Tra i migranti impiegati in agricoltura in Italia 1.500 morti in sei anni, denuncia Cuamm (da Doctor33 del 30 marzo 2019)

Data:
30 Marzo 2019

In un documento pubblicato sul British Medical Journal, un gruppo di medici italiani chiede azioni urgenti per fermare lo sfruttamento di migliaia di migranti impiegati in ambito agricolo in tutta Italia. «Più di 1.500 lavoratori agricoli sono morti a causa della loro occupazione negli ultimi sei anni, mentre altri sono stati uccisi dai cosiddetti “Caporali”, padroni di schiavi dei nostri giorni» afferma Claudia Marotta, di Medici con l’Africa Cuamm e dell’Università di Palermo, prima firmataria della lettera. Gli esperti di Cuamm, che forniscono servizi sanitari di base a questi lavoratori in collaborazione con le istituzioni locali italiane dal 2015, spiegano che queste persone lavorano per consentire l’esportazione di pomodori italiani a basso costo economico in qualsiasi giorno dell’anno, ma che il costo in termini di vite umane di questo commercio non è per niente basso. I lavoratori vengono pagati in base alla quantità di verdure che raccolgono, indipendentemente dal tempo impiegato, oppure con cifre ridicole, come 12 euro, per otto ore di lavoro, sotto la supervisione di Caporali, e vengono sistemati nei cosiddetti “ghetti”, che altro non sono se non baraccopoli, isolate dai centri città, senza acqua o adeguati standard di igiene, servizi igienici o servizi sanitari. «Ci sono 50-70 di questi insediamenti in Italia, nei quali si trovano circa 100.000 lavoratori migranti a basso reddito. Una legge specifica è stata approvata per riconoscere l’esistenza della cosiddetta “Agromafia”, ovvero un settore criminale che si approfitta dei lavoratori agricoli, ma lo sfruttamento continua. Se vogliamo affrontare questo fenomeno e ottenere orari, salari e stipendi equi per questi lavoratori, sono necessari forti cambiamenti culturali e azioni collettive» scrivono gli autori. Secondo gli esperti, anche il settore sanitario dovrebbe esprimere le proprie preoccupazioni e prendere posizione, in quanto salute, migrazione, economia, sviluppo sostenibile e giustizia sono tutti aspetti interconnessi del nostro mondo e la comunità della scienza e della salute deve dare voce a chi non può parlare. «Tutti noi dobbiamo alzarci in piedi e lottare contro lo sfruttamento, la discriminazione, il razzismo e l’egoismo, anche se si presentano sotto forme mascherate» concludono. 

BMJ Opinion 2019. 

https://blogs.bmj.com/bmj/2019/03/27/stop-the-exploitation-of-migrant-agricultural-workers-in-italy/

Ultimo aggiornamento

30 Marzo 2019, 19:07

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