La FNOMCeO risponde al Presidente del Consiglio , 28 settembre 2015

Data:
28 Settembre 2015

26 settembre 2015

«Se i medici ci vogliono suggerire modi diversi per tagliare gli sprechi, saremo ben felici di ascoltarli senza che si arrivi allo sciopero. Penso troveremo agevolmente un punto di intesa ma deve essere chiaro che noi stiamo mettendo più soldi nella sanità, non meno. Quelli che mettiamo, spendiamogli meglio». L«apertura’ del premier Matteo Renzi arriva dalle telecamere del TG5 dopo l’annuncio di scioperi e mobilitazioni per il decreto ormai noto come ‘taglia-esami’. »Dovremo parlare anche con i medici – ha spiegato il premier – ma segniamoci i numeri: nel 2013 106 miliardi, nel 2014 109 mld, più 3%, nel 2015 110 miliardi e il prossimo anno 111 miliardi. I soldi per la sanità non sono tagliati, ne abbiamo messi di più, ma la gente invecchia, ha bisogno di cure, quindi dobbiamo trovare un criterio per fare cose che servono davvero«.

27 settembre 2015

La FNOMCeO, promotrice della mobilitazione della categoria che ha coinvolto tutte le sigle sindacali della medicina dipendente e convenzionata, esprime anche a loro nome apprezzamento per le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio al TG5. Parole che arrivano dopo anni in cui la categoria è stata priva di interlocutore politico, inascoltata nel lanciare l’allarme rosso sulle sorti del SSN e del ruolo dei medici al suo interno, vista solo come fattore produttivo costoso e generatoredi costi, se non di sprechi. E la sanità è scomparsa dalla agenda se non per evocare la necessità di tagli risanatori.

Il provvedimento sbagliato nel metodo, e non privo di gravi incongruenze nel merito, sulle prestazioni appropriate ha solo fatto da detonatore all’accumularsi di disagio e malessere prodotto da criticità non risolte. A partire dagli effetti perversi dell’attuale sistema di governance delle aziende sanitarie, dal conflitto permanente tra Governo e Regioni, da un progressivo definanziamento della sanità pubblica che, dopo ripetuti tagli lineari, è ben al di sotto della media europea, dalle assenze di prospettive delle giovani generazioni mediche strette tra un precariato che, a differenza di quello della scuola, non commuove nessuno, ed un caporalato che recluta forza lavoro professionale a 3 euro l’ora.

Manca da tempo un progetto politico di organizzazione e di sostenibilità, non solo economica, del SSN e di attribuzione di un ruolo ai medici all’altezza di un percorso formativo senza eguale, per durata e complessità, e di un lavoro sempre più gravoso e rischioso che oggi tiene in piedi la sanità pubblica. Occorre cambiare registro.

Il SSN è in grave pericolo ed  è necessario ed urgente che Governo e Parlamento intervengano concretamente. I Medici si pongono come parte delle soluzioni rigettando il ruolo di problema che molti vogliono loro attribuire. Apprezziamo le parole, ma aspettiamo di incontrarci sui fatti, portando avanti la mobilitazione in atto e le iniziative a suo sostegno, in difesa del diritto alla salute dei cittadini, particolarmente compromesso nelle regioni meridionali e quello dei medici a curare con autonomia e responsabilità al riparo da inappropriate invasioni di campo, un capitale umano al servizio di un patrimonio civile e sociale del Paese.

Ultimo aggiornamento

28 Settembre 2015, 14:55

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