OSPEDALI DI COMUNITÀ: il problema non è tra medici e infermieri (da FIMMG Lazio del 26 febbraio 2015)

Data:
26 Febbraio 2015

INTERVISTA VIDEO AL DOTT. GIANCARLO AULIZIO protagonista nell’ormai lontano 1996 della nascita, insieme a 4 colleghi, della prima esperienza nazionale di équipe territoriale a associazionismo dal basso: l’Ospedale di Comunità di Modigliana

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=GNDUGzvgxx0

MD DIGITAL- Simone Matrisciano-  : Sugli Ospedali di Comunità continua a regnare confusione. La nuova polemica vede protagonisti i Mmg e gli infermieri.  Al centro del dibattito, la decisione del Governo e delle Regioni di ripensare gli standard ospedalieri e nel farlo di specificare  che gli OdC sono  ‘a gestione infermieristica’. Ne abbiamo parlato con il dott. Giancarlo Aulizio, Responsabile Nazionale per gli Ospedali di Comunità del Simet – Sindacato Italiano Medici del Territorio . aulizio

“Parlare di ospedali e strutture gestite dagli infermieri è un falso ideologico oltre che un modo di esprimersi ambiguo – sostiene Aulizio – sappiamo tutti che la presenza h24 degli infermieri è strategica e che la responsabilità sanitaria sarà sempre in carico al medico, non si capisce quindi cosa significhi questa ‘gestione’ da parte del personale infermieristico”. Ma Aulizio è convinto che in quella dicitura si nasconda ben altro: “Nel  regolamento sugli OdC  – chiarisce Aulizio – c’è un retro-pensiero che è quello di marginalizzare i medici pur facendo mantenere loro la piena responsabilità della struttura. Si sa, gli infermieri costano meno”. La discussione in atto e la contrapposizione tra medico-infermiere rappresenta quindi un falso problema e devia dalle reali criticità che hanno messo in crisi il nostro Ssn e il cui perno fa leva su tre elementi: modello aziendale della sanità, marginalizzazione del Mmg e scarsa (o nulla) innovazione. Ma andiamo con ordine. “Il modello dell’azienda applicato in sanità è folle – continua Aulizio – perché è un sistema mutuato dal privato, e quindi, oltre ad erogare servizi, l’azienda deve stare attenta ai bilanci”. Fin qui, nulla di male, se non fosse che: “il mondo della sanità preserva alcune categorie – tiene a sottolineare il responsabile Simet per gli OdC – in particolare gli amministrativi”. La burocrazia, quindi, non è frutto del caso. Le decisioni legate ai tagli di posti letto sono politiche e derivano da un’impostazione legata a doppio filo con il mantenimento di determinati privilegi. E Aulizio, sulla questione non è affatto reticente: “Chiediamoci il perché dei tagli ai posti letto. Se si sceglie di bloccare il turnover dei medici e degli infermieri  (ricordiamo che ogni 4 medici in pensione solo 1 può essere sostituito) il risultato non può che essere quello di una mancanza di personale che, di conseguenza, si traduce in posti letto tagliati”. Sono i tagli  continui di risorse che, per Aulizio, hanno portato la sanità italiana dal secondo posto per efficienza nel mondo al ventiduesimo in Europa: tutto in una logica masochistica, secondo la quale per abbattere i costi bisognerebbe necessariamente abbassare il livello dell’assistenza, rinunciando agli standard di qualità. Logica alla quale non si sottraggono neanche gli Ospedali di Comunità che, nella loro idea originaria, avevano una valenza socio-sanitaria con posti letti ad hoc, ma oggi si ritrovano ad essere gestiti con un criterio sempre più ospedaliero. “L’ospedale tradizionale ha subito nel tempo una riduzione di posti letto –  precisa Aulizio – e la conseguenza visibile di ciò è stato che il territorio, non ancora pronto  ad affrontare il cambiamento di paradigma assistenziale, ha subito il trasferimento di modelli operativi appartenenti al mondo ospedaliero, inglobandone sul territorio anche il personale. Una realtà che alcune Regioni hanno millantato  come investimenti sul territorio. Ma non è affatto così, al massimo, abbiamo assistito ad una trasmissione sul territorio di personale, modalità organizzative e operative di secondo livello”. Sono passati 20 anni e il paradosso è che, ancora oggi, gli Ospedali di Comunità continuano a rappresentare una speranza. Una speranza destinata a restare tale, risucchiata dalle sabbie mobili della palude burocratica che caratterizza sempre più il nostro Ssn. Una palude che ha fatto sprofondare ai margini la Medicina Generale, che ha perso identità e ruolo, così da poter essere propedeutica a un sistema sanitario in veloce declino e povero di reali innovazioni. Al riguardo Aulizio rammenta: “Gli OdC verso la metà degli anni ’90 rappresentavano un sogno: équipe territoriali e associazionismo dal basso come fonti di cambiamento per un sistema che, soprattutto in alcune Regioni, viaggiava verso innovazione e sostenibilità. Oggi lo scenario è diverso e proprio quelle Regioni che hanno fatto da traino  tra sprechi, corruzione e mancanza di risorse, sono oramai da tempo ferme al palo. Il risultato? Ventuno sistemi sanitari regionali con Lea differenti, basta soffermarsi sulla disomogeneità dell’assistenza domiciliare per rendersene conto”. “La verità – conclude Aulizio –  è che il nostro servizio sanitario è come il Titanic: in coperta si balla mentre la stiva imbarca acqua. E andiamo verso la tragedia”.

Ultimo aggiornamento

28 Febbraio 2015, 07:13

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