Non dobbiamo dimenticare….erano le 15.30 di domenica 15 marzo quando il nostro collega Danilo Pagliari….

Data:
7 Giugno 2020

foto e testo da Latina Editoriale Oggi del 4 maggio 2020

«Siamo in guerra». Sono mesi, ormai, che questa frase risuona prepotentemente nelle case di tutti gli italiani, ripetuta insistentemente per far capire che la minaccia del Covid-19 è stata ed è tuttora gravissima. Parole che hanno avuto il loro effetto, visto che tanti italiani questa guerra l’hanno combattuta facendo quello che è gli è stato chiesto: stare a casa per evitare la diffusione del contagio, ascoltando chi, invece, quella guerra la sta combattendo al fronte, addirittura nell’epicentro dei contagi, a Bergamo.

Neanche sei mesi dopo aver indossato la divisa, il medico e Tenente Pagliari è stato chiamato a combattere la guerra contro il nemico invisibile dove questa si stava scatenando con tutta la sua ferocia, in Lombardia. «Erano le 15.30 del 15 marzo, era domenica – racconta Pagliari, ripercorrendo i passaggi della sua partenza verso la Lombardia – Improvvisamente ho ricevuto una chiamata del Generale che mi informava dell’imminente partenza per Bergamo. Neanche mezz’ora dopo, un’auto era fuori dal mio alloggio della Scuola Ufficiali di Roma per accompagnarmi a Pratica di Mare, dove un jet dell’Arma dei Carabinieri era pronto per il decollo». Un evento molto particolare quello raccontato dal Tenente Pagliari: per le partenze in missione all’estero, anche in caso di guerra, si riesce solitamente a dare un preavviso di 24 ore, mentre in questo caso il medico e militare ha avuto molto meno tempo, e questo lasciava presagire l’importanza e la delicatezza della missione cui stava andando incontro. «Di solito, negli aeroporti, sono le persone ad attendere l’aereo, mentre nel mio caso era l’aereo che stava aspettando noi».

«Poco dopo siamo atterrati in un aeroporto fantasma – dichiara il Tenente Pagliari – Sulla pista vedevo solo mezzi militari e per questo ho pensato che ci trovassimo in un complesso militare. Invece, era l’aeroporto civile di Orio al Serio». Così è iniziata la guerra del Tenente Pagliari, trasportato prima ad Alzano, in provincia di Bergamo, uno dei paesi più colpiti dall’epidemia. Qui, un Colonnello attende sia il Tenente Pagliari che i suoi colleghi. Subito i militari comprendono che si tratta di una missione interforze, dove tutte le quattro Forze Armate dello Stato sono chiamate a lavorare come un unico corpo. I medici-militari sono poi stati dirottati sul territorio. Il dottor Pagliari, essendo un internista è stato assegnato a prestare servizio in ambito ospedaliero, presso il Pronto Soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
È entrato nel nosocomio lombardo il 16 marzo scorso, il giorno in cui c’è stato il picco più alto di accessi per coronavirus, proprio agli inizi della fase di riconversione della struttura in Covid Hospital. La situazione, anche all’interno del Papa Giovanni XXIII, era difficilissima con molti contagiati tra il personale ospedaliero e un afflusso incredibile di malati, la maggior parte in gravissime condizioni. «Il pronto soccorso – racconta Pagliari – era pieno di malati. Ovunque, in ogni stanza, in ogni sala d’attesa, era pieno di persone che attendevano di essere visitate. E noi ci sentivamo impotenti di fronte a così tante persone che attendevano di essere anche solo triagiate e poi prese in carico per le fasi successive dell’assistenza necessaria».

Ultimo aggiornamento

7 Giugno 2020, 10:52

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