Pubblicità Uliveto-Rocchetta. Antitrust multa Fimmg e Cogedi per pratica commerciale scorretta.

Data:
13 Dicembre 2013

“La partnership con Fimmg, risultante dalla pratica, è suscettibile di far credere ai consumatori che, sulla base di un vaglio della federazione, il consumo delle acque Uliveto e Rocchetta possa favorire in modo particolare il benessere e la salute e suggerire che tali acque siano qualitativamente migliori rispetto ad altre presenti in commercio poiché godono dell’avallo espresso dei medici di famiglia”.
Questa una tra le motivazioni per cui l’Antitrust ha sanzionato la Fimmg e la Cogedi, proprietaria dei marchi Uliveto e Rocchetta per “pratica commerciale scorretta”.
Per quanto concerne la durata della violazione, la campagna pubblicitaria dei prodotti si è svolta nel periodo ottobre 2012-marzo 2013.
Inoltre il nuovo messaggio a mezzo stampa risulta diffuso alla fine di aprile 2013.
L’Antitrust ha ritenuto di determinare l’importo della sanzione amministrativa pecuniaria nella misura di 100.000 euro a Cogedi e di 30.000 euro a Fimmg.
Bocciata dall’Antitrust anche la specifica iniziativa promozionale relativa all’affissione di poster presso gli studi medici (i camici bianchi potevano partecipare ad un concorso con in palio una corciera) “può contribuire a confermare nei consumatori l’idea che il consumo delle dette acque favorisca in modo particolare il loro benessere e la loro salute.
In definitiva, in assenza di specifiche caratteristiche curative dei prodotti pubblicizzati, è proprio l’associazione tra il consumo delle acque e il concetto di salute, realizzato dalla pratica tramite l’accostamento di elementi comunicativi (medico e salute) alle acque stesse, a risultare contrario alla diligenza professionale e idoneo a falsare il comportamento economico dei consumatori”.
Ma la gravità del fatto per l’Autorità “si apprezza inoltre per il fatto che è stata posta in essere anche da un’associazione rappresentativa dei medici di medicina generale, proprio sulla base della consapevolezza di godere di un particolare credito da parte dei consumatori, in ragione dell’attenzione che essi riservano ai consigli del medico, in particolare quello di famiglia, alla luce della qualifica professionale e dell’esperienza maturata.
La condotta deve considerarsi grave anche in quanto realizzata attraverso una pluralità di elementi comunicazionali ingannevoli in un settore dove è richiesto un particolare livello di cautela”.
Per l’Agcm ”va altresì considerato il significativo impatto della pratica, in quanto ha interessato beni di largo consumo, la cui commercializzazione è stata promossa reiteratamente attraverso i principali mezzi di comunicazione (stampa quotidiana e periodica, ampia campagna radiofonica) e, in parte, anche attraverso le etichette dei prodotti; in termini di gravità rileva anche la diffusione delle locandine presso molti studi medici, luoghi particolarmente qualificati per incidere sulle scelte di acquisto dei consumatori”.


Ultimo aggiornamento

13 Dicembre 2013, 08:23

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