I PPI (Punti di Primo Intervento) del Lazio saranno chiusi a breve. In provincia di Latina: Cisterna, Cori, Priverno, Sezze, Sabaudia, Gaeta, Minturno (da “Il Tempo” del 19 settembre 2016)

Data:
19 Settembre 2016

(IL TEMPO) -Valentina Conti- Non l’utilizzo di 126 mila euro di fondi giubilari e 60 mila della Asl, a gennaio venne annunciata la ristrutturazione del Punto di Primo Intervento dell’ospedale Cto «Andrea Alesini» di Garbatella. Spazi di accoglienza e di visita moderni e tecnologicamente avanzati, mentre continuava l’emorragia dei reparti, come documentammo. Ora, a distanza di meno di un anno, il PPI del centro orto-traumatologico fresco di restyling – nato sulle ceneri del pronto soccorso ortopedico cancellato sulla carta con un colpo di spugna – potrebbe cessare di esistere, a seguito della decisione della Regione Lazio di chiudere tutti i Punti di Primo Intervento (PPI) sul territorio. Almeno se non arriverà chiarezza a stretto giro. Tramite informativa della Direzione Salute e politiche sociali, registrata il 13 settembre, indirizzata ai direttori generali delle Asl Rm2, Rm4, Rm5, Rieti, Viterbo e Latina, infatti, si avvisano le Aziende sanitarie locali interessate (invitandole «a comunicare con cortese sollecitudine le azioni che si intendano intraprendere» in merito), che «con nota prot. n. 354891 GR/11/48 del 05/07/16 la Regione Lazio ha comunicato al Ministero della Salute e a quello dell’Economia e delle Finanze che, da una ricognizione effettuata, risultano attivi sul territorio regionale n. 13 Punti di Primo Intervento e che la stessa, in coerenza con quanto disposto dal D.M. n.70/2015, ne prevede la disattivazione». Decreto, quello citato, che fissa gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, ma non prevede l’abrogazione di presidi di emergenza specialistici in strutture consolidate. «L’amministrazione regionale ha precisato – prosegue la nota – che la disattivazione avverrà in due fasi: la prima riguarderà i PPI presenti in Strutture extraospedaliere, la seconda quelli ubicati presso i Presidi Ospedalieri riconvertiti». Dunque, la scure della spending review si abbatte sui PPI di tutto il Lazio, e la notizia trapelata sta già sollevando reazioni dure nei territori. Il provvedimento riguarderebbe, tra gli altri, i PPI di Montefiascone e Ronciglione, Cisterna, Cori, Priverno, Sezze, Sabaudia, Gaeta, Minturno, Pontecorvo. E, a rigore, anche quello del Cto, dove tra l’altro, come anticipato da Il Tempo, a luglio sono approdati (in via temporanea) i pazienti dell’Spdc dell’ospedale San Giovanni e dove «continuerà ad essere offlimits fino a fine anno il blocco operatorio al quarto piano per lavori fermi a causa di carenza di risorse», dice il personale, rimarcando: «Il PPI? Non sappiamo nulla di certo. Il nostro era un ps ortopedico ed è stato annientato di sicuro non per mancanza di risultati, ne è rimasta solo l’insegna. Se ora chiudono anche il PPI che senso ha averlo ristrutturato pochi mesi fa?». L’auspicio è «che l’atto aziendale della Asl Rm2 venga approvato nella correttezza e trasparenza generale, rispettando la funzionalità del Cto e rilanciando il suo ruolo di nosocomio ortopedico pubblico». «Chissà se il presidente Zingaretti avrà ancora il coraggio di affermare di non aver tagliato i servizi sulla sanità. Vorremmo sapere quale assurda logica ci sia dietro questa ennesima scriteriata decisione di chiudere i Punti di Primo Intervento presenti sul territorio, che penalizza oltremodo gli utenti», attacca il capogruppo di FI in Regione e vice presidente della Commissione salute Antonello Aurigemma, intervenendo sulla questione. «Sembrerebbe – e speriamo vivamente non sia vero – che ad essere tagliato possa essere anche il PPI del Cto, che effettua circa 13mila interventi l’anno e, in caso di disattivazione, il suo bacino di utenza andrebbe ad ingolfare i ps, già saturi, dei vicini ospedali San Giovanni e Sant’Eugenio», continua Aurigemma. «Si tratterebbe dell’ennesimo sperpero di denaro pubblico, visto che sono state spese ingenti risorse a dicembre 2015 per ristrutturarlo, e sono convinto sarà premura della Corte dei Conti effettuare le opportune verifiche. In questi tre anni, oltre alla cronica mancanza di programmazione, Zingaretti si è limitato a portare avanti una politica di tagli, riduzioni di reparti, posti letto e personale, nascondendosi dietro qualche timida giustificazione o con il solito scaricabarile». «Quindi – conclude – non ci si deve meravigliare se l’unico record raggiunto da questa amministrazione sia l’aumento della mobilita passiva, con sempre più cittadini costretti a recarsi fuori dal Lazio per una prestazione sanitaria».

Ultimo aggiornamento

28 Settembre 2016, 03:25

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