Codice Deontologico

Sarà votato nel fine settimana, sabato sera o forse domenica mattina a Torino, il nuovo Codice deontologico della Fnomceo che manderà in soffitta la versione 2006. Dopo oltre un anno di confronto serrato, che ha prodotto due differenti bozze sottoposte all’esame dei Consigli provinciali della Federazione di sindacati e società scientifiche, il testo attende dunque il passaggio finale in Consiglio nazionale, dove i presidenti di 106 Ordini voteranno uno a uno gli articoli per poi procedere allo scrutinio finale.
Quest’anno i lavori prevedono una novità: la discussione sarà sospesa per lasciare spazio al workshop di approfondimento “Deontologia e Professione: innovare per migliorare”, in calendario domani mattina (vedi articolo correlato). Un appuntamento pensato per offrire spunti di riflessione in più sul lavoro fatto e sullo sforzo, anche linguistico, che mira a portare il più vicino possibile il nuovo Codice alle sensibilità e alle caratteristiche della società e della medicina attuali. «Abbiamo cercato di disegnare un percorso – spiega il presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco – dove sarà senz’altro legittimo dire “non condivido”, ma non sarà altrettanto legittimo dire ‘io non c’ero’». Un percorso di condivisione che si riflette anche nel linguaggio, con un scelte semantiche non casuali.

Quattro, nel complesso, gli articoli in più, rispetto alla versione pronta per la soffitta. Le novità riguardano la medicina potenziativa ed estetica, la medicina militare, le tecnologie informatiche e l’innovazione e l’organizzazione sanitaria. Se cybermedicina, medicina con le stellette, hi-tech e aziendalizzazione sono titoli che insieme ad altri meritavano un approfondimento a parte, visto anche il dibattito che li ha accompagnati, del nuovo Codice è doveroso ricordare innanzitutto l’introduzione del concetto di “persona”. Persona che non è più né soltanto paziente, né soltanto cittadino-individuo, ma che va riguardata nella sua interezza di soggetto portatore di diritti, capace di autodeterminarsi e di partecipare attivamente alla relazione terapeutica, fuori dal ruolo passivo cui era relegata appena una manciata d’anni fa. La “persona” o “persona assistita” prescinde dalla carta d’identità o dal passaporto e – in quanto inserita in un contesto socio-economico, nonché ambientale – andrà guardata dal medico e dalle strutture sanitarie.

Fino all’ultimo il nuovo testo non ha mancato di creare dibattito: tra le osservazioni più recenti, quelle presentate dal Segretariato italiano studenti in Medicina (Sism) e dalla rete dell’associazionismo che si occupa di assistenza sanitaria internazionale. Firmatari collettivi di un documento in cui si chiede di potenziare la tutela della salute globale (art. 5) e di inserire paletti più precisi ai rischi di conflitto di interessi (art. 19 e 30).

da il “Sole 24 Ore Sanità” del 16 maggio 2014 a firma di Barbara Gobbi

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