Università, La Sapienza miglior ateneo italiano per il ranking di Shanghai: ma è tra il 151° posto e il numero 200. Mentre nel 2003 era settantesima. Nel mondo siamo in calo. (da “La Repubblica” del 15 agosto 2017)

Data:
15 Agosto 2017

di Corrado Zunino

Secondo posto per Padova, terzo per il Politecnico di Milano. In flessione la Normale, entra Salerno, escono oltre al capoluogo ligure Trieste e la Cattolica. Tutte americane e inglesi le migliori in assoluto.

ROMA – Il ranking universitario di Shanghai, ormai noto come la classifica di Ferragosto, e comunque uno dei tre report più letti sui migliori atenei del mondo (gli altri sono i britannici Times Higher e Qs), ribadisce che anche nel 2016 la Sapienza di Roma è la più stimabile tra le università italiane. È il secondo anno consecutivo, ma nel 2014 Sapienza era soltanto quinta. La classifica di Shanghai, poi, scopre Padova secondo ateneo nel nostro Paese (era il terzo sia nel 2014 che nel 2015) e certifica la forte ascesa del Politecnico di Milano, solo settimo nel 2014, sesto nel 2015 e ora in terza posizione.

Si chiama Arwu, acronimo di Academic ranking of world universities, lo stila la Jiao Tong University di Shanghai dal 2003 ed è una classifica pionieristica seguita con fedeltà dagli studenti del Sud-Est asiatico. Premia i migliori 500 atenei del globo su 1.300 testati e 17.000 stimati. Gli indicatori presi in esame dall’Arwu sono sei: i premi internazionali meritati dagli ex studenti pesano per il 10 per cento, i premi dei ricercatori valgono invece il 20, le citazioni di pubblicazioni scientifiche in Thomson-Reuters ancora per il 20, le pubblicazioni “Nature&science” per il 20, le pubblicazioni tecnologico-sociali sempre per il 20 per cento. Un ultimo 10 per cento viene assegnato per la produttività pro-capite.

Le posizioni di testa dello “Shanghai ranking” sono saldamente nelle mani delle ricche università americane: prima assoluta Harvard (privata), lo è da 14 anni di fila, seconda Stanford (privata), terza Berkeley-California (pubblica). Quattordici nordamericane sono nei primi sedici posti, e questo lo si ritrova in tutte le classifiche più importanti (non sempre, però, le posizioni coincidono). Il primato Usa, qui, viene insidiato solo dalle due storiche accademie inglesi: Cambridge quarta e Oxford settima, entrambe in crescita.

Il sistema universitario italiano, seguendo i parametri di Shanghai, arretra. Nel 2014 e nel 2015 avevamo venti università tra le migliori 500, nel 2016 diciannove. Escono dalla top 500 Trieste, Genova e La Cattolica di Milano. Entrano il San Raffaele di Milano e Salerno. Ecco, Milano, cuore universitario del Paese: sale la Bicocca e precipita la Statale. Ne salgono cinque d’altronde, oltre alla Bicocca: sono Padova, il Politecnico di Milano, Pavia, Parma e Palermo. Ne scendono dieci, in modo precipitoso la Normale di Pisa.

Dicevamo La Sapienza, la prima delle nostre, quella con più studenti iscritti. È, insieme a Padova, nel range compreso tra il 151° posto e il numero 200. Nel 2003 era settantesima. Entro le prime trecento posizioni, in quest’ordine, si trovano: Politecnico di Milano, Bologna, Firenze, Statale di Milano, Pisa e Torino. Sapienza è la prima in Italia, anche se in lieve calo, in tredici discipline. Nel mondo, poi, è ventitreesima in Automazione, ventiseiesima in Ingegneria aerospaziale, ventinovesima in Fisica.

Il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, ha preso la prima università della capitale dopo la lunga e conflittuale gestione Frati. Al terzo anno di guida dice: “Sapienza conferma il suo prestigio nel panorama internazionale raggiungendo un risultato importante per un ateneo pubblico dai grandi numeri e con una vocazione generalista come il nostro, molto differente rispetto al modello anglosassone. La ricchezza degli ambiti disciplinari e l’eccellenza delle attività di ricerca della Sapienza sono gli elementi trainanti”. Assicura il rettore Gaudio: “Vogliamo contribuire attivamente al rilancio del Paese affinché il sistema universitario italiano, cronicamente sottofinanziato, si consolidi e possa essere un volano per la ripresa culturale ed economica che a livello europeo si sta profilando. Se si decidesse di investire sulla ricerca, sui giovani e sulla formazione superiore, d’altronde, i risultati ottenuti nei ranking internazionali sarebbero ancora migliori”.

Ultimo aggiornamento

15 Agosto 2017, 20:30

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