La Johnson fa lo shampoo alla Asl pontina

Data:
4 Gennaio 2015

Quando c’è un debito da saldare prima o poi il conto arriva. Dopo che a lungo l’Asl di Latina ha ignorato il pagamento dovuto alla Johnson & Johnson Medical spa di Pomezia, articolazione della multinazionale farmaceutica statunitense, colosso con oltre un secolo di storia alle spalle, per le forniture ottenute, è ora arrivata la condanna dei giudici ad allentare i cordoni della borsa. La Johnson, non vedendo traccia del proprio denaro, si era rivolta al Tribunale, chiedendo e ottenendo un decreto ingiuntivo. Il decreto, emesso il 29 febbraio 2012 dal Tribunale di Velletri, è diventato definitivo, ma l’Azienda sanitaria pontina ha continuato a non dare un centesimo alla società farmaceutica. La Johnson & Johnson Medical spa ha così fatto ricorso al Tar del Lazio, chiedendo ai giudici amministrativi di far rispettare quel decreto, ottenendo così i 60mila euro da lungo tempo attesi. L’Asl di Latina non si è neppure costituita nel giudizio e, esaminata la vicenda, il Tribunale amministrativo romano ha ora emesso una sentenza, accogliendo il ricorso del colosso farmaceutico. I giudici hanno ordinato alla Asl di Latina di rispettare il decreto ingiuntivo e di pagare la Johnson entro sessanta giorni. Nel caso in cui l’Azienda sanitaria dovesse continuare a restare inerte, il Tar ha inoltre già nominato come commissario ad acta il prefetto di Latina. Trascorsi invano i sessanta giorni di tempo dati all’Asl, a provvedere a far uscire dalle casse aziendali il denaro dovuto alla Johnson dovrà così essere il prefetto o un suo delegato. L’Azienda sanitaria, infine, è stata condannata a pagare mille euro di spese di giudizio. Aver lasciato per anni la multinazionale farmaceutica al verde ha fatto così allungare notevolmente il conto per l’Asl pontina. E casi del genere sono sempre più frequenti, tanto a Latina quanto nelle altre Asl del Lazio. Il corriere della coca di fronte al gip L’uomo era stato trovato in possesso di 1100 grammi di cocaina nascosti nell’airbag L’INTERROGATORIO Andrea Marella non risponde alle domande ma le sue dichiarazioni sono ritenute significative. Non ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari Nicola Iansiti ma le dichiarazioni spontanee rilasciate da Andrea Marella nel corso dell’interrogatorio di convalida dell’arresto, sembrano essere state prese in massima considerazione dagli investigatori. Marella era stato arrestato alle tre di notte del 31 dicembre, dopo che all’interno del vano dell’airbag della sua auto due carabinieri avevano trovato un panetto di cocaina ancora da tagliare pesante un chilo e cento grammi. Un quantitativo ingente, che una volta diviso in dosi avrebbe potuto fruttare più di 50 mila euro. Marella, assistito dall’avvocato Stefano Ciapanna, ha dichiarato di aver eseguito un lavoro commissionato da altri e di avere, in sostanza, svolto il semplice ruolo di corriere. Quella droga, insomma, nonostante i bilancini di precisione e tutto il materiale utile al confezionamento dello stupefacente trovato nella sua abitazione nella zona del villaggio Trieste, non sarebbe stata spacciata da lui. Marella l’avrebbe dovuta consegnare ad un altro uomo. Fin qui le poche certezze di un caso su cui gli investigatori mantengono il massimo riserbo. I militari dell’Arma sono infatti intenzionati a ricostruire tutto il percorso che ha compiuto lo stupefacente: dal punto di partenza al punto di arrivo. Anche perchè l’ingente quantitativo di droga sequestrato e l’uomo utilizzato come corriere, conosciuto come piccolo spacciatore soprattutto di hashish, potrebbero essere indizi di uno scenario inaspettato e cioè l’apertura, a Latina, di un nuovo mercato della droga. Dietro Marella, insomma, esisterebbe una vera e propria rete, che gli investigatori sperano di smascherare in breve tempo, prima di permetterne una riorganizzazione. Difficile che qualche informazione utile arrivi dall’arrestato che continua a dire semplicemente di aver accettato questo “lavoro” perché disoccupato e con due figli a carico e pare essere intimorito nel rivelare dettagli. Le attenzioni dei carabinieri si starebbero quindi indirizzando sul cellulare dell’uomo. Sono già state passate al setaccio le chiamate in entrata e in uscita dall’apparecchio ma soprattutto le celle della rete telefonica che sono state agganciate dal cellulare, che pare non essere stato spento da Andrea Marella nella notte in cui è stato arrestato. g La droga, i cellulari e i bilancini di precisione sequestrati al corriere della coca L ATINA L’arrestato al giudice Nicola Iansiti: “L’ho fatto per soldi non avrei spacciato io la droga”
di ANDREA LUCIDI

L’articolo: 0301_ilgiornaledilatina_11_1

Ultimo aggiornamento

4 Gennaio 2015, 20:22

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