Intossicati da internet? L’ossessione si cura in ospedale.

Data:
6 Settembre 2013

Bisogno compulsivo di dosi quotidiane, pensiero ossessivo, smarrimento e malessere in caso di astinenza: i sintomi di dipendenza, al pari di quella causata da tante sostanze, ci sono tutti. 
Eppure l’internet addiction non era stata ancora trattata a tutti gli effetti come una dipendenza o comunque tendeva a essere relegata in una categoria a sé.
Sarà che riguarda tanta gente normale (già: e cos’è la normalità?), sarà che il web è perfettamente legale, sarà che si tratta di una dipendenza che non altera più di tanto.
Insomma, alla fine l’internet addiction disorder, individuato ormai da tempo e amplificato dai social network, non era mai stato preso così sul serio, mentre adesso conquista il rango di disturbo talmente serio da essere curato con un programma di disintossicazione digitale e con gli strumenti e le tecniche di altre dipendenze.

UN PROBLEMA SERIO – Apre infatti il nove settembre in Pennsylvania, grazie all’associazione non-profit Bradford Regional Medical Center, la prima struttura ospedaliera psichiatrica che offre un programma di disintossicazione contro le dipendenze dalla rete. L’ha fondato Kimberly Young, psicologa ed esperta di internet addiciton disorder, che spiega come la dipendenza da internet possa essere addirittura peggio dell’alcolismo o delle droghe. Tanto che gli esperti che proporranno il trattamento saranno gli stessi professionisti coinvolti nella cura di altre assuefazioni tradizionali. Il programma prevede dieci giorni di riabilitazione e il costo, non ancora coperto dalle assicurazioni, prevede un esborso di 14mila dollari.

SINTOMI RICORRENTI – Incapacità a controllare il tempo consumato su internet, cambiamenti di umore repentini e destabilizzanti, perdita graduale e galoppante di vita sociale: questi sono solo alcuni dei sintomi classici che precedono la diagnosi e che ricordano tutto sommato, con le dovute differenze, altre dipendenze.

Il Centro di riabilitazione esordirà con la cura di quattro internet-addicted, tra i quali Kevin Roberts, quarantaquattrenne intossicato dai videogame al punto da stare circa 12 ore al giorno piantato davanti a una consolle, con tutto ciò che ne deriva.
Roberts infatti ha scritto anche il libro «Cyber Junkie: Escape the Gaming and Internet Trap», nel quale parla della prigione dorata dei videogiochi e un amico dell’Anonima Alcolisti, dopo averlo letto, gli ha fatto notare le straordinarie somiglianze con un alcolizzato. Non a caso l’American Psychiatric Association nel suo Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders 5 (DSM-5), considerato la Bibbia del settore, ha citato per la prima volta il Gaming Disorder nella sezione 3 del manuale, nella quale approdano tutti i disturbi che necessitano ancora di altre ricerche. Chiaramente i sintomi della dipendenza devono essere talmente importanti da portare il paziente a mettere a repentaglio la propria vita in nome della rete o dei videogiochi e per essere ricoverati al Bradford Regional Medical Center non basta una banale quanto ossessiva frequentazione con il web.

Ultimo aggiornamento

6 Settembre 2013, 12:52

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