Si celebra il 6 maggio la giornata inventata da Mary Evans Young dedicata al «sollievo» dai regimi alimentari per dimagrire. (da “La Stampa SALUTE” del 6 maggio 2015)

Data:
6 Maggio 2015

claudia carucci

Si festeggia oggi, 6 maggio, il “No Diet Day”, una giornata dedicata al sollievo dai sacrifici alimentari che migliaia di persone in tutto il mondo, a torto o a ragione, sono costrette ad infliggersi quotidianamente.

Per regalare ai fanatici delle diete almeno 24 ore di pausa, è nata questa strana ricorrenza che ha le sue origini in un’idea di Mary Evans Young, fondatrice dell’associazione «Diet Breakers» ed ex anoressica, la quale 23 anni fa, nel 1992, decise di inventare qualcosa di unico, dedicato a chi è sempre in guerra tra la propria fame e il desiderio/necessità di controllare il peso corporeo. «Ho pensato di passare all’azione – racconta in uno dei suoi libri – dopo aver visto un programma televisivo in cui le donne si sottoponevamo a interventi chirurgici per ridurre il grasso, e dopo aver saputo che una ragazza di 15 anni si era suicidata perché la prendevano in giro perché cicciottella».

 La prima edizione del “No Diet Day” si celebrò con un «mancato» pic-nic collettivo ad Hyde Park a Londra. «Mancato» perchè proprio quel giorno si mise a piovere e la festa fu spostata a casa della stessa Young. La pioggia, come sempre, fu di buon auspicio perchè l’idea si diffuse e conquistò altri Paesi come Usa, Canada e Australia che fin dall’anno successivo decisero di celebrare la data.

Oggi questo appuntamento ha connotati seri: «La giornata – spiega ad esempio il National Center for Eating Disorders canadese sul proprio sito – è una grande opportunità per incoraggiare gli individui ad avere stili di vita salutari senza l’ossessione per le taglie o il peso».

Gli altri obiettivi della giornata sono l’accettazione del proprio peso, la sensibilizzazione sulle discriminazioni a cui va incontro chi è overweight, la consapevolezza della grande probabilità che le diete falliscano.

E a proposito di diete, ne esistono davvero tantissime, impossibile descriverle tutte. Vale però la pena raccontare le più stravaganti.

Una delle più curiose è la «Purple Diet», o «Dieta dei cibi viola». Pare che a renderla popolare sia stata la cantante Mariah Carey che rivelò di essere ricorsa a questo regime alimentare per liberarsi dei chili acquistati durante la gravidanza. La «Dieta Viola» suggerisce di consumare soltanto cibi di questo colore per almeno tre giorni alla settimana. In pratica si punta soprattutto sugli elementi antiossidanti di questi cibi che proteggono anche il sistema immunitario e potenziano le facoltà cognitive. Per cibi viola si intendono principalmente frutti quali mirtilli, ribes nero, more, fichi e prugne, mentre sugli ortaggi la varietà si restringe ai soli radicchio, cavolo cappuccio viola e melanzane, pomodori neri e le patate viola.

Volete sapere se questa dieta fa davvero dimagrire? Come ogni regime basato su alimenti monotematici alla lunga si rivela squilibrata e chi l’ha scelta potrebbe andare incontro a scompensi pericolosi. Affidatevi al vostro nutrizionista di fiducia e ascoltate il suo parere anche in base alle vostre caratteristiche.

Altra tecnica di dimagrimento sui generis e in questo caso ASSOLUTAMENTE SCONSIGLIATA E PERICOLOSA è la «Dieta del Cotone». Anche qui, a contribuire alla sua fama e diffusione ci ha pensato un personaggio dello spettacolo, vale a dire Bria Murphy, figlia dell’attore di colore Eddie Murphy, di professione modella. Ebbene proprio nel dietro le quinte delle passerelle, la giovane sarebbe stata testimone di un metodo piuttosto surreale utilizzato dalle colleghe per cibarsi senza dover poi fare i conti con la bilancia. Ingerivano batuffoli di cotone prima imbevuti in succhi di frutta o in altri liquidi zuccherini. L’ovatta garantirebbe il controllo dei morsi della fame offrendo un immediato senso di sazietà. Gli esperti hanno naturalmente bocciato questa pratica. Il cotone viene lavorato con sostanze chimiche dannose per la salute e la sua consistenza porta, alla lunga, a una ostruzione del tratto intestinale fino a mettere a repentaglio la vita stessa della persona. Questo senza parlare della mancanza totale di elementi nutritivi indispensabili per la sopravvivenza dell’organismo e della persona.

Una DIETA QUINDI DA EVITARE A TUTTI I COSTI ma sulla quale ragionare per capire a quali livelli di irresponsabilità si possa arrivare per raggiungere il sogno della magrezza perfetta.

Altro regime originalissimo è quello della «Dieta Paleo» basata sul ritorno alle origini dell’uomo come sistema per tenere a bada il peso e anche proteggersi dalle malattie. Principale sostenitore di questo regime, il nutrizionista americano Loren Cordian divenuto famosissimo negli Stati Uniti tanto da conquistare copertine di prestigiose riviste e servizi televisivi sulle reti principali.

La «Dieta paleolitica» sostiene che le caratteristiche genetiche dell’uomo moderno non siano di fatto cambiate nei secoli mentre molto si sono modificate le sue abitudini alimentari e i sistemi di preparazione del cibo da che venne introdotta la tecnica dell’agricoltura e della conservazione di cibi quali cereali, latte e derivati. Gli alimenti pre–agricoltura erano invece ricchi di vitamine, sali minerali, proteine.

Le percentuali di nutrienti introdotte con l’alimentazione nel corpo dell’essere umano rispetto alle abitudini paleolitiche sarebbero state completamente stravolte, determinando in epoca contemporanea uno squilibrio in favore dei carboidrati, un aumento di alimenti contenenti grassi saturi (cattivi) e una riduzione dell’apporto proteico.

La Paleo prevede invece che la dieta sia strutturata con un 20-35% di proteine, una percentuale variabile dal 20 al 40% di carboidrati e grassi. In pratica un’alimentazione basata su carne, pesce, noci, semi, vegetali e frutta. L’alimentazione odierna è centrata sull’assunzione di carboidrati provenienti da cereali e loro derivati lavorati, come pasta e pane (50%); solo il 15% degli alimenti consumati sarebbe fonte di proteine e il 35% di grassi. Il 55% delle calorie della Paleodieta, invece, deriva dall’assunzione di cibi proteici e solo per il 45% da carboidrati e grassi.

Oggi, alcune tribù come gli aborigeni australiani, alcuni ceppi filippini e gli indios dell’Amazzonia, si comportano ancora come i nostri antenati dell’età della pietra e traggono il 60% delle calorie dall’ingestione di animali prediligendo organi interni e midollo osseo; molto raramente le uova.

In buona sostanza, basta pensare a cosa c’era e a cosa non esisteva nella preistoria e il gioco è fatto. Mangiate quei cibi e siete a posto.

Interessante anche la «Dieta Crudista». È basata sul presupposto che la maggior parte delle materie prime alimentari, una volta sottoposte a cottura a caldo, perdono buona parte delle loro proprietà nutritive cioè vitamine, minerali o enzimi. Anche gli antiossidanti si perdono in parte con la cottura e invece sono indispensabili per prevenire malattie e invecchiamento. Nel menù crudista non tutto deve per forza essere freddo: è ammesso un riscaldamento degli alimenti per una leggera “scottatura”, a patto che la temperatura non superi i 46° C. Gli alimenti principali della dieta crudista sono frutta e verdura di stagione di tutti i tipi, germogli (di soia, fagioli, quinoa eccetera), semi, bacche e frutti oleosi, latte non pastorizzato, yogurt e formaggi a latte crudo, tofu, carne, pesce e uova, polline e miele, alghe. Assolutamente vietati i grassi saturi e i condimenti, soprattutto l’olio extravergine d’oliva e gli altri oli vegetali.

Esiste una versione ancora più rigida della dieta crudista ossia il crudismo vegano, che elimina tutti gli alimenti di origine animale.

Ultimo aggiornamento

6 Maggio 2015, 11:36

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