben lontane dalle 38 settimanali massime.
Ove tutti gli specialisti sul territorio passassero dalle attuali 357 mila ore totali alla piena occupazione, le ore disponibili – è il ragionamento di Magi -raddoppierebbero. E questo su un servizio che già adesso di ticket al Ssn rende 300 milioni in più di quanto costa (e già costa appena 1 miliardo di euro dei 114 del costo del Ssn). Posto che ogni specialista svolge in media 23 ore settimanali ogni ora aggiuntiva comporterebbe 2 milioni di prestazioni in più sul territorio, alto gradimento e introiti aggiuntivi al Ssn per 26 milioni in più.

C’è poi un discorso più ampio: ci sono già 20.000 nuovi medici specialisti pronti per partecipare ai concorsi pubblici, e ci sono 34.400 specializzandi da impiegare ai sensi del dl Calabria sia sul territorio sia in corsia, «a patto di non finanziare borse in tutte le specialità ma solo in quelle carenti e di incentivare soprattutto le specialità ad alto rischio professionale, quelle poco attrattive che spingono i pochi coraggiosi a cimentarsi all’estero dove i compensi sono maggiori. Tra l’altro -aggiunge Magi- due terzi dei giovani medici sono donne, e se hanno famiglia devono conciliare gli orari. Spesso sono del Sud dove il welfare poggia di più sulle loro spalle, molte pur avendo i numeri non possono concorrere per posti in grandi città del Nord, per lasciare la famiglia magari in cambio di un magro stipendio».
A Magi replica il ministro Roberto Speranza aprendo sull’aumento di ore per gli specialisti ambulatoriali (“la proposta va nella direzione giusta”) ed annunciando un tavolo tecnico per valutare le proposte in materia di incompatibilità.Già, perché oggi lo specialista Asl, pur sottoutilizzato, è incompatibile con qualsiasi altro lavoro nel Ssn, anche se ha 4-5 ore a settimana che gli consentono uno stipendio da fame, 350 euro al mese. «Altra cosa sarebbe – sottolinea Magi -se l’incompatibilità si ponesse dopo le 20 ore settimanali, assicurando allo specialista una remunerazione adeguata, secondo i principi dettati pure dalla Costituzione».

Ultimo aggiornamento

10 Dicembre 2019, 06:07

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