La storia del precario “Marco”/2 (da quotidianosanita-lazio del 3 giugno 2017

Data:
3 Giugno 2017

29 MAGGentile direttore,
E’ l’alba, Marco, Anestesista precario, sta per concludere un’altra notte di guardia in una delle strutture sanitarie “di frontiera” del Lazio.
Un’altra notte passata lontano dalla famiglia, ben oltre l’orario massimo che l’Unione Europea ha cercato di imporre, inascoltata, alla imperturbabile governance del nostro SSR.

Un’altra notte da “precario” è passata, altri pazienti sono stati assistiti, curati, salvaguardati, accanto a colleghi più fortunati di lui assunti a tempo indeterminato.

Il prossimo cambio è vicino, come l’ennesimo caffè.

Lo specchio augura a Marco il buongiorno restituendogli l’immagine di un viso stanco, qualche ruga in più, e i capelli sempre più bianchi.
Altre notti, altri giorni passeranno, ma quello che lo specchio continua a non mostrargli, nonostante le vivaci promesse sui cartelloni elettorali di una Sanità che finalmente starebbe cambiando verso, è la dignità della continuità lavorativa, la consapevolezza che, a pari qualità e quantità di lavoro, deve corrispondere parità di trattamento e condizioni, ed un equo ed eguale trattamento giuridico ed economico.

Marco, sappiamo di concorsi ne ha fatti, e superati tanti, in altre Regioni, e lo avrebbe fatto anche nel Lazio, se solo questa Regione ne avesse bandito qualcuno mentre inventava le più variegate forme contrattuali per aggirare i vincoli di bilancio e del piano di rientro, come se per risparmiare bastasse cambiare nomi ai rapporti di lavoro piuttosto che operare serie razionalizzazioni di spesa.

Marco ha letto, ed ha creduto, perché ha fiducia, che, a breve, con “procedura selettiva riservata” a quelli che, come lui, sono “decani” del precariato, insieme a tanti altri colleghi, avrebbe finalmente visto luce. Lo ha anche detto in famiglia, che quel mutuo finalmente sarebbe arrivato, che la scelta fatta tanti anni fa di non lasciare il nostro Paese per l’Inghilterra o gli Stati Uniti, sarebbe stata premiata. Che anche qui da noi c’era, come c’è, bisogno di medici bravi, attenti, aggiornati.

Marco non sa, o non vuole credere che quello che sta per sorgere sia un “sole ingannatore”. Non torna il numero dei posti da stabilizzare messi a bando, molti di meno dei precari da stabilizzare. Non torna il fatto che, dalla sua ASL di frontiera debba partecipare non ad uno, ma a tutte le “procedure selettive riservate” che le tante ASL e Aziende Ospedaliere stanno bandendo, in un balletto di spostamenti forzati, penna e documenti alla mano, da aula magna ad aula magna, dai muri sporchi e scrostati di tante strutture sanitarie pubbliche, alla ricerca di una speranza in quello che sembra sempre più un giocare ai “quattro cantoni” o al “ballo con la scopa” di quando era bambino, piuttosto che una procedura seria e degna di una regione civile.

Marco non sa, o non vuole credere che non sia chiaro neanche se lui possa o meno partecipare a queste tanto declamate “procedure selettive”, se il fantasioso titolo apposto sul suo contratto di lavoro sia o meno l'”apriti sesamo” per poter almeno provare a partecipare, o se, come alcuni gli hanno detto, la Regione, che pure aveva promesso di emanare una Legge che avrebbe fugato ogni dubbio, ne ha fatta una così sibillina (L.R. 4 del 2/5/2017) da essere stata oggetto di tante, troppe, richieste di interpretazione da parte dei dirigenti delle ASL che bandiscono le procedure.

Marco vorrebbe certezze, e dedicare il poco tempo libero dal lavoro ad aggiornarsi e vivere i sempre più ristretti sprazzi di vita di famiglia concessi a chi ha scelto la professione di Anestesista in una “Regione in piano di rientro”. Marco vorrebbe chiarezza, procedure giuste, semplici e comprensibili. Non per favore, ma per diritto.
Marco non è esperto di queste cose, Marco è solo un medico precario di frontiera. Non è lui che può risolvere!
Marco è una risorsa della sanità pubblica, e va trattata col rispetto che merita.

Chiediamo ancora una volta, e non smetteremo di chiederlo, finché non lo otterremo, e con tutti i mezzi a nostra disposizione, che si faccia chiarezza una volta per tutte e per tutte le ASL in modo identico:
– che l’unico requisito richiesto per partecipare alle procedure selettive riservate sia l’anzianità di servizio prevista dal DPCM, quale che sia la modalità con cui i nostri operatori della sanità hanno iniziato a lavorare;
– che l’appartenere ad una qualsiasi graduatoria concorsuale, in qualsiasi regione italiana, anche scaduta, dia diritto alla immediata trasformazione del rapporto a tempo indeterminato, senza vincolo degli insufficienti posti messi a bando;
– che le procedure selettive riservate siano effettivamente tali, e che ciascuno partecipi a quelle bandite, per un sufficiente numero di posti, presso l’Azienda in cui già lavora.
– che l’esperienza acquisita dai tanti “decani del precariato”, in tanti anni di lavoro nel SSR, sia valorizzata a beneficio della collettività e non gettata alle ortiche perché le ASL di questa regione aggiravano i vincoli del “piano di rientro” con assunzioni tanto necessarie quanto “atipiche”.
– che, una volta che questo incubo sarà finito, il sistema tragga lezione da questa esperienza e non cada mai più negli stessi errori;
Ad una situazione straordinaria ed agli enormi problemi umani e professionali che ne scaturiscono non si può rispondere che con scelte straordinarie e coraggiose.

Fine del precariato adesso e definitivamente, e poi, precariato mai più!

Dr Luigi Zurlo
Vice Presidente AAROI-EMAC Lazio

Ultimo aggiornamento

3 Giugno 2017, 16:14

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