Integratori e appropriatezza prescrittiva (da quotidianosanita.it del 20 maggio 2019)

Data:
21 Maggio 2019

…….    Oggi, proprio allo scopo di tutelare i cittadini più fragili e a più basso reddito, è venuto il momento di parlare di appropriatezza e di spese indotte sui cittadini anche nel campo degli integratori e in particolare, dei così detti Nutraceutici. Difficile fare, della categoria, di tutta un’erba un fascio, ma ci pare corretto porsi il problema delle dimensioni dell’esborso che deriva da quel mercato. Alla gran parte dei nostri pazienti, infatti, non è chiara la differenza tra farmaci e integratori e non vi è alcuna percezione del valore intrinseco di gran parte degli stessi. I Nutraceutici hanno indotto, nel 2018, una spesa pari a circa 250 milioni, circa 57 euro annui per ogni cittadino dell’Emilia Romagna, neonati compresi, e cioè oltre cinque volte la spesa che la comunità tutta ha sostenuto per i farmaci di “marca”.

…   Se ci prendessimo la briga di controllare il contenuto di molti di questi prodotti, in particolare di quelli usati e consigliati come se fossero farmaci … avremmo delle sorprese interessanti: il contenuto dei principi attivi più comuni varia, infatti, da un centesimo a un millesimo delle dosi indicate dalla farmacologia (es: acido Ascorbico 5 mg, Cobalamina 1,8 mcg, 6 mg di statine “naturali”, menta piperita quanto basta …).

L’utilità e la necessità di questi prodotti lascia, quindi, come minimo, molti dubbi. Nello sforzo comune di razionalizzazione la spesa per la salute non sarebbe forse fuori luogo porre l’attenzione dell’amministrazione sanitaria anche su questi temi. Non possiamo pensare di tutelare i cittadini dimenticandoci di una spesa di queste dimensioni che rischia di annullare persino la riduzione degli esborsi ottenuta attraverso il recente e ingente taglio dei ticket per prestazioni sanitarie.

Per quanto mi riguarda, ciò che più dispiace è che gran parte di queste “prescrizioni” viene direttamente da strutture del Servizio Sanitario Regionale e queste sono percepite dagli assistiti come vere e proprie terapie cui è rischioso sottrarsi. Il mestiere del medico è un mestiere complesso e talvolta diventa indispensabile fare affidamento anche sull’effetto placebo, ma da qui a pensare che ogni prescrizione debba contenere un qualche placebo ce ne passa. Prescrivere a pazienti con bassi redditi prodotti molto costosi (i prezzi si aggirano tutti intorno ai 25 euro per confezione), non solo non è rispettoso di condizioni economiche difficili, ma produce sofferenza nelle persone, riduce il consenso e la fiducia nel servizio sanitario universalistico e propone diseguaglianze inutili e ingiuste. Molti ci chiedono: “ma perché questo non lo passano?”. Vi garantisco è difficile rispondere…

Ultimo aggiornamento

21 Maggio 2019, 05:47

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