Omeopatia, dopo Presa diretta la contesa si infiamma (da DoctorNews33 dell’8 marzo 2018)

Data:
8 Marzo 2018

Intendeva fare chiarezza ma si è tradotta in un elogio al pregiudizio, il più antiscientifico degli atteggiamenti: in una lettera al conduttore di Presa Diretta Riccardo Jacona sette società scientifiche rappresentanti della medicina omeopatica criticano la trasmissione Rai di sabato 3 marzo. Fiamo Siomi Sima Smb Amiot Omeomefar Luimo constatano che -pur essendo stato dato spazio ai medici iscritti all’Albo e agli ospedali di medicina integrata toscani come quello di Pitigliano – si è pesato troppo da una parte e ci sarebbero state omissioni importanti di materiale che pure il giornalista aveva raccolto. Sette i punti contestati: intanto, la prevalenza della posizione anti-omeopatia, disciplina che però la Federazione degli Ordini qualifica come “atto medico” e “tre quarti di minutaggio della trasmissione impegnati a censurare una pratica cui si rivolgono milioni di cittadini italiani e 100 milioni in Europa”. Ancora: qualche intervistato ha definito cialtroni, truffatori o “praticanti” al pari degli “astrologi” decine di migliaia di medici praticanti e qui “si diffama”, contestano le società, che chiedono una replica in trasmissione. Quanto agli studi sull’efficacia, quello citato del NHMRC australiano che valuta le terapie omeopatiche inefficaci oltre che contestato, è ora pure contrastato nei risultati dai lavori della Commissione Pubblica Svizzera; riviste come British Journal of Clinical Pharmacology, European Journal of Pharmacology International Journal of Neurosciences ed altre dove si riportano evidenze scientifiche pro-omeopatia sono state trattate dal programma come “di settore” omeopatico ma sono mediche. E’ pesata l’assenza di un contraltare al presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi, rappresentante istituzionale ma da sempre critico. Ma soprattutto l’omeopatia non spreca risorse pubbliche, in quanto il Servizio sanitario nazionale non la passe. Su quest’ultimo punto però la trasmissione sembra aver messo a fuoco elementi che fanno capire l’attualità del dibattito. Da una parte Ricciardi ricorda che almeno in Toscana si utilizzano risorse pubbliche per l’omeopatia, “mentre non abbiamo soldi per dare a tutti i malati il farmaco dell’epatite C”; dall’altra partendo dall’assunto che di farmaci si tratta, nell’industria dell’omeopatia c’è chi chiede il rimborso per questi prodotti, la cui procedura di verifica fissata dall’Agenzia del farmaco è comunque “semplificata”. In Francia le visite in studi omeopatici sono parzialmente rimborsate, mentre in Italia la Fondazione Gimbe afferma che i prodotti di non provata efficacia, o la stessa differenza tra prezzo del farmaco branded e l’equivalente generico prescritto dal medico, per la quale il cittadino sborsa un miliardo l’anno, potrebbero a rigore non essere oggetto nemmeno di copertura assicurativa o di detrazione fiscale. Secondo nodo conflittuale, gli studi clinici. A parità di criteri rispetto a una medicina allopatica non avvezza ai principi dei simili, di diluizione e dinamizzazione, l’omeopatia non è ritenuta confrontabile con i farmaci allopatici. «Noi scienziati abbiamo l’obbligo di dire la verità» dice Ricciardi. Gli fa eco nel programma Silvio Garattini: «tutti gli studi con prodotti omeopatici hanno stabilito che non ci sono differenze se si usa un placebo al posto di questi prodotti».  Terzo problema aperto per la verità più dalla replica delle società omeopatiche che dalla trasmissione, la Federazione degli Ordini -che al momento sul punto non risponde – fin qui si è mossa in maniera autonoma sia rispetto agli alfieri dell’omeopatia sia rispetto all’evidence based medicine. Nel 2002 a Terni ha riservato ai medici la prescrizione dei prodotti omeopatici e poi ha cercato con documenti del 2009 e del 2012 di disciplinarne la formazione. L’ accordo stato-regioni del 2013 impone 3 anni di preparazione per il medico omeopata, con corsi certificati a partire dal 7 febbraio 2016. Una posizione di “advocacy” di un’utenza in crescita, e che anche medici “allopatici” come Fabrizio Benedetti, neuroscienziato dell’università di Torino, comprendono: «L’uomo ha bisogno di credere, di avere fiducia nel medico. E i medici omeopatici ascoltano, si crea un rapporto particolare rispetto ai medici convenzionali. Maggiore è l’empatia tra medico e paziente maggiore è l’attivazione di sostanze, come l’endorfina, simili alla cannabis, che curano il malato».

Ultimo aggiornamento

8 Marzo 2018, 08:11

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