Il neonato sensazionale. Alla scoperta dello sviluppo neuropsicomotorio del bambino, da zero a dodici mesi (da quotidianosanita.it del 29 gennaio 2019)

Data:
29 Gennaio 2019

Nel libro di Mariapia de Bari, uscito in questi giorni in libreria, e che verrà presentato a Roma venerdi 1 febbraio alla libreria Mondadori, c’è tutto il bagaglio scientifico e pedagogico migliore. Ma come Indiana Jones nel film alla ricerca dell’arca perduta, l’autrice, esplorando, ritrova e rimette al centro dell’attenzione il bambino nella sua unicità ed autenticità, singole ed irripetibili

28 GEN – Se cerco la definizione di “sensazionale” trovo sul vocabolario: “suscita intensa sensazione, che desta grande meraviglia, vivo interesse e commozione”. Il neonato sensazionale di Mariapia de Bari uscito in questi giorni in libreria, edito dalla casa editrice Lastaria, è un volume che trasmette al lettore tutte queste sensazioni insieme. Sarà presentato a Roma venerdi 1 febbraio alla libreria Mondadori in Via Piave 18, alla presenza dell’autrice.

La professionalità della scrittrice, l’esperienza di molti anni di lavoro a stretto contatto con neonati affetti da patologie neurologiche o ortopediche, le fanno compiere un viaggio di 12 mesi come se fosse un esploratore curioso e avventuroso all’interno di quell’esperienza unica e appunto sensazionale, densa di emozioni e sensazioni empatiche che è la crescita di un neonato.

Inoltre la scrittura, il linguaggio piano e semplicemente divulgativo, l’aspetto innovativo dell’utilizzo alla fine di ogni mese di vita del neonato di un QRcode, fanno del neonato sensazionale, il libro che si divora per sete di conoscenza e al tempo stesso di curiosità e meraviglia, perché ci accompagna nell’apprendere una realtà complessa che de Bari ci aiuta a decodificare attraverso l’osservazione empatica dell’altro, diverso da se, ricco nel suo sviluppo di messaggi e apprendimenti, che occorre saper comprendere nell’unicità dell’esperienza dello sviluppo umano. Senza retorica possiamo dire che ognuno che voglia approcciare il tema dello sviluppo del bambino da zero ai 12 mesi, senza alcuna pretesa dogmatica o scientista o che immagini la crescita di un neonato come un percorso a tappe fisse, nelle quali si raggiungono traguardi standardizzati, scoprirà che solo l’intensa osservazione e la relazione empatica permettono accanto alla sapienza della conoscenza scientifica, di accompagnare lo sviluppo neonatale con equilibrio, dedizione e amore nel mondo complesso della crescita dell’essere umano.

Questo libro ha la straordinaria capacità di farci cogliere, genitori o no, tutto ciò che accompagna giorno dopo giorno i mutamenti che costituiscono gli elementi visivi, emotivi, le variazioni, che si manifestano mese dopo mese e che costituiscono il meraviglioso mondo dello sviluppo psicofisico e relazionale del bambino. Una sorta di flash back che ci fa riappropriare di emozioni, sentimenti, conoscenze teoriche apprese scientificamente o tramandate dall’esperienza umana prima di noi e che ci induce a riflettere sugli stereotipi circolanti, che spesso pretendono di apparire come verità sullo sviluppo dei neonati.

Quando nasce un bebé, i genitori in genere sono percorsi da un sentimento di amore infinito e di ansia permanente. Si chiedono che cosa accadrà durante la sua crescita: quando lo vedranno sorridere per la prima volta, quando dirà le prime parole, quando comincerà a camminare. Ovviamente non ci sono “momenti fissi” in cui devono accadere determinate cose, non c’è un mese preciso in cui tutti i bambini devono imparare a camminare o a tenere in mano il cucchiaino. Ci sono però delle fasi di crescita: intervalli temporali in cui i bambini tendono ad acquisire determinate capacità, ciascuno con i propri tempi e con i propri ritmi.

Così, Mariapia de Bari ci trasporta e ci accompagna nello sviluppo del neonato nei primi mesi di vita. Dalla nascita ai due mesi, ci fa comprendere come si sviluppano le abilità visive: fino ai tre mesi i bambini vedono meglio quando guardano le cose o i volti con la coda dell’occhio poi, gradualmente, sviluppano la visione centrale e dai tre mesi in poi cominciano a guardarsi le mani e possono seguire con lo sguardo un oggetto in movimento circolare.

Dai due mesi ai sei mesi, il bambino comincia a integrare ciò che vede con ciò che gusta, con ciò che sente e con le sensazioni che prova. Dai tre mesi, il cervello del bambino è in grado di distinguere diverse centinaia di parole del linguaggio parlato.

Dai sei ai nove mesi il bambino è in grado di stare in piedi per qualche istante da solo o con sostegno o anche di spostarsi con appoggio laterale.  Per quanto riguarda la coordinazione motoria, inizia con la capacità di eseguire semplici azioni motorie -come tenere in mano il biberon. Al sesto mese inizia a sviluppare raggiungere e afferrare goffamente un oggetto con cui giocare- fino ad arrivare alla capacità di usare la pinza formata dal pollice e uno o due dita per prendere piccoli oggetti. Al sesto mese inizia a svilupparsi il legame tra suono e significato delle parole.

Dai nove ai dodici mesi, impara a “leggere” le parole, i gesti e le espressioni del volto di chi si occupa di lui. La sua memoria s’incrementa e compare una nuova abilità nel ricordare esperienze passate. La capacità di regolare ed esprimere le emozioni aumenta. Dal punto di vista motorio è ormai in grado di stare seduto senza appoggio, probabilmente gattona, impara a mettersi in piedi da solo e a stare in piedi senza aiuto.

Nella fase finale di questo stadio comincia a spostarsi appoggiandosi ai mobili e agli oggetti. Dagli otto ai dieci mesi mostra di comprendere le parole, rispondendo a ordini semplici come fare “ciao” con la mano o “mandare” un bacio.

Queste scansioni osservazionali delle fasi di crescita vissute dalla grande esperienza di Mariapia de Bari che per più di 18 anni ha lavorato in percorsi riabilitativi con bambini con diverse disabilità, dalle più gravi alle più lievi, ci fa comprendere che se sei formato e capace per affrontare problematiche talvolta definite impossibili, sei naturalmente capace di affrontare tutte le altre difficoltà che la vita ti pone di fronte.

Ma occorrono sensibilità e ascolto e come afferma il prof. Francesco Manfredi nella prefazione al libro, che ha lavorato con Mariapia fianco a fianco per lunghi anni: “questo libro ha la capacità di far parlare il bambino ancor prima che nasca e di far cogliere ai genitori le piccole variazioni che fanno la differenza mese dopo mese”.

La conoscenza e l’esperienza osservazionale sono determinanti nella comprensione dei  ritardi psicomotori . Il pediatra o il neuropsichiatra infantile tuttavia sanno che il ritardo psicomotorio nei primi anni non corrisponde necessariamente ad una disabilità intellettiva negli anni successivi. La valutazione viene effettuata attraverso una visita neuropsichiatrica, con l’osservazione diretta del bambino, e con test per la valutazione dello sviluppo psicomotorio e questionari per i genitori. A seconda della tipologia di disturbi viene indicato eventualmente un approfondimento diagnostico. Nei bambini con ritardo psicomotorio, il trattamento riabilitativo consigliato nei primi anni è la Neuropsicomotricità, e prevedere, a seconda dei casi, un piano di intervento specifico per favorire lo sviluppo e i processi di riorganizzazione funzionale specifici per i singoli stadi di sviluppo, adattando gli interventi alle particolari caratteristiche del tipo di disturbo. Sempre più frequentemente vengono affiancati interventi indiretti, molto indicati soprattutto prima dei 36 mesi di vita del bambino.

Un modello di intervento indiretto è ad esempio il Parent Training in cui i genitori diventano protagonisti attivi dell’intervento riabilitativo del proprio bambino, grazie alle strategie psicoeducative fornite dallo specialista. Lo sviluppo psicomotorio è un processo maturativo che nei primi anni di vita consente al bambino di acquisire competenze e abilità posturali, motorie, cognitive, relazionali. Si tratta di un progredire continuo, con tempi e modalità variabili per ogni bambino, ma in cui è possibile individuare delle “tappe” che vengono raggiunte secondo una sequenza universalmente e scientificamente riconosciuta. La conoscenza di questa sequenza è indispensabile per poter cogliere precocemente i segni indicativi di una distorsione dello sviluppo.

La maturazione strutturale del Sistema Nervoso Centrale è certamente dipendente dal patrimonio genetico della specie ma è fortemente influenzata dall‟ambiente, inteso nel senso più ampio possibile. Negli ultimi anni gli studi di “neuroimaging” hanno consentito di confermare sempre più tale convinzione, evidenziando come i processi di sinaptogenesi, tumultuosamente attivi nei primi mesi di vita nel delicato equilibrio tra fenomeni di “sprouting” germinazione, e di “pruning”, potatura, siano significativamente modulati dagli stimoli esterni.

Struttura, funzioni e ambiente sono, quindi, fortemente concatenati nel processo dello sviluppo psicomotorio e questo, a sua volta, è da considerarsi come un fenomeno olistico, non scindibile nei suoi vari aspetti se non per scopi meramente didattici. Del resto gli studi più organici sullo sviluppo dell’intelligenza rimangono ancora oggi quelli condotti da Jean Piaget (1896-1980), che definì l‟intelligenza come una forma di ADATTAMENTO dell‟organismo all‟ambiente.

Secondo Piaget tale adattamento intelligente si raggiunge tramite due fenomeni che si equilibrano tra loro: l’assimilazione in cui i dati dell‟esperienza vengono incorporati in schemi mentali preesistenti (ereditati o acquisiti con l‟esperienza), senza che si verifichi, successivamente a tale incorporazione, alcuna modifica di tali schemi e l’accomodamento in cui l‟individuo fa suoi i nuovi dati e l‟incorporazione comporta la modifica degli schemi già posseduti.

Lo sviluppo dell’intelligenza si realizza, secondo questo studioso, per stadi. Gli stadi sono caratterizzati da un ordine, ma ogni stadio ha un carattere integrativo, cioè le strutture formatesi ad una certa età diventano parte integrante delle strutture nelle età successive. Altri studiosi come Emmi Pikler laureatasi alla facoltà di medicina di Vienna, dopo essere diventata pediatra realizza un approccio educativo e medico fortemente innovativo, ponendo come principi la libera attività del bambino, il suo benessere corporale, la qualità della cura e la relazione privilegiata con l’adulto che se ne occupa. Molto rapidamente, il suo metodo fece scuola. Ed oggi, nonostante la sua morte avvenuta nel 1979, la filosofia di Emmi Pikler riscuote un interesse crescente. i bambini sono competenti  fin dalla nascita: essi sanno ad esempio riconoscere suoni, seguire oggetti con lo sguardo… e molte altre competenze le acquisiscono nel corso dello sviluppo.

E’ fondamentale dunque permettere l’esperienza diretta della competenza fin dalla nascita per rinforzare la fiducia nelle capacità del neonato e nell’efficacia delle sue azioni.  Se lo facciamo ci accorgiamo che il bambino è capace di fare molto più di quanto ci si aspetti da lui. Si rivela quindi centrale concedere tempo al bambino, affinché egli si evolva secondo i proprio ritmi, senza prescrizioni e incitamenti perché impari a muoversi. Non è importante quando viene raggiunta una tappa dello sviluppo motorio, ma come e in quale successione. Fondamentale, oltre al tempo, saranno poi l’ambiente realizzato, che dovrà essere confortevole e piacevole, dandogli la possibilità di interagire con gli adulti e con gli oggetti.

L’ultimo elemento centrale è la qualità della relazione con l’adulto: il compito di questi deve essere quello di facilitare le attività infantili, non di dirigerle. Egli deve curare l’ambiente e favorire le sperimentazioni autonome, offrendo al bambino una presenza attenta ma non intrusiva, che gli dia fiducia in sé e nella propria attività.

Da tutto ciò emerge una grande comunione di idee tra Emmi Pikler e Maria Montessori circa lo sviluppo e l’educazione. Per entrambe le studiose risultano essere centrali in particolare:
– la valorizzazione dell’attività autonoma del bambino, basata sulla sua iniziativa all’interno di un ambiente adeguato;
– la promozione di una relazione educativa fondata sulla conoscenza, la fiducia e il rispetto nelle competenze infantili;
– la promozione e la cura non solo della salute fisica ma anche di quella psichica dei bambini;
– la realizzazione di un ambiente strutturato e a misura del bambino, che favorisca l’apprendimento, la concentrazione, la riflessione sulle proprie attività.

Ecco nel neonato sensazionale c’è tutto il bagaglio scientifico e pedagogico migliore, ma come Indiana Jones nel film alla ricerca dell’arca perduta, Mariapia de Bari, esplorando, ritrova e rimette al centro dell’attenzione il bambino nella sua unicità ed autenticità, singole ed irripetibili.

Grazia Labate 
Ricercatrice in economia sanitaria già sottosegretaria alla sanità  

Ultimo aggiornamento

29 Gennaio 2019, 20:38

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