Medici e responsabilità professionale. Quasi nove su dieci già assicurati. Ma le polizze non fanno stare comunque tranquilli (da quotidianosanita.it del 20 gennaio 2015)

Data:
20 Gennaio 2015

Il 78,9% dei medici è infatti preoccupato di una controversia pretestuosa e il 72% vorrebbe polizze che assicurino una tutela legale completa. Un medico su sei chiamato in giudizio dal paziente. Resta disagio per i premi esorbitanti ma comunque la metà degli assicurati rinuncia alla franchigia per il risarcimento danni. Il sondaggio presentato oggi al ministero della Salute 

20 GEN – Una categoria previdente quella dei medici o forse spaventata. Il livello di attenzione ai rischi legati all’attività professionale è infatti molto alto, tant’è che circa otto professionisti su dieci (il 78,9%) sono preoccupati di incorrere in una controversia pretestuosa. E il 72% vorrebbe che nella propria polizza fosse inserita anche la tutela legale completa. D’altro canto quasi due medici su dieci hanno dovuto sostenere una controversia con il paziente. Il risultato? Nove medici su dieci si erano assicurati ancor prima che arrivasse l’obbligo di legge per i professionisti del settore privato.

A fotografare lo stato dell’arte sulle assicurazioni per il mondo professionale medico è un “Sondaggio sulle assicurazioni per il mondo medico sanitario” realizzato dall’Osservatorio internazionale della sanità (Ois) in collaborazione con l’Omceo di Roma e presentato questa mattina al ministero della Salute.

Il sondaggio on line ha coinvolto oltre 1.000 camici bianchi con l’obiettivo non solo di fotografare la situazione, ma anche di raccogliere i loro desiderata sulla materia.

Anche perché l’argomento è particolarmente caldo e i medici da tempo denunciano il clima da “caccia alle streghe” che contribuisce ad aumentare il ricorso alla medicina difensiva. Per questo chiedono che si accelerino i tempi per arrivare a una legge sulla responsabilità professionale derivante dall’atto medico. Un intervento legislativo organico e risolutivo che non dovrebbe tardare ad arrivare come hanno evidenziato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e il sottosegretario alla Salute, Vito De Filippo.

“L’allarmante incremento del numero dei contenziosi in ambito sanitario registrato negli ultimi anni – scrive il ministro Lorenzin, in un messaggio agli organizzatori della presentazione dei risultati del sondaggio – impone oggi una risposta seria sia ai cittadini sia ai professionisti. Il professionista sanitario coinvolto nei contenziosi, infatti, è spesso costretto ad affrontare conseguenze in sede civile, penale e contabile e disciplinare, con esiti drammatici anche laddove poi il giudizio si risolva favorevolmente”.

Da ciò ne deriva un crescente ricorso alla cosiddetta medicina difensiva “finalizzata, in via prioritaria, a scongiurare eventuali procedimenti giudiziari e pretese risarcitorie”. Il Decreto Balduzzi, ha ricordato il ministro, ha cercato di dare una prima risposta in materia di responsabilità professionale lanciando “un sasso nello stagno”. E ora, ha precisato il ministro “probabilmente i tempi sono maturi per un intervento più organico e veramente risolutivo. Un intervento che non si risolva come la ricerca dell’impunità per i professionisti che sbagliano, ma che al contrario, assicurando la giusta serenità a questi ultimi riduca sino ad eliminarli i casi di malpractice, erogando una effettiva tutela al diritto costituzionale alla salute”.

“Il fenomeno della responsabilità professionale è complicato e molto avvertito dai professionisti – ha spiegato Vito De Filippo, sottosegretario al ministero della Salute intervenuto alla presentazione dei dati del sondaggio – c’è un’esigenza che riguarda la medicina difensiva, ormai un costo elevato per il Ssn. Siamo alla conclusione dell’iter legislativo per una normativa unica sul tema della responsabilità professionale, la tutela assicurativa e la malpractice. Serve una normativa organica, per dare un orientamento su tutti gli aspetti di questa problematica”.

Ma nell’attesa di un provvedimento normativo che dia risposte definitive, i medici non abbassano la guardia. “La categoria medica è molto attenta ai rischi legati alla propria attività professionale – ha spiegato Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Oisi dati raccolti confermano l’elevata percezione del rischio da parte dei medici e che trova riscontro nelle effettive controversie che questi sono costretti a fronteggiare nello svolgimento della loro professione”.

E come emerge dal sondaggio, l’86,8% dei medici ha un’assicurazione. Una pratica ben conosciuta anche tra i giovanissimi camici bianchi: ben il 75% ha stipulato un contratto di assicurazione professionale. Anche se i costi preoccupano i professionisti: meno del 10% sarebbe disposto a impegnare oltre il 5% del suo reddito per un’assicurazione; e il 51% degli intervistati preferisce non avere una franchigia per il risarcimento dei danni.

“I risultati del sondaggio non ci stupiscono – ha detto Dario Focarelli, direttore generale dell’Ania, l’associazione che rappresenta le compagnie assicurative commentando i riisultati del sondaggio – dal 1994 ad oggi le denunce sono triplicate. Serve un intervento organico su questo settore, si deve definire meglio la responsabilità dei medici da riscrivere in modo coerente con la teoria del codice civile. Questo ha effetto sulla durata della prescrizione e sulla lunghezza del processo. Chiarendo la definizione si ridurrebbero i casi pretestuosi, infatti più della metà delle denunce non va a processo. Il segno – ha aggiunto – deve essere chiaro, ridefinire la responsabilità del medico, che non deve essere di natura contrattuale, soprattutto nel pubblico. Inoltre, oggi mancano anche le tabelle per il risarcimento, utili per l’assicurato e per il medico. Così come serve più risk management e linee guida, così da ridurre la malpractice”.

“Oggi le tariffe che deve pagare un medico per assicurarsi arrivano fino a 25mila euro l’anno – ha concluso Roberto Lala, presidente dell’Omceo Roma – ma la paura del professionista non è per l’errore ma per il fatto di essere accusato ingiustamente. E uno dei nodi è che il medico deve dimostrare di non aver compiuto il danno. Un assurdo. Le responsabilità che devono essere ridefinite. Questo non significa che i medici intendono sottrarsi alle loro responsabilità. Tutt’altro. I medici vogliono sicurezza, chiedono di essere responsabili del processo di cura”.

Ultimo aggiornamento

20 Gennaio 2015, 19:27

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