29 marzo 2008 – Una Professione al servizio della Società

Data:
29 Marzo 2008

(in fondo alla pagina trovate la galleria delle immagini)
Una Professione al servizio della Società”.Questo “slogan”, con il quale l’Ordine Pochi i posti vuotiha intitolato la manifestazione del 29 marzo 2008, è stato particolarmente appropriato quando è giunto il momento di premiare, con l’Esculapio d’oro, i Colleghi che hanno raggiunto nel 2008 il traguardo dei 40 e dei 50 anni di laurea. L’Ordine, nel celebrare questo anniversario, ha avuto anche l’idea, accolta con simpatia, di consegnare a ciascuno anche la copia della foto presentata presentata dagli interessati al momento dell’iscrizione all’Ordine.Il Presidente Tesoriere SegretarioPresidente Righetti, assistito dal Segretario Milo, in presenza dei neo iscritti, li ha accolti e festeggiati insieme ai tanti amici e familiari che hanno affollato la sala. Pochi gli assenti, tutti giustificati! Alcuni, particolarmente emozionati, hanno affidato al Segretario Pasquale Milo il compito di leggere le note preparate per l’occasione ricche di riflessioni e di ricordi. Incontro tra generazioniPubblichiamo tutte quelle pervenute unitamente alle foto scattate nel corso della cerimonia. Un grazie sentito per avere reso una testimonianza di vita professionale così preziosa in presenza dei neo iscritti che hanno seguito con attenzione e interesse tutti gli interventi

40° anniversario di laurea
Annargenide Astuto, Maurizio Bianchi , Franco Caprio, Antonio Ciacciarelli, Michele Colarossi, Luigi Don, Giulio Forte, Felice Gagliardi, Fortunato Lazzaro, Giuseppe Micucci, Alessandro Poggi, Sandra Rondoni, Pietro Scarpelli, Benjamin Serko, Vincenzo Vozzolo.
Annargenide_Astuto Franco Caprio Franco Caprio Michele Colarossi Luigi DonLuigi Don
Felice Gagliardi Felice Gagliardi Fortunato Lazzaro Felice Gagliardi e Fortunato_Lazzaro Giuseppe MicucciGiuseppe Micucci
Alessandro Poggi Pietro Scarpelli Benjamin Serko  Sandra Rondoni  Sandra Rondoni
50° anniversario di laurea
Carlo Catanzano, Dino Coletta, Modestino De Marinis, Benedetto Di Russo, Fulvia di Sarra, Attilia Izzo, Claudio Serafini, Raffaele Tucciarone.
Dino ColettaDino Coletta Fulvia Di Sarra Fulvia Di Sarra Cludio SerafiniCluadio Serafini
Fulvia Di Sarra Raffaele Tucciarone Raffaele Tucciarone  Modestino De Marinis

 

FORTUNATO LAZZAROAl Presidente Dell’Ordine dei Medici
 
Fortunato LazzaroTanto tempo fa, a ventiquattro anni si possedeva il mondo, e si iniziava l’attività professionale, anche quella più ricca di impegni e di aspettative, con grande coraggio.
Avevi bisogno di buoni maestri, e di compagni di viaggio leali; ma soprattutto avevi bisogno di non perdere mai la fiducia in te stesso, ed il senso delle tue scelte incorniciate in quel giuramento al quale eri stato chiamato, anche se le strutture di ricovero erano cadenti, le attrezzature di diagnosi primitive, l’organizzazione del lavoro defatigante, la gratificazione economica assente, la qualificazione aggiornata a fatica quotidiana e personale.
 
Poi lungo il correre degli anni si è stato testimoni e attori di grandi mutamenti professionali e scientifici ed in qualche misura compartecipi del miglioramento della qualità dell’assistenza sanitaria che cominciava a godere, anche nella nostra provincia, di rinnovate strutture ed attrezzature, e cercava di non perdere comunque il rapporto vero con il malato e con la complessità dei suoi bisogni.
 
Oggi, ed in questa sede, si ha il dovere di chiedersi se, lungo quel percorso, si sono mancati degli appuntamenti, se le nostre idee hanno sempre permeato il rapporto quotidiano con la sofferenza, se abbiamo saputo donare agli altri una parte di quanto possedevamo.
La risposta sincera è un po’ amara: avremmo dovuto fare molto di più!
Ma dopo quaranta anni di attività professionale, se si possiede ancora integra l’identità dell’uomo e del medico, e se oggi si può cogliere con orgoglio la felice opportunità di ricevere il bastone di Esculapio, per quanto mi riguarda, il merito è sicuramente nel felice incontro con dei buoni maestri. Tale occasione voglio poi dedicare ai miei genitori, che tanto incoraggiarono e sostennero quella lontanissima scelta.
Grazie
Latina, 29 Marzo 2008
Fortunato Lazzaro
GIUSEPPE MICUCCI
 
Giuseppe MicucciSono nato in un piccolo paese dell’alto maceratese e quindi emigrante per necessità e vocazione.
A Napoli laureato e specializzato in Geriatria e Gerontologia; a Roma in Broncopneumologia.Giuseppe Micucci
Ho iniziato nella divisione di medicina dell’ospedale
di Pontecorvo e continuato in quella dell’ospedale di Gaeta. Sempre a tempo pieno.
Ma, mi sia consentito di nominare, per ringraziarli, il dott. Francesco Verardi (primario medico di Pontecorvo) per i suoi insegnamenti fondamentali per la mia formazione professionale, tra cui “non innamorarmi delle mie diagnosi”; il dott. Saverio Palombo, mio primario a Gaeta, conosciuto da tutti voi, uomo di rara cultura ed umanità, maestro di vita e di medicina. Da entrambi sono stato accolto da peterno affetto e ad entrambi sono legato da profondo rispetto e riconoscenza.
Ringrazio l’Ordine, nella persona del presidente, per la, ormai rara, sensibilità dimostrata nel pensare ad un evento come questo.
Ringrazio tutti voi che, con pazienza, state ad ascoltare un collega che, dopo tanto tempo dedicato a prendersi cura degli altri, ora, ormai in pensione, si prende cura di se stesso, ma non con la stessa soddisfazione di prima.
Grazie
ALESSANDRO POGGI
 
Alessandro PoggiPisano, si laurea in Medicina e Chirurgia con 110\110 e Lode nel 1968 presso l’Università degli Studi di Pisa.
Svolge attività assistenziale e di ricerca presso la Clinica Medica Generale sotto la direzione del prof. G. Monasterio e del prof. Giovannetti. Si specializza in Cardiologia e Reumatologia, e successivamente in Nefrologia, occupandosi in particolare, tra i primi, della Istopatologia e della Immunopatologia delle Biopsie Renali.
Dopo una breve parentesi assistenziale presso la Divisione di Nefrologia dell’Ospedale di Bergamo, nel 1972 partecipa alla fondazione della Divisione di Nefrologia di Reggio Calabria, Centro di Fisiologia Clinica del C.N.R. assieme al prof. Q. Maggiore.
Aiuto ospedaliero dal 1975 produce anche varie pubblicazioni scientifiche di interesse Nefrologico-Dialitico.
Svolge per vari anni attività didattica presso la Scuola di Specializzazione in Nefrologia della Università degli Studi di Messina.
Conseguita l’Idoneità Nazionale a Primario di Nefrologia assume dapprima, nel 1984, la direzione del Centro Dialisi di Locri che aveva contribuito a fondare, successivamente nel 1987 dirige come Primario il Centro Dialisi di Latina, divenuto poi nel 1991 Divisione di Nefrologia – Centro di Riferimento, e comprendente anche il Centro Dialisi di Cisterna di Latina nel frattempo fondato.
Direzione che ha mantenuto per 20 anni fino al 2007, al raggiungimento dei limiti di età.
SANDRA RONDONI
Sandra RondoniNei 40 anni di professione medica, ho lavorato per 30 anni nella Divisione Pediatrica dell’Ospedale di Velletri ed ho esercitato attività ambulatoriale come pediatra.
Ho seguito dalla nascita all’età adulta molti bambini di cui ora curo i figli.
Ho avuto la fortuna di imparare e di far parte della scuola del professor Alberto Anibaldi, fondatore della Divisione Pediatrica di Velletri, amico del professor Varcasia primario di pediatria a Latina.
In questi anni ho visto chi, come fanno i banbini, si oppone con tutte le forze per mezzo di pianti e capricci al tuo intervento, ho appreso ad interpretare sintomi, e trarre diagnosi e soprattutto ho rassicurato genitori in ansia spiegando e controllando l’evoluzione di tante patalogie.
E nonostante tutte le elencate difficoltà, oggi una dichiarazione faccio in assoluta convinzione: se potessi tornare indietro ricomincerei con lo stesso entusiasmo ad occuparmi dello sviluppo e della salute dei cuccioli d’uomo
Sandra Rondoni
PIETRO SCARPELLI

Un saluto innanzitutto a tutti i colleghi intervenuti.

 
Pietro ScarpelliUn ringraziamento a tutti i membri del Consiglio dell’Ordine ed in particolare al nostro Presidente Giovanni Righetti per avermi invitato a questa lodevole e simpatica cerimonia.
 
Un pensiero affettuoso ai colleghi che non sono più tra noi.
 
Quaranta anni di professione svolta in massima parte in ospedale, tra Medicina Generale e Nefrologia e Dialisi, in modo semplice, onesto e sempre rispettoso degli ammalati e del personale sanitario e parasanitario. Tante soddisfazioni, qualche piccola amarezza e la sincera convinzione di aver fatto sempre il mio dovere.
 
Credo pertanto di potermi permettere di dare un piccolo suggerimento ai giovani medici:
“mettete in questa professione lo stesso amore e la stessa dedizione che riservate ad una persona cara; questo è un lavoro che può darvi molte gratificazioni e a volte anche un soddisfacente benessere, ma nulla è paragonabile allo sguardo o al sorriso riconoscente di una persona ammalata che ha chiesto e ottenuto il vostro aiuto”
 
Pietro Scarpelli
DINO COLETTA

Signor Presidente, Signori Consiglieri dell’Ordine dei MediciDino Coletta

Mi è particolarmente gradita l’occasione che mi offrite, per dire a tutti Voi grazie per la squisita sensibilità con cui state rendendo omaggio ai miei 50 anni di laurea.
Cinquanta anni…..una vita!
Una vita iniziata in corsia in un piccolo, modesto ma glorioso Ospedale di Minturno, mosso da un genuino spirito di abnegazione, impegnando in Professione la mente ed il cuore.
In un clima siffatto ho visto consumarsi il sacrificio di un Illustre collega, a sua volta autorevole membro del nostro glorioso Ordine dei Medici.
Intendo riferirmi al compianto prof. Antonimi, mio Maestro, al tempo Primario Chirurgo dell’Ospedale di Minturno, vittima illustre di una Radiodermite, contratta sul campo, che ha pagato con la vita il suo spirito di servizio a favore dei malati.
Anni quelli sicuramente formativi, per chi come me, ha scalato tutti i gradini di una scala impervia, difficile, fino al vertice del prestigioso Ospedale di Formia, che mi rimane parimenti nel cuore.
Se volgo lo sguardo a valle e mi interrogo, rivedo pari-pari tutte le sofferenze di una professione non facile, logorante, che mi ha rubato tante ore al riposo, al sonno, ad alla mia famiglia, a cui debbo gran parte della fortuna che mi ha assistito nel corso di questi miei primi 50 anni di Profesione.
Ciò nonostante Essa rimane bellisiima, prestigiosa, seducente, perché mi ha abbondantemente ripagato in soddisfazioni professionali, al punto che se potessi scegliere ancora, continuerei per i miei secondi 50 anni.
Questo mio modesto messaggio, lo affido al mio amico Presidente Righetti, perché lo trasmetta ai giovani colleghi, qualora avessero perplessità nell’operare una scelta o che si lascino vincere dalla sofferenza in corso d’opera
 
 
Dino Coletta
FULVIA di SARRA

SANITA’ DI IERI

 
Fulvia Di SarraE’ indiscusso primato del Comune di Fondi la istituzione del Servizio di  Medicina Scolastica, nel 1958-59, quando era unico nella provincia di Latina e presente solamente in poche grandi città italiane.
Ma non fu certamente impresa facile: in assenza di qualsiasi struttura, tutto fu interamente da inventare o da creare.
Iniziava in un contesto sociale non ancora molto emancipato per cui il quoziente sanitario scolastico rifletteva gli standards generali di vita … quali insufficienza economica, insalubrità abitativa, deficienze alimentari, carenze igieniche e patologie correlate: rachitismo, linfatismo, denutrizione, disvitaminosi, anemia, malattie oro-fecali, tubercolosi, carie, tigna, scabbia, pediculosi, verminosi ecc …Fulvia Di Sarra
Chi ha avuto la ventura di assistere – attraverso la Scuola – alle fasi della evoluzione sociale, non può non rimarcare differenze abissali nel passaggio dalla cultura della povertà alla cultura dell’opulenza.
La mensa scolastica di Fondi, con molti bambini di famiglie indigenti, era allora un servizio sociale che rispondeva a veri bisogni ed il medico scolastico rappresentava il necessario referente per indicare o accertare necessità e bisogni.
L’edilizia scolastica, spesso carente, era decisamente povera nelle scuole rurali- tutte in case private – allora in casolari modesti dove lo squallore dell’ambiente sottolineava arretratezza nel vivere.
Esisteva il vaiolo nel mondo e la vaccinazione antivaiolosa era obbligatoria; noi assistemmo alla sua estinzione a seguito dell’annuncio OMS dell’avvenuta scomparsa dell’ultimo malato di vaiolo ….
Le malattie infettive incidevano largamente nell’età scolare e ci impegnavano – tra allontanamenti e riammissioni- nel controllo dei severi periodi contumaciali allora richiesti.
La tubercolosi, diffusa e temuta, richiamava attenzione sanitaria nella Scuola e costante collegamento con il Dispensario il cui dirigente dott. Peppino di Russo prestava continua disponibilità.
La vaccinazione antitubercolare, nel suo avvio, rese Fondi “centro pilota” diretto dal prof. Guido Mosillo e suscitò l’interesse degli osservatori OMS qui giunti da Roma dove erano convenuti per un congresso.
A cura della prof.ssa I. Bianco Silvestroni, ebbe inizio nella Scuole Medie di Fondi la prevenzione della talassemia nel Lazio. Nostro fu il compito educativo per promuovere una coscienza preventiva rispetto alle malattie microcitemiche, tra i giovani e tra la popolazione.
Fin dall’inizio il servizio si impegnò nell’ambito della Educazione Sanitaria, dinamicamente condotta tra la scuola e la popolazione mediante incisive campagne di informazione, allo scopo di modificare comportamenti e promuovere cambiamenti.
Quando il colera raggiunse l’Italia, suscitando preoccupazioni e timori, vedemmo l’opportunità di una massiccia campagna educativa. La viva sensibilità del momento si trasformò in un’azione collettiva nella Scuola e, infine, la popolazione partecipò intorno ad una pubblica mostra – con gli elaborati delle scolaresche- che molto diceva sulle malattie oro-fecali e personali comportamenti igienici.
E intanto il contesto sociale si modificava con trasformazioni travolgenti ed il concetto di “salute” mutava tra nuove condizioni socio-economiche, culturali ed ambientali.
Non più bambini anemici e rachitici ma diffuse alterazioni scheletriche da sedentarismo e da iperalimentazione.
Non più denti erosi dalla carie ma moderni correttivi per una dentatura più sana e perfetta.
Intanto l’igiene diffusamente praticata abbatteva infezioni intestinali, verminosi, tigna, scabbia …; le malattie infettive cedevano ad antibiotici, sulfamidici e vaccini.
In netto anticipo il Servizio si impegnava in campagne educative sui rumori e loro nocività; sull’aggressività dell’ambiente per la formazione di una coscienza ecologica; sull’educazione alla sicurezza, sull’alcoolismo, sul tabagismo, sul disagio giovanile.
E, ancor prima delle disposizioni ministeriali, nelle scuole di Fondi si avviavano esperienze educative di avanguardia nell’ambito della tossicodipendenza e della educazione affettivo – sessuale.
Interessanti iniziative furono attivate in maniera quasi pionieristica su vari temi, prima che gli stessi appartenessero alla pubblica opinione.
Ma il Servizio di Medicina Scolastica ha anche il merito di aver favorito l’ingresso degli handicappati nella scuola. L’handicap infatti trovò immediati riferimenti nel Servizio fin dal 1959. Il medico scolastico di allora, come esordio, provvide al primo censimento dei bambini fondani portatori di handicap.
Mancava in quel tempo una coscienza generale dell’handicap e – in assenza di ogni apertura culturale e sociale- il problema veniva regolarmente privatizzato e vissuto con disagio che ne impediva la comune reale conoscenza. Primo compito fu quindi un delicato e difficile reperimento dei bambini svantaggiati che avvenne con la mediazione della parrocchia. La parrocchia – nella società contadina- rappresentava il fondamentale riferimento e sollievo alla sofferenza, per cui la richiesta fu rivolta al parroco, il quale fece anche gentile concessione di un locale (nell’attuale Ospizio) per una umana e rispettosa conoscenza di detti bambini e loro genitori.
E, in quel lontano pomeriggio, assistemmo ad una tragica parata di piccole vite crudelmente ferite, casi di varia gravità, quasi abbrutiti dal grande isolamento e fino allora a tutti sconosciuti.
Una occasione storica per la vita dell’handicap: quanto ai genitori che vedevano ridursi frustrazioni ed ansie e quanto ai bambini che venivano sottratti al generale silenzio per entrare ufficialmente nella Scuola e nella società.
FULVIA di SARRA
Luigi Don
Luigi DonIn occasioni come questa è impossibile chiudere l’accesso ai ricordi e al turbinio emozionale nel ricomporli in un organico mosaico.
E poiché “siamo pur sempre della materia di cui sono fatti i sogni”, nelle luci e colori di questo caleidoscopio interiore, si dileguano le piccole o grandi delusioni che inevitabilmente accompagnano il nostro cammino professionale. Luigi Don
E in questa ottimistica visione, in questa cerimonia in cui l’Ordine ha voluto solidamente scandire una importante tappa, voglio augurare a tutti noi quanto Maimonide nella “Preghiera del medico” invoca alla divinità:
– Dammi la forza, la volontà e l’ocasione di estendere sempre più le mie conoscenze. Io posso oggi scoprire nel mio sapere cose che non sospettavo ieri, giacchè l’arte è grande e lo spirito dell’uomo va sempre più avanti –
 
Latina 29/03/2008
Luigi Don

Ultimo aggiornamento

12 Settembre 2014, 11:52

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