Ossigeno a paziente critico, la normativa Aifa coinvolge anche i medici di famiglia (da DoctorNews33 del 30 gennaio 2018)

Data:
1 Febbraio 2018

Cambia il vento, anzi l’ossigeno, negli studi medici. Dal 1° febbraio ove esercitino liberi professionisti abilitati alla pratica dell’advanced life support occorre fare attenzione alla data di scadenza sulle bombole. La normativa Aifa, lanciata due anni fa ma obbligatoria solo ora, vieta il possesso di bombole di ossigeno “private” in tutti gli ambienti inclusi quelli sanitari: ospedali, ambulatori e studi privati. L’ossigeno salvavita può solo essere “detenuto” dal sanitario e commercializzato dal farmacista ma deve essere di proprietà del fabbricante. Nell’eventualità – rarissima per fortuna – che il paziente vada in ipossia, chi lo soccorresse con una bombola datata da oltre due anni sarà sanzionabile in caso di intervento poi non andato a buon fine e seguito da una denuncia. Si apre dunque il problema di cambiare le bombole scadute, smaltirle e sostituirle con attrezzatura soggetta a una manutenzione più “serrata” offerta da ditte specializzate. E si apre un secondo problema: fare presto. L’Aifa infatti ha ridotto infatti da 5 a 2 anni la durata della validità delle bombole, in quanto l’ossigeno è -come tutti i farmaci – soggetto ad alterazioni nel tempo.

Ci sono state fin qui quattro proroghe e una quinta pare improbabile. La questione dell’accesso ai fornitori in questi mesi avrebbe dovuto essere risolta come auspicavano gli odontoiatri e la stessa Federfarma che già a giugno 2017 chiedeva un tavolo per affrontare il nodo dei costi aggiuntivi fatturati dalle imprese alle farmacie. L’argomento è che l’ossigeno in quanto farmaco non può essere gravato da altre spese. Ma una volta scaduto dove si conferisce? La questione non è semplicissima, la strada più breve è rivolgersi al produttore il cui nome è scritto sulla bombola; ma c’è un’alternativa altrettanto corretta che è conferire questo “farmaco” al farmacista, in quanto scaduto. Il problema però in questo secondo caso è: che ne fa il farmacista? Sa dove e come smaltire a sua volta? Accetta la bombola?», ragiona un manager di un distributore del Nord Italia. «Alternativa utile, ad oggi fine gennaio, può essere concludere un accordo con un distributore che cura gli aspetti di manutenzione dell’ossigeno nel quadro di contratti su uno o più anni, e conferire la bombola a quest’ultimo alle condizioni determinate dall’accordo». Il problema interessa da vicino il medico di famiglia, perché l’ossigenazione del paziente critico, che è anche il nome del master cosentino, è diventata tema trasversale. «I medici negli studi privati e convenzionati sempre più seguono corsi di advanced life support e sono interessati ad un aggiornamento», dice Maria Mazzitelli, SMI Cosenza e medico del 118 tra gli autori del progetto di un master in collaborazione con Università della Calabria, Facoltà di Farmacia, in partenza nei prossimi giorni.

L’accesso a un ossigeno di qualità sarà tra gli argomenti d’attualità toccati all’inaugurazione del master, dov’è prevista la presenza del governatore regionale Gerardo Oliverio, del direttore del corso Sebastiano Andò, del direttore Asp Raffaele Mauro, del Presidente Omceo Eugenio Corcioni, del rettore Unical Gino Mirocle Crisci e del manager ospedaliero cosentino Achille Gentile. «Il target della formazione da noi proposta, di durata annuale, non è solo il medico del 118, ma ormai è anche il collega impegnato in attività “di elezione”, piccoli interventi chirurgici, ortopedia, fino al medico di famiglia che si imponga di gestire l’eventualità di un arresto cardiaco in un paziente. L’ossigenazione del paziente critico è tema peraltro da affrontare in modo articolato con sessioni pratiche e una conoscenza forte di linee guida e clinica». Affiancato ai corsi di Body life support Blsd per “laici” e soccorritori, l’Advanced life support del medico, anche nelle intenzioni delle Regioni, deve interessare sempre più punti di erogazione di prestazioni sanitarie. «Il nostro corso – conclude Mazzitelli – mostra come futuro dell’ALS sia tra l’altro sempre più connesso a una gestione capillare delle emergenze, che parte dal territorio, mentre il ricovero in ospedale tenda verso il trattamento di casi emergenziali ben individuati».

Ultimo aggiornamento

1 Febbraio 2018, 10:58

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