Consulta, serve autorizzazione per chirurghi estetici e dentisti (da DoctorNews33 del 24 aprile 2015)

Data:
24 Aprile 2015

Chirurghi estetici soddisfatti, dentisti sul chi vive. E’ la reazione delle categorie interessate dopo che la Corte Costituzionale, con sentenza 59/2015, il 16 aprile ha annullato la legge abruzzese numero 21/2014 dove esclude le attività di chirurgia plastica e di odontoiatria dalla necessità dell’autorizzazione sanitaria regionale.

Nella legge regionale precedente del 2007, tale autorizzazione era invece prevista, sulla base di un elenco ora sostituito da una lista ridotta di attività a rischio. L’esclusione di un “ventaglio di prestazioni chirurgiche delicate ed invasive”, a detta della Presidenza del Consiglio, supportata in giudizio dal Consiglio di Stato, si poneva in contrasto con i principi fondamentali della legge “Bindi” istitutiva dell’autorizzazione sanitaria. In passato la Consulta aveva annullato, con simili motivazioni, un passo di una legge pugliese dove si escludevano dall’autorizzazione studi medici ed odontoiatrici privati, in quanto privi di rapporti con il Ssn. Invece il concetto è che una struttura o una prestazione necessita autorizzazione, anche se non è destinata all’accreditamento con il Servizio sanitario. Soddisfatto Fabrizio Malan, presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, Sicpre: «In uno stato unitario non sono ammissibili così grandi disparità tra una regione e tutte le altre. Ma non possono bastare parametri relativi alla sicurezza dello studio, senza analoghi parametri inerenti alla formazione del professionista che lì esercita.
In Italia gli interventi di chirurgia plastica possono essere eseguiti da medici che non hanno conseguito la specialità e lo stesso vale per molte altre branche. Si tratta di un assurdo. Il mio invito alle istituzioni è di regolamentare non solo le strutture ma anche gli operatori. Cinque anni di Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica servono per imparare a fare il chirurgo plastico. Solo chi ha questa formazione deve essere abilitato ad eseguire i relativi interventi». «La nuova legge abruzzese pare non contemplasse alcune prestazioni odontoiatriche, ma anche di chirurgia plastica, e queste ultime ragionevolmente necessitano di qualche regoletta in più», riflette Renato Mele, odontoiatra toscano che, con i colleghi nella sua regione, dopo la legge Bindi ottenne una sostanziale modifica nelle regole sulle autorizzazioni. «La sentenza non farà altro che complicare la questione, perché altre sentenze sostengono che il sanitario libero professionista non necessita di ulteriori autorizzazioni, men che mai regionali. Mi aspetto però che ora si levino voci a dire che l’autorizzazione sanitaria è obbligatoria per tutti, mentre non è così. Si torna al problema di partenza della legge Bindi: o non poteva occuparsi di libera professione, ed allora è incostituzionale (ma su questo aspetto chiave la Consulta non si è mai espressa, nessuno glielo ha mai chiesto), o lo poteva fare, ed allora dobbiamo accettare che alcune realtà libero-professionali possano essere controllate, ma solo se praticano manovre complesse, che non fanno certo parte del quotidiano di noi dentisti».

Mauro Miserendino

© RIPROD

Ultimo aggiornamento

24 Aprile 2015, 10:04

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