Staminali: cura compassionevole o conflitti di interesse?

Data:
5 Settembre 2012


Quest’anno ferie lunghe e il blog risente di oltre un mese di latitanza estiva. Si ricomincia con l’imbarazzo della scelta: il decreto Balduzzi? Il rifiuto della nutrizione da parte del Cardinal Martini? No, a conquistare il primo post del rientro è la surreale vicenda della piccola Celeste affetta da atrofia muscolare spinale (SMA) di tipo I e trattata dal dott. Marino Andolina con trapianti di cellule staminali mesenchimali adulte.

Le dichiarazioni del pediatra, alimentate dall’immancabile tempesta mediatica, hanno legittimato l’efficacia di questo trattamento: lui ha scoperto una terapia salvavita, mentre la comunità scientifica e le istituzioni (AIFA in particolare) non credono al miracolo, negano il trattamento ad altri pazienti con la stessa malattia e vogliono condannare a morte la piccola Celeste.

 

Ma come stanno realmente le cose? A che punto è veramente la ricerca sulla SMA? Quali sono i trattamenti di efficacia provata? La cura del dott. Andolina è supportata da evidenze scientifiche?

Questa volta nessuna revisione sistematica della letteratura: la risposta arriva da un gruppo di ricercatori, medici e associazioni di pazienti con una lettera pubblicata da QuotidianoSanità. Ecco i punti fondamentali:

  • Numerosi gruppi di ricerca, a cui il nostro Paese partecipa attivamente, stanno lavorando per identificare una terapia efficace per la SMA, obiettivo primario della comunità scientifica, oltre che delle associazioni di pazienti e delle famiglie.
  • Per la SMA esistono una decina di potenziali terapie (di cui alcune basate sull’uso delle cellule staminali) supportate da dati preliminari pubblicati su riviste scientifiche specializzate. Molte di queste potenziali terapie sono ancora in attesa di passare alla sperimentazione clinica: questo avverrà solo quando sarà dimostrato alle Istituzioni preposte alla salvaguardia della salute dei cittadini, che i possibili benefici per i pazienti sono superiori ai rischi.
  • Sull’efficacia del trapianto di cellule staminali adulte proposto dal dott. Andolina, non è stato ad oggi prodotto o pubblicato alcun dato scientifico che ne supporti l’efficacia. Gli unici dati disponibili sono le comunicazioni dello stesso pediatra ai media e quelle della famiglia della piccola Celeste.  
  • I risultati preliminari di cinque bambini trattati all’Ospedale Burlo Garofalo di Trieste con il “protocollo Andolina” non hanno avuto miglioramenti tali da potere essere considerati “fuori pericolo”, nè hanno mostrato alcuna evidenza di miglioramento dopo il trattamento.

 Quattro tessere completano il puzzle, rendendo l’intera vicenda ancora più sconcertante:

  • Il 15 maggio le attività della Stamina Foundation erano state bloccate da un’ordinanza dell’AIFA.
  • Il 22 agosto la Procura della Repubblica di Torino ha chiuso le indagini preliminari sulle attività della Stamina Foundation, ipotizzando i reati ipotizzando di somministrazione di farmaci imperfetti e in modo pericoloso per la salute pubblica: 13 indagati per truffa e associazione a delinquere dopo gli esposti alla magistratura da parte di pazienti che sostengono di aver pagato molte migliaia di euro per ottenere le cure con le staminali sviluppate con il metodo Stamina.
  • Il 31 agosto la sentenza del giudice del Tribunale di Venezia dà il consenso a disapplicare l’ordinanza dell’AIFA per proseguire la terapia che la piccola stava seguendo prima che le indagini dei NAS e della Procura di Torino investissero la Stamina Foundation.  Secondo le motivazioni del giudice la cura somministrata a Celeste è “da considerarsi quale cura compassionevole, prevista dal decreto ministeriale Turco del 2006 ripreso poi da Fazio nel 2008″ e “non esiste allo stato attuale alcuna cura sperimentata idonea a far arrestare e regredire tale malattia, o quantomeno a farne rallentare il decorso”.
  • Lo stesso giorno un comunicato stampa del Ministero della Salute e AIFA ribadisce che “Il trattamento eseguito presso l’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia non soddisfa i requisiti previsti dal Decreto 5 dicembre 2006 relativo ai trattamenti per terapia cellulare su singolo paziente; non è stato eseguito in base ad alcun metodo scientifico documentato; non vi sono inoltre comprovati dati scientifici sulla sua efficacia”.

Ignorando la posizione delle Istituzioni, vista la solidità delle “prove di efficacia” prodotte dal giudice di Venezia, un suo collega di Catania (par-condicio nord-sud) ordina di riattivare la cura con cellule staminali per Smeralda, una bambina di 17 mesi in coma dalla nascita per i danni celebrali causati da un’asfissia al momento della nascita!

Paese strano l’Italia: sullo stesso trattamento (cellule staminali sviluppate con il metodo Stamina) cittadini diversi si appellano alla giustizia, da un lato per lamentare truffe, dall’altro per mantenere vive le loro aspettative quando la scienza non riesce a fornire loro delle risposte.

In tutto questo, nessuno dichiara i propri conflitti di interesse e la posizione delle Istituzioni preposte alla tutela della nostra salute contano “meno del due di coppe, con la briscola a denari”.

Buon lavoro a tutti.

Nino Cartabellotta

Doveroso l’aggiornamento di oggi:
Il Tribunale amministrativo ha respinto la richiesta di sospensiva del provvedimento dell’Aifa dello scorso maggio avanzata da tre famiglie di pazienti gravi. La sentenza definitiva rimandata al 16 gennaio.
L’ordinanza del Tar di Brescia.

http://www.quotidianosanita.it/cronache/articolo.php?articolo_id=10691


Ultimo aggiornamento

5 Settembre 2012, 11:30

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