Formia, 27 tumori ma la Asl non gli riconosce l’accompagnamento. Il grido di aiuto di un 65enne

Data:
3 Settembre 2014

www.h24notizie.it Si sente vittima di un’ingiustizia e le lacrime scendono dal viso mentre racconta la sua storia. Una storia non solo di malasanità ma di ritorsioni personali commesse nei suoi confronti durante lo svolgimento delle commissioni esaminatrici per il rilascio dell’indennità di accompagnamento. A Benedetto Cianca, formiano e dipendente comunale, infatti, sono stati asportati ben 27 tumori latero-cervicali e a tutt’oggi svolge invasive sedute di chemioterapia, continuate anche nel corso di più giorni presso l’ospedale Santa Maria Goretti di Latina, seguito dal dottor Veltri verso il quale più volte afferma la propria enorme stima per la sensibilità umana mostrata per il suo caso clinico. Una sensibilità che al contrario gli è stato impossibile trovare nella commissione medica dell’Asl per il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento, che si riunisce all’ospedale di Gaeta. Perchè già dalla prima seduta avvenuta in commissione, Benedetto Cianca ricorda di aver subito un atteggiamento sarcastico da parte di colui che presiedeva detta commissione.

Questo perché, secondo quanto racconta, anni fa, quando lui stesso era all’ufficio autentiche del Comune di Formia, si trovò suo malgrado protagonista di un animato alterco dove la controparte era proprio colui che si è ritrovato di fronte dopo circa un ventennio, a comporre la commissione medica. Una ritorsione, insomma, secondo Cianca. E infatti, ricorda Cianca: “questo medico continuava a chiedermi se mi ricordassi di lui, se lo conoscessi”. Arriva il parere negativo per il rilascio dell’accompagnamento, anche se riconosciuto invalido al 100 percento. Ma Benedetto Cianca non si arrende e ricorre al tribunale di Latina, che in effetti accoglie il ricorso e stabilisce, dopo opportuna perizia, che l’indennità di accompagnamento va riconosciuta ma limitatamente ad un periodo di due mesi, quello durante i quali ha svolto chemioterapia. Precisando però come le infermità “sono tali da integrare o diritto alla concessione dell’indennità d’accompagnamento per periodo di radio e chemioterapia, che sono fortemente debilitanti, non essendo in detto lasso di tempo, il periziato, in grado di svolgere gli atti quotidiani della vita. Sono presenti oggi i requisiti che configurano il riconoscimento di uno status di handicap grave”.

Cianca ritorna in commissione una seconda volta, a causa dell’aggravarsi del suo stato di salute e a causa del ripetersi dei cicli di chemioterapia ai quali tutt’oggi si sta sottoponendo e che, per buona parte della giornata, lo privano di autonomia. Ancora una visita, effettuata nel luglio scorso, anche se di visita non si può parlare, perché è proprio Cianca a sottolineare come egli stesso si sia limitato a lasciare solo la documentazione per la richiesta di accompagno. E proprio in questa occasione accade una cosa al quanto anomala. Perché all’esito della seconda seduta di commissione, presieduta dal medesimo medico che al dire di Cianca sta commettendo ritorsioni nei suoi confronti, nell’esame obiettivo si legge: “Discrete condizioni generali, atteggiamento psicotico, deambulazione autonoma”.

In sostanza secondo la commissione il paziente sarebbe affetto da una malattia mentale o da follia, insomma sarebbe pazzo. Non si capisce però come sia stato possibile riconoscere tale valutazione visto che nella commissione non era presente alcuno specialista nel campo della medicina psichica e neanche i documenti presentati rientravano in questo campo. Inoltre poi, solo nel febbraio scorso, quindi cinque mesi prima, proprio il Ctu del tribunale di Latina aveva affermato, relativamente alle condizioni psichiche: “Eloquio con partecipazione all’ambiente circostante e risposte coerenti con le domande poste. Non sono evidenti turbe mnesiche”. Nuovamente la richiesta viene rigettata. E Cianca ha già annunciato un nuovo ricorso.

Eppure sembra una storia vista e rivista, quella degli errori delle commissioni esaminatrici troppo spesso finite in tribunale coi relativi costi della giustizia finiti a carico dell’Inps e quindi della collettività, per una sanità già in ginocchio in Provincia di Latina e in tutta la Regione Lazio. In conclusione Benedetto Cianca si augura che la magistratura possa far luce sulla pubblica accusa da lui stesso denunciata contro uno dei membri della commissione, reo di aver appositamente rigettato le richieste per ritorsione nei suoi confronti, abusando del suo potere col solo scopo persecutorio nei confronti del paziente.

Ultimo aggiornamento

3 Settembre 2014, 07:19

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