MORIRE DI PERTOSSE – ERANO DUE NEONATE (da Corriere della Sera del 3 agosto 2018)

Data:
27 Settembre 2018

Due bimbe morte in ospedale dopo pochi giorni di vita, e sui referti medici la stessa diagnosi: pertosse. Il dolore delle famiglie, ma anche i dubbi sull’insufficienza delle informazioni ricevute, tanto che ora una delle due mamme, Veronica Nissoli, risultata positiva alla malattia, ribadisce e punta il dito: «Sia io che mio marito siamo stati vaccinati per la pertosse, e non avevamo idea che servisse il richiamo. Dovrebbero dirti che se vuoi un figlio devi controllare le vaccinazioni». Trent’anni, impiegata di Scannabue (Cremona), lei e il marito Cristian Cappa, 27 anni, operaio, avevano avuto la piccola Martina il 27 giugno. La bimba era nata all’ospedale di Treviglio, prematura e con un parto cesareo.

Meno di un mese dopo, il 19 luglio, i primi segni di una forte tosse: la neonata viene ricoverata in Patologia neonatale a Treviglio. Aerosol, lavaggi nasali e ossigeno durante gli attacchi: viene diagnosticata una bronchiolite. Martina peggiora, sua mamma filma un attacco di tosse e mostra il video al medico, che dalle immagini ipotizza la pertosse. Il reparto viene isolato. I medici a quel punto eseguono il tampone ai genitori: il padre, già sotto antibiotici per la tosse, risulta guarito, la madre è positiva alla pertosse. Il 27 luglio Martina ha un blocco respiratorio, viene intubata e portata in Terapia intensiva a Bergamo. Si tenta l’ecmo, la circolazione extracorporea, ma il 30 luglio le sue condizioni peggiorano e la bimba muore.se?

Solo tre giorni prima che Martina nascesse, una sorte simile era toccata a Sofia Bolohan, figlia di Rodica, 44 anni, rumena che da 15 anni vive a Zanica (Bergamo): convinta di essere in menopausa, Rodica aveva scoperto di essere incinta alla 14esima settimana. Proprio come la sua figlia maggiore, Naomi, 21 anni che ricorda: «Eravamo felicissime, parlavamo delle bimbe che sarebbero cresciute insieme». Sua mamma, ora, è tornata dai parenti in Romania, per cercare conforto dopo questa brutta storia. Sofia, si sfoga sua sorella Naomi, «è andata in ospedale per la tosse ed è ritornata in una bara».

Alla nascita pesa tre chili e 6 etti, ma un mese dopo inizia a tossire e non smette.Viene portata al pronto soccorso di Seriate e da lì alla Pediatria di Alzano. Finché ha una crisi respiratoria, il 16 giugno viene trasferita a Bergamo e per cinque giorni sottoposta all’ecmo, la circolazione extracorporea. Muore il 23 giugno. Non c’è un allarme pertosse, specifica l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera: «Non è in atto alcun focolaio. Sottolineo, però, l’importanza per le donne in gravidanza di regolarizzare la propria situazione vaccinale». La famiglia Bolohan ora si è rivolta a un avvocato che ha richiesto le cartelle cliniche. «Mia mamma non era vaccinata ma solo perché nessuno glielo aveva consigliato, come non lo hanno detto a me mentre ero incinta — protesta Naomi Bolohan —. E i miei genitori sono risultati negativi alla pertosse».

«Vogliamo che nessun altro soffra come noi, quelli che abbiamo vissuto sono stati giorni d’inferno. Non si può, nel 2018, morire per una tosse», dice Cristian Cappa. E aggiunge: «La pertosse ha 10 giorni di incubazione,io penso che Martina abbia contratto la pertosse prima, quando era ancora in ospedale». «Ci hanno detto che se a una bimba così piccola viene diagnosticata la pertosse non c’è scampo, ma noi siamo sicuri che ci sarebbe stato il modo di non farle prendere la malattia» — è sicura Veronica Nissoli —. Adesso le lacrime sono finite, rimane solo tanta rabbia. E la speranza che questa tragedia serva a qualcosa: vivo uno strazio che spero non tocchi più a nessuno».

Ultimo aggiornamento

27 Settembre 2018, 23:09

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