Boom di cesarei nel Lazio. Ma nell’ospedale di Latina si registra una netta inversione di tendenza

Data:
15 Novembre 2008

 

La frequenza dei parti cesarei in Italia è molto elevata e il Lazio non fa eccezione: secondo le stime elaborate dall’Asp (Agenzia di sanità pubblica), nel 2007 il ricorso al taglio cesareo era pari al 43,5 per 100 nati vivi, percentuale poco più bassa rispetto al 2006 (44%). «Un valore – sottolinea l’ente di via di Santa Costanza – che risulta significativamente più alto sia rispetto a raccomandazioni di agenzie internazionali come l’Organizzazione mondiale della sanità, sia rispetto a quelle contenute nel Piano sanitario nazionale 2006-2008 nel quale si consiglia un ricorso al taglio cesareo non superiore al 20%». Ma nel panorama laziale un esempio virtuoso c’è: l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina. Il reparto di ginecologia e ostetricia diretto da Francesco Maneschi, infatti, è riuscito a invertire il trend e il risultato è che l’anno scorso nel capoluogo pontino la frequenza dei cesarei si è attestata al 28%. Un successo che, spiega Maneschi, autore di uno studio condotto nell’ambito delpresidio nord della Asl di Latina e che sarà pubblicato a breve da una rivista scientifica italiana, è il frutto di un lavoro complesso di rieducazione e formazione degli ostetrici. «Nella nostra regione spiega Maneschi – la maggior parte dei cesarei coinvolge donne che si trovano ad affrontare il primo parto, ovvero quelle che nella sua classificazione Robson individua come la prima classe, quella meno esposta ai rischi connessi al parto naturale. In questi casi, a determinare il ricorso al cesareo sono le ansie e le paure dimostrate dalle donne e l’incertezza di alcuni medici che, per evitare possibili complicazioni, preferiscono intervenire chirurgicamente». Ed è proprio su questo aspetto che il reparto di ginecologia e ostetricia del Goretti ha concentrato i suoi sforzi: «Per cercare di diffondere un modello comportamentale omogeneo da seguire in sala parto – spiega Maneschi abbiamo elaborato una serie di protocolli e linee guida che contengono raccomandazioni di assistenza alle donne in procinto di partorire. Tra le indicazioni che forniamo, per esempio, alcune riguardano tempi e modi di induzione del travaglio di parto, la frequenza con cui effettuare la visita ginecologica e l’interpretazione delle cardiotomografie, ovvero gli esami per monitorare il battito cardiaco del bebè, conosciuti più comunemente come tracciati». Osservando un programma condiviso di intervento, quindi, l’ospedale Goretti è riuscito dal 2001 a oggi a mantenere stabile la percentuale di cesarei e ora il modello messo a punto con successo a Latina potrebbe essere esportato nelle altre strutture ospedaliere della regione. «Fondamentale – conclude Maneschi – è la formazione della classe medica e lavorare per ridurre il ricorso al cesareo tra le donne alla prima gravidanza perché solo così è possibile ridurre il tasso globale degli interventi.».
 

Ultimo aggiornamento

15 Novembre 2008, 10:49

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