TARI: non dovuta da studi medici, i Mmg in Confprofessioni scrivono ai Comuni (da DoctorNews33 del 14 gennaio 2015)

Data:
14 Gennaio 2015

DOCTOR 33 – Mauro Miserendino

I rifiuti ordinari non equivalgono a quelli pericolosi come siringhe usate e non sterilizzate. Dopo il Ministero dell’Economia lo dice la Legge di stabilità (143/2014) al comma 649. Ma gli studi che producono entrambi come devono regolarsi? Medici di famiglia e dentisti riuniti in Confprofessioni (cioè nelle loro vesti di titolari di studio e datori di lavoro) hanno scritto all’Associazione dei comuni Anci per chiedere criteri uniformi in tutti i comuni per l’esenzione, parziale o totale, dalla Tari. Nella misura in cui non producono rifiuti ordinari ma speciali, essi non devono sottostare alla tassa. Né i comuni possono decidere nei propri regolamenti che questo o quel rifiuto pericoloso o “ambiguo” sia assimilabile. Recita il comma 649 della Finanziaria: «nel determinare la superficie assoggettabile alla Tari non si tiene conto della parte di essa ove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a proprie spese i relativi produttori, a condizione dimostrino l’avvenuto trattamento in conformità alla normativa vigente». La legge trae spunto dalla risoluzione 2 dell’Agenzia delle Entrate d’inizio dicembre, la quale invitava i Comuni a consultare le categorie di soggetti interessati dal citato comma “per consentire una migliore ed efficace applicazione della normativa”.

Nell’esentare dalla Tari i produttori di rifiuti speciali i comuni non agiscono tutti allo stesso modo, C’è chi prevede (Milano, comuni liguri) una riduzione della tassa in percentuale relativa alla superficie dello studio adibita a produrre rifiuti speciali A Roma si prevede uno sgravio del 30% ma sulla sola area produttrice di rifiuti speciali o, laddove non possa essere individuata, sull’intera area dell’immobile adibito a studio. Per queste difformità i camici auspicavano una normativa uniforme. La Finanziaria 2015 ha detto un’altra cosa: i comuni devono ridurre il tributo in proporzione alla quantità di rifiuti speciali che i produttore dimostra di aver avviato al riciclo. Ora Fimmg, Andi, e pediatri Fimp, oltre a veterinari Anmvi e psicologi Plp chiedono ad Anci di essere chiamati per individuare «in modo inequivocabile le attività produttive beneficiarie delle riduzioni/esenzioni, fra le quali rientrano gli studi professionali e in particolare gli studi sanitari (medici, odontoiatrici) che producono rifiuti speciali non assimilabili agli urbani». E ricordano che “il verificarsi della produzione in via continuativa e prevalente di rifiuti speciali determina l’esclusione dalla Tari delle superfici produttive di tali rifiuti”.

Ultimo aggiornamento

15 Gennaio 2015, 17:31

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