Indagine omceo cuneo: giovani medici si percepiscono precari anche indipendentemente da reddito (da doctornews33 del 16 febbraio 2018)

Data:
17 Febbraio 2018

Più ricchi dei coetanei che non si sono laureati o sono diventati avvocati e giornalisti, ma in ansia, coscienti, forse troppo, di una precarietà che i loro genitori quando gli hanno pagato le rate universitarie non si aspettavano. Così emergono i medici infraquarantenni nei risultati del questionario sulla situazione lavorativa proposto a Cuneo su 112 medici per iniziativa del past president dell’Omceo Salvio Sigismondi. Lo studio – elaborato in origine dall’Ordine di Modena – nasce come multicentrico, da sottoporre a più campioni nelle varie province, ma finora solo Cuneo lo ha fatto suo. Con risultati interessanti: fatto cento il “cluster”, il 35% non ha frequentato corsi professionalizzanti dopo la laurea, il 35% si è specializzato o è specializzando, il 25% è passato per il corso di medicina generale. In futuro però ben il 25% dei medici vorrebbe fare un corso di ecografia, un 20% specializzarsi o intraprendere il tirocinio di medicina generale, un 12% si ripartisce tra agopuntura (più gettonata, la sceglierebbe il 7%) fitoterapia ed omeopatia.

Stiamo parlando di medici che fin qui hanno svolto più spesso incarichi di sostituto del medico di famiglia (33%), seguiti da incarichi in continuità assistenziale (15%) e di contrattisti o prelevatori (7 e 8% rispettivamente). La stragrande maggioranza di chi è entrato nel corso di specializzazione è riuscita subito, un 2% ha atteso oltre 3 anni, un 9% non è riuscito ancora. Per quale motivo? Verso la fine del questionario c’è una domanda che offre risposte interessanti, se la paternità/maternità possa influenzare le scelte professionali. Un 46% dei rispondenti ha scelto di non avere figli perché ciò rallenterebbe l’accesso alla professione, e se un 28% non pensa che i figli possano incidere più di tanto, un 13% afferma che l’aver avuto figli ha inciso sulla sua stabilità di lavoratore. Continuiamo l’identikit, un 46% degli intervistati lavora in ospedale, un 38% sul territorio, la stabilità lavorativa è un ricordo, quella economica tutto sommato c’è. Vediamo perché. Solo il 18% ha un posto “fisso” di dipendente, e un 12% sta ancora svolgendo formazione specialistica, poi un 25% è libero professionista, un 22% titolare di contratto a tempo determinato, un 15% di una borsa da tirocinante in MG. E il reddito? Entro i 30 anni il 67% prende tra 1000 e 2000 euro mensili, solo il 19% di più; fra 30 e 35 anni un 52% è già approdato alla fascia fra 2000 e 3000 euro mensili e un 17% prende oltre 3 mila euro; dopo i 35 anni solo un 20% sta nella fascia minima fra 2000 e 3000 euro. Il 50% di questi giovani non si è dovuto trasferire per lavorare, il 22% si è trasferito al momento di andare in università in Piemonte e là è rimasto. «Cuneo non è una provincia popolosa, su 600 mila abitanti ha 2600 medici iscritti. E non ha facoltà di Medicina; per dire, Bologna, che ce l’ha, pur non arrivando al milione di abitanti ha oltre il triplo degli iscritti», commenta il neopresidente Omceo Cn Giuseppe Guerra. «Peraltro, a mio avviso nell’indagine vi sono elementi di respiro nazionale, ne parlo nei licei della provincia agli studenti ove fossero interessati a presentarsi ai quiz per i corsi di medicina. Si percepisce come impatti molto sulla vita personale del medico questo imbuto per cui, fatti cento i laureati, 30 restano fuori dai corsi di specialità e medicina generale e sono destinati a libera professione, alle sostituzioni del medico di famiglia, alla partita Iva, persino a situazioni di sottopagamento che li espongono a un senso di precarietà che prima non affiorava». La tranquillità economica è maggiore di altre professioni. «E’ vero. Ma un tempo da laureati si trovava subito lavoro, adesso è più dura, lo stesso specializzando ha un contratto a termine e non può fare un mutuo per la casa».

La risposta sulla maternità riflette forse anche le preoccupazioni provate dai propri genitori? «Per chi fa studiare un figlio a medicina oggi è un po’ tutto più complicato di trent’anni fa. Si proceda o no a sottoporre lo stesso questionario in altri Omceo, a Cuneo abbiamo intenzione di ripeterlo sia su giovani “ex novo” sia fra 3 anni sullo stesso campione per capire se alcune idee o il panorama di fondo siano cambiati». Due cose lasciano sperare Guerra: «L’entusiasmo che rivedo in alcuni alunni delle scuole, l’anno scorso solo da Bra (piccolo centro tra Langhe e Roero ndr) ne sono entrati tre in Facoltà, e l’Enpam che sta facendo di tutto per venire incontro ai giovani consentendo di iscriversi al V anno di Medicina per garantire non tanto la contribuzione, che è minima, quanto l’anzianità a chi ha fatto la nostra scelta».

Mauro Miserendino

Ultimo aggiornamento

17 Febbraio 2018, 14:40

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