Farmaci Parkinson, il punto della situazione dopo il caso carenze. Fa discutere la questione prezzo (da Doctor33 del 26 giugno 2019)

Data:
29 Giugno 2019

Il caso ha tutte le apparenze del giallo, anche se purtroppo si è trattato di una situazione reale che ha messo in grave difficoltà migliaia di pazienti con malattia di Parkinson (Pd), i loro caregiver e i medici curanti: si tratta dell’improvvisa indisponibilità nelle farmacie italiane – avvenuta recentemente – di Sinemet (levodopa/carbidopa), farmaco di ampia diffusione e indispensabile per il controllo della sintomatologia, un vero e proprio ‘salvavita’. Come è noto la situazione è attualmente in via di rapida di normalizzazione, anzi, ufficialmente risolta, come ha comunicato l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sul suo sito, avvisando che il medicinale «risulta attualmente disponibile in tutte le confezioni autorizzate». Per arrivare a ripristinare la condizione di abituale reperibilità del medicinale si sono però dovute mobilitare le associazioni dei malati di Parkinson con molteplici appelli, sia rivolti al ministero della Salute sia veicolati con ampia eco dai media; inoltre è stato presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma da parte di associazioni di consumatori e si è svolta un’interrogazione parlamentare. Dopo l’interessamento del ministro della Salute Giulia Grillo, l’Aifa ha adottato un blocco temporaneo delle esportazioni di tutte le confezioni del medicinale, al fine di garantire quantitativi di farmaco sufficienti a rispondere alle esigenze di trattamento sull’intero territorio nazionale. Ma restano alcuni interrogativi di fondo. Come è stato possibile che si sia determinata questa situazione? Che cosa è accaduto esattamente? Ci sono retroscena che non sono stati finora analizzati chiaramente?
A tale proposito – a margine di un incontro a Milano focalizzato su innovativi metodi per il controllo dei sintomi motori del Pd mediante stimolazione cerebrale profonda (Dbs) adattativa – abbiamo chiesto un’opinione a Gianni Pezzoli, presidente Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson e già direttore Centro Parkinson dell’Asst Gaetano Pini-Cto, il quale – proprio con la Fondazione Grigioni – ha molto operato per sottolineare al ministero della Salute la gravità della situazione. In realtà, afferma il neurologo, la “scomparsa” di Sinemet dalle farmacie è avvenuta sostanzialmente perché a questo farmaco viene riconosciuto un prezzo troppo basso. In Italia, prosegue, il farmaco è venduto 4,98 euro mentre in Germania o in Gran Bretagna si può acquistare al triplo o al quadruplo. «Sempre in Italia» specifica «altri preparati di levodopa/carbidopa che hanno ‘spuntato’ un prezzo tre-quattro volte superiore sono sempre rimasti sul mercato». Riguardo a levodopa/benserazide (Madopar) – proposto come alternativa al Sinemet nella fase della sua introvabilità – «può certamente essere impiegato come sostituto a parità di dosaggio ma è molto difficile dare improvvisamente indicazioni a migliaia di pazienti su come operare correttamente tale sostituzione, considerando le diverse formulazioni esistenti». Come si è risolta dunque la situazione? «Il ministro della Salute ha coraggiosamente fatto qualcosa di molto etico e corretto per i pazienti italiani, ovvero ha bloccato le esportazioni di Sinemet» dichiara Pezzoli «anche se questo può prefigurare una procedura d’infrazione da parte della Comunità europea per impedimento al libero commercio». Una problematica analoga, aggiunge, si sta prefigurando per un altro farmaco, il Moduretic (amiloride + idroclorotiazide). Alla fine, conclude Pezzoli, bisognerà che l’Italia riconosca un prezzo medio europeo per prevenire fenomeni di questo genere.

Arturo Zenorini

Ultimo aggiornamento

29 Giugno 2019, 08:21

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