Specializzandi e riammissione dei fuori graduatoria. Le motivazioni del Tar (da Doctor33 del 20 maggio 2019)

Data:
21 Maggio 2019

Anche gli specializzandi rimasti fuori dalle graduatorie possono essere ammessi dal Ministero dell’Istruzione ai posti lasciati vacanti da chi rifiuta una borsa di studio. Ma devono aver fatto ricorso entro 60 giorni dalla pubblicazione delle graduatorie. L’ordinanza con cui il Tar Lazio ha ordinato di sospendere i decreti e le delibere che bloccano le ammissioni una volta “ferme” le graduatorie, in attesa di giudizio di merito, conferma una precedente decisione del Consiglio di stato: è vero che lasciare aperta la porta d’ingresso scombina l’inizio dei corsi, ma il servizio sanitario ha bisogno di medici e per di più le borse di studio abbandonate e non fruite sono uno spreco di denaro pubblico, possono configurare danno erariale. Scelga il MiUr, dice in sostanza questo primo verdetto che dà ragione ai candidati patrocinati dagli Avvocati Santi Delia e Michele Bonetti, se lasciare le cose come stanno o riaprire le porte ai soli ricorrenti.

 La normativa prevede che se un medico pur avendone diritto non si immatricola nella sede di una scuola di specialità, non gli sono previsti subentri (Delibera direttore generale MiUr 17 maggio 2018). Anche il regolamento 2017 per l’ammissione alle scuole di specializzazione in Medicina dispone la chiusura delle graduatorie senza prevedere ulteriori scorrimenti. Le rinunce alle sedi producono effetti solo se pervengono prima della data di pubblicazione delle assegnazioni dei candidati alle scuole. Una volta partiti i corsi, non sono possibili subentri in corsi rimasti non coperti. Quei posti possono essere ri-assegnati i successivi anni accademici, ma questo dipende dalle disponibilità degli atenei, che possono modificare di anno in anno le loro disponibilità entro limiti ristretti. Nel caso in specie un candidato chiedeva di essere riammesso anche con riserva e in sovrannumero alla graduatoria 2017-18 chiusa il 30 ottobre. Il Tar Lazio ha messo su un piatto della bilancia le esigenze organizzative di atenei e strutture di formazione, sull’altro il “massimo interesse pubblico” alla copertura dei posti disponibili e l’ipotesi di danno erariale per i fondi delle borse inutilizzati. Quindi ha chiesto al Ministero dell’Istruzione di scegliere se effettuare o meno una distribuzione straordinaria dei posti rimasti liberi, una tantum, “senza mettere in discussione i posti già assegnati e quindi senza osservare l’ordine di graduatoria per motivate ragioni di interesse pubblico”. Il MiUr dovrà tener conto, nel riaprire le porte dei corsi, se il loro programma non sia andato troppo avanti, ma in assoluto la legge non può escludere la chance di riammissione ai corsi. Che, beninteso, come spiega l’Avvocato Santi Delia, «vale solo per i ricorrenti e non per tutti i candidati rimasti fuori dalle graduatorie. La pronuncia ha una certa importanza. Tra il 2016, anno di esordio del nuovo test nazionale, e il 2018, il MiUr ha sempre affermato che consentire subentri dopo la chiusura delle graduatorie presenta ripercussioni sull’inizio dei corsi. E in effetti -dice Delia- i posti non occupati sono arrivati a circa un migliaio in tre anni, e forse altrettanti se ne potrebbero aggiungere conteggiando le borse prima occupate e poi abbandonate l’anno successivo da specializzandi che hanno ritentato il test e hanno avuto diritto a un corso su materia più confacente ai loro obiettivi». Il numero dei ricorrenti è abbastanza elevato, «lo scorso anno erano circa 80 ed hanno accettato, una tra le 214 borse rimaste vacanti, in circa 50 posti, quest’anno sono circa 250, un aumento giustificato dalla decisione del Consiglio di Stato di un anno fa(confermata anche qualche mese addietro)che smentì i Tar i quali inizialmente davano ragione alle tesi del MiUr». Ove il Ministero riaprisse la porta d’ingresso ai corsi, «è ipotizzabile che il ripescaggio avvenga come gli anni scorsi, cioè non assecondando le scelte iniziali dei candidati- ogni partecipante al test d’accesso può indicare fino a 3 specialità preferite anche di aree diverse -ma, posta una graduatoria dei ricorrenti, interpellando a partire dal primo in classifica per le scelte che sono disponibili. Poste, per ipotesi, 500 vacanze, il primo ha un ventaglio di 500 scelte nelle quali ci può magari stare una disciplina coincidente a quella da lui scelta, il secondo ha 499 possibilità, e via fino all’esaurimento». «Questa sembra – conclude Delia – stante la posizione ormai unanime di TAR e Consiglio di Stato, la scelta che a giorni ci si attende dal MIUR anche in quanto, proprio consapevole di tale criticità, ha cambiato tale clausola nel nuovo bando così provando a far venir meno per il futuro tale perdita di borse».

Ultimo aggiornamento

21 Maggio 2019, 05:22

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