Errori medici, stabili i sinistri ma crescono le spese. Ecco la casistica (da Doctor33 del 26 giugno 2019)

Data:
29 Giugno 2019

Pur capaci di individuare le categorie più a rischio, le statistiche sulla malpractice in Italia attualmente non fotografano l’impatto reale del fenomeno sui medici. E’ la riflessione offerta da Maurizio Maggiorotti Presidente di Amami, l’Associazione dei Medici accusati di Malpractice ingiustamente dopo l’uscita dei dati del Report MedMal di Marsh: un rapporto che fotografa la situazione degli esborsi per i danni attribuibili a responsabilità sanitaria su un arco ultradecennale, e ne definisce di anno in anno l’impatto su strutture e sanitari. Il Rapporto di quest’anno rappresenta una continuità sostanziale con gli anni ante-legge Gelli. Ma esce proprio all’indomani della denuncia del Collegio Italiano Chirurghi, il quale ha ricordato come ogni anno si intraprendano 35 mila azioni legali contro i medici (e si risolvano in nulla nel 95% dei casi nel penale) interessando in pratica un camice ogni 10 attivi. Il Report MedMal invece analizza entità di risarcimenti, specialità più a rischio, distribuzione delle denunce nei 10 anni dalla scadenza della prescrizione previsti dall’ordinamento precedente. A crescere di molto sono solo le denunce di infezioni, che nel tempo si manifestano molto in là, anche oltre i 10 anni. Crescono pure i risarcimenti. Ogni struttura sanitaria pubblica registra mediamente 37 sinistri in un anno, 1,3 ogni 1000 ricoveri, per un importo medio di 78 mila euro a sinistro, aumentato “per motivi di rivalutazione monetaria degli importi” rispetto all’anno scorso, quand’era 68 mila euro. Su 11 mila sinistri di 60 strutture pubbliche, la chirurgia continua ad occupare il 36% del contenzioso, seguita dagli errori diagnostici (18,5%) dalle cadute (10%) e dalle infezioni ospedaliere (14,5%, dato più che raddoppiato rispetto a due anni fa). Chirurgia e ortopedia sono in vetta pure tra i “top claim”, ma è l’ostetricia a registrare le medie più alte, 524 mila euro. MedMal analizza peraltro i sinistri considerando sia il valore delle somme versate a risarcimento, sia quello delle somme stanziate per far fronte a casi che potrebbero manifestarsi ed essere resi noti al paziente dopo molti anni dall’evento: non ci sono solo le situazioni in cui è evidenziata la reale colpa del medico, ma anche quelle in cui il contenzioso si prevede. «Come medici e sanitari -riflette Maggiorotti- in Italia riusciremo ad avere una lettura realmente utile delle cifre sulla malpractice una volta avviato l’Osservatorio contenziosi previsto dalla legge Gelli e fin qui rimasto quasi lettera morta. Nelle ricerche a nostra disposizione, inclusi i dati del rapporto Agenas 2015, non ci è possibile distinguere i numeri del contenzioso da quelli dell’errore medico reale. Si considerano tutti i versamenti e si entra giusto nel “quantum” del problema, non nell'”an”, nel “se” il medico abbia commesso un errore, e quindi non è percepibile l’entità del reale fenomeno». 

Per Maggiorotti, «bisognerebbe disporre di numeri inerenti le richieste di risarcimento pervenute a strutture e sanitari, e verificare quante sono andate a definizione giudiziaria. Oggi larga parte del contenzioso è costituita da risarcimenti stragiudiziali versati in via stragiudiziale dalle compagnie proprio per evitare … un processo dall’esito incerto: in alcune situazioni la compagnia offre un risarcimento anche a fronte di richieste — non così fondate. E si creano due problemi. Da una parte ci sono colleghi come i chirurghi ortopedici che pagano oltre 10 mila euro annui di premio assicurativo nonostante non abbiano sinistri alle spalle: un dramma rispetto al quale la legge Gelli prevedeva l’avvio di un meccanismo “bonus malus” che misurasse e punisse la sinistrosità del medico, meccanismo ancora di là da venire. Dall’altra parte, la frequenza dei risarcimenti rispetto alle reali situazioni in cui il medico è chiamato in causa ha finito per minare la fiducia della gente. Siamo lo stesso paese dove si parla ordinariamente, ma forse non criticamente, di 49301 decessi per infezioni ospedaliere nel 2016. Dati enormi da riscontrare con attenzione. E a seguito del cui uso acritico tra i media può accadere che l’utente Ssn entri nelle strutture prevenuto e pronto a denunciare a fronte di eventi contrari magari non ben definiti. Occorre una presa di coscienza istituzionale sulla necessità di disporre di più dati sulla malpractice, quella reale».

Mauro Miserendino

Ultimo aggiornamento

29 Giugno 2019, 08:26

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