In cosa consistono le “cure simultanee” in oncologia e l’elenco dei centri che le praticano

Data:
6 Agosto 2013

Il Piano oncologico nazionale 2010-13 al punto 3.1 recita:

«È necessario garantire una presa in carico globale del malato fin dall’inizio del percorso terapeutico, attraverso un approccio multidisciplinare e multidimensionale sostenuto da un’organizzazione dipartimentale, delle attività intra ospedaliere, che garantisca da un lato, il miglior trattamento antitumorale (in termini di qualità, di tempi, e di coordinamento degli interventi), e dall’altro un precoce riconoscimento di eventuali altri bisogni (fisici, funzionali, psicologici, spirituali, sociali e riabilitativi) del malato».

Il modello di cure simultanee, nuovo paradigma di cura per i malati oncologici, è stato inserito nel Piano oncologico nazionale 2010-13 come obiettivo prioritario per la qualità della vita dei pazienti.
Le cure simultanee richiedono però un cambiamento culturale e organizzativo fondamentale per condividere scopi, valori e programmazione a livello di unità operative, gruppi multidisciplinari, dipartimenti oncologici e servizi territoriali.
Nel corso degli ultimi anni un numero sempre maggiore di evidenze scientifiche ha confermato l’utilità, in termini di qualità e quantità di vita, di un approccio integrato precoce al malato oncologico specie nei pazienti (circa il 35% dei casi) che giungono alla diagnosi in fase di malattia avanzata/metastatica.
Già nel 2003 la Società europea di oncologia medica (Esmo) ha attivato un programma di certificazione dei centri di oncologia che garantiscono le cure simultanee.
Aiom dal 2008 ha istituito un tavolo di lavoro nazionale cui partecipano gli attuali 27 centri italiani certificati dall’Esmo con lo scopo di promuovere la cultura e la formazione tra gli oncologi medici italiani in tema di cure simultanee e facilitare la certificazione Esmo dei centri.
L’Italia è a oggi il primo Paese in Europa (seguito dalla Germania con 20 centri certificati) per numero di centri certificati.
Nel 2012 anche la Società americana di oncologia (Asco) ha confermato il modello di cure simultanee come il più appropriato per il malato oncologico con presenza di sintomi, modello che nel contempo garantisce anche un più appropriato utilizzo di farmaci ad alto costo, evitando trattamenti antitumorali ad oltranza in pazienti in fase avanzata di malattia.
Una recente indagine condotta tra i centri italiani certificati Esmo ha dimostrato che, Il 52% si trovano nel Nord d’Italia, il 36% al Centro, 8% nelle Isole e il 4% al sud.
Nel 93% dei casi è un oncologo dell’equipe che si dedica al rilievo e trattamento dei sintomi, inoltre il 93% dei centri ha definito procedure e linee guida specifiche per la gestione dei sintomi (in particolare dolore, dispnea, occlusione intestinale e sedazione terminale), infine il 70% dei centri ha posti letto dedicati per il controllo dei sintomi e della fase avanzata di malattia.
Dal punto di vista organizzativo non tutti i centri dispongono di un servizio di cure palliative all’interno della stessa azienda/Ulss, al fine di garantire un coordinamento e condivisione costante del percorso di cura e la presenza all’interno dei gruppi multidisciplinari di patologia.
La più recente rilevazione nazionale compiuta dall’Aiom fotografa le risorse e i servizi presenti presso le strutture di oncologia medica o disponibili nelle aziende ospedaliere in Italia.
A questa ultima survey hanno aderito oltre il 70% delle Uo di Oncologia medica.
Per quanto attiene in particolare alla disponibilità di servizi che dovrebbero garantire le cure simultanee e la continuità di cura, abbiamo confrontato le variazioni avvenute rispetto alle precedenti survey del 2006 e 2009.
Complessivamente i risultati dimostrano un trend in miglioramento negli ultimi anni della disponibilità dei servizi di psico-oncologia, terapia del dolore, cure palliative e riabilitazione oncologica.
Tali servizi risultano però spesso nati all’interno dell’oncologia dalla sensibilità e volontà dell’oncologo (con il supporto spesso del volontariato), più che da una vera strutturazione all’interno della azienda/Ulss dove opera l’Oncologia.
È verosimile inoltre che i servizi così rappresentati non siano sufficienti a farsi carico di tutti i malati (es. servizi di psico-oncologia).
In particolare i servizi di riabilitazione risultano presenti in meno della metà delle aziende/Ulss dove operano le oncologie, dimostrando una insufficiente disponibilità di strutture dedicate al recupero fisico-funzionale dei malati oncologici.
I miglioramenti che abbiamo riscontrato dall’analisi dei dati sono comunque molto lontani dal garantire a tutti i pazienti oncologici una vera presa in carico globale e un percorso coordinato che integri le terapie antitumorali e le cure riabilitative e palliative in tutto il percorso di cura e per tutti i pazienti, raggiungendo per tutti l’obiettivo di ottimizzare la qualità della vita.
Un vero punto critico rimane, dai recenti dati presentati dal 5° Rapporto sulle condizioni di assistenza dei malati oncologici, il luogo del decesso dei malati di tumore.
Ancora nel 2010 nel nostro Paese, un terzo dei malati oncologici ha trascorso gli ultimi giorni di vita ed è deceduto in ospedale deputato all’assistenza di malati con patologia acuta.
Questa situazione, sebbene anch’essa in lento miglioramento rispetto gli anni precedenti, è il risultato di diversi aspetti (culturale, formativo, organizzativo e sociale), e si configura al momento come uno degli elementi più critici, non potendo garantire a tutti il luogo e le modalità più consone di assistenza nella fase avanzata-terminale di malattia, la più complessa per il paziente e la sua famiglia.
È necessario pertanto identificare modelli organizzativi innovativi in grado di rispondere ai bisogni del malato oncologico e soprattutto facilitare l’integrazione e l’interfaccia tra ospedale e servizi del territorio, per essere più aderenti ai bisogni del malato. In particolare anticipare l’integrazione dei servizi dedicati alle cure palliative nel percorso di cura, evitando la frammentazione degli interventi ed il ritardo nella presa in carico del paziente a domicilio.
A questo scopo Aiom ha organizzato per il 19-20 settembre 2013 a Roma una conferenza di consenso in tema di cure simultanee della comunità di oncologi italiani, che sulla base di modelli già consolidati a livello europeo e americano affronterà gli spetti relazionali e della comunicazione, la formazione dell’oncologo medico, la ricerca ed i modelli organizzativi più idonei a realizzare le cure simultanee in oncologia.

* Vittorina Zagonel Coordinatore tavolo Aiom "Cure simultanee e continuità di cura in oncologia" Direttore Uoc Oncologia medica 1 Istituto Oncologico Veneto, Irccs Padova

(Dal Sole-24 Ore Sanità n. 29/30-2013)

Ultimo aggiornamento

6 Agosto 2013, 06:33

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