Caporossi: «Cure sul territorio Questa la mia sfida»

Data:
1 Gennaio 2015

“In ospedale soltanto per casi estremi. Sprint su università e ricerca”

Dieci mesi a Latina, un anno che si chiude, tante cose fatte e molte in cantiere. Michele Caporossi, direttore generale della Asl, fa il punto nella nostra redazione. Ha detto che si deve ancora “costruire” l’azienda. Possibile? «Sì, è necessario passare da una sommatoria di progetti a un progetto di sistema, a nodi di una rete che diventano intercambiabili. Questa provincia è una piccola Italia in miniatura: nord, centro e sud sono realtà auto referenziali. L’immagine che vogliamo dare è quella di una barca a vela dove tutto è trasparente, perché se l’armamento non si vede lo scafo non va. Il problema è che lo sport nazionale è un altro» Quale? «Parlar male di se stessi, basta piangersi addosso» Come attuare l’ospedale per intensità di cure? «Ribaltando il paradigma e parlando di assistenza per intensità di cure, andando sul territorio con la presa in carico socio sanitaria, coinvolgendo i medici di famiglia in un percorso che va a cercare il cittadino, le case della salute che abbiamo in programma in tutta la Asl. Non parlo di strutture ma di presa in carico, questa è la sfida. A Terracina e Fondi useremo il distretto, gli ospedali non chiudono, anzi». Egli ospedali? «Ai nostalgici del posto letto dico che i malati saranno sempre più assistiti in casa, il mio sogno è un dializzato che fa la terapia a domicilio. Ci arriveremo». Come sarà il “Goretti”? «Abbiamo rifatto i progetti , faremo importanti interventi. Un buon progetto è già il 70%, quello del pronto soccorso inaugurato un anno fa è stato un dispendio di energie pubbliche» E l’università? «Il polo pontino ha un’occasione: di solito i medici si formano in un ospedale, qui diamo loro la possibilità di farlo con la medicina di iniziativa sul territorio, nella sanità del futuro». Futuro nella sperimentazione, ha detto di recente, tradotto? «Abbiamo industrie importanti, anziché sperimentare i prototipi nei loro laboratori lo facciano negli ospedali. Noi avremo macchinari d’avanguardia, formeremo il personale, loro i brevetti». Non era così con il centro di alta diagnostica? «E’ una cosa da definire, ci sono state indicazioni regionali, la trattativa è ancora in corso». Precari prorogati un anno, poi? «Intanto è stato un segnale, io spero di fare i concorsi nei quali chi ha maturato esperienza con noi possa esprimere se stesso». Un aneddoto di questi mesi? «Quando con una situazione esplosiva in ospedale ho convocato tutti e fatto vedere loro il film di Al Pacino. Nessuno se lo aspettava, ho iniziato a parlare lì di squadra. E’ un concetto che sta passando ma c’è molta strada da fare e spesso non è un problema di personale carente ma di organizzazione»
Giovanni Del Giaccio

Leggi Il Messaggero: IlMessaggeroLatina 31122014

Ultimo aggiornamento

1 Gennaio 2015, 23:38

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