Dopo il fallimento della Faro assicurazioni, molti ospedali e medici sono privi di copertura. Risarcimenti a rischio

Data:
2 Marzo 2012


Asl, ospedali ma anche medici: scoppia il caso assicurazioni dopo il fallimento della compagnia Faro (in liquidazione amministrativa coatta dalla scorsa estate), crac che ha messo in crisi decine di aziende ospedaliere e sanitarie, ma anche professionisti, che proprio con la Faro avevano stipulato le loro polizze.

In particolare tra i camici bianchi s’insinua sempre di più il timore che le spese legali per eventuali processi alla fine non vengano rimborsate integralmente dalle Asl, riversandosi poi sulle spalle dei professionisti se dovesse venire accertata una loro responsabilità.
Il problema della Faro assicurazioni riguarda un po’ tutto lo stivale, da Nord a Sud.
Ma vediamo innanzitutto che cosa è successo alla compagnia specializzata in coperture sanitarie.
La vicenda nasce con ammanco da 20 milioni di euro nei conti della Faro Assicurazioni scoperto dal Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza che, su delega del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Giancarlo Cirielli, sta indagando per i reati di infedeltà patrimoniale e ostacolo all’ esercizio delle funzioni di vigilanza dell’ Isvap.
Dieci gli iscritti nel registro degli indagati: tra gli altri, alcuni esponenti della famiglia Melito che detengono il pacchetto di maggioranza della Faro, un avvocato (già consigliere di amministrazione della stessa compagnia) e l’ immobiliarista Vittorio Casale, amico dell’ ex presidente di Unipol Giovanni Consorte e noto per aver portato in Italia il gioco del Bingo.
Su disposizione del gip Antonella Capri, è scattato il sequestro di partecipazioni societarie, auto e a una dozzina di immobili per l’ importo del presunto ammanco.
Secondo l’ accusa, ai danni della Faro sono stati distratti premi per oltre 20 milioni di euro “attraverso un’ insana e imprudente gestione condotta a scapito degli assicurati”.
La vicenda nasce nell’ estate del 2010 quando l’ Isvap impone alla «Faro» il divieto di compiere atti dispositivi dei beni aziendali e di utilizzare i proventi dei premi per finalità diverse dall’ attività assicurativa.
Alla Faro viene anche imposta una ricapitalizzazione.
Per la Procura, il 28 dicembre 2010 – contravvenendo all’ ordine – la Faro conclude quattro operazioni con altrettante società di Casale per un totale di 34 milioni.
Accertata la violazione, il ministero dello Sviluppo economico, il 21 gennaio 2011, affida la compagnia a un commissario straordinario, la cui denuncia fa poi scattare le indagini.
Questo è per quanto riguarda il lato amministrativo-penale della storia.
A farne le spese del fallimento sono, per esempio, gli ospedali Sant’Anna e Valduce di Como: dopo il fallimento della Faro appare evidente un problema di copertura economica futura che sembra essere irrisolvibile.
Le direzioni sanitarie delle due strutture lariane si trovano a fare i conti con cause pendenti e bloccate, o addirittura con documentazioni disperse.
Attualmente sono circa 150 le cause pendenti per presunte colpe mediche, solo per l’ospedale Sant’Anna, che rientrano nel periodo in cui la compagnia era ancora attiva e operativa.
Se tali procedimenti dovessero concludersi con una affermazione di responsabilità a carico del personale sanitario, dovrebbe essere la stessa Faro a risarcire, ma – visto lo stato delle cose – non si comprende con quali prospettive concrete.
Col rischio estremo che ci si possa un giorno rivalere direttamente sui medici.
Lo stesso problema anche a Napoli dove il Policlinico della Federico II si è ritrovato all’improvviso senza «paracadute» a causa del fallimento della compagnia assicurativa: i vertici della struttura universitaria hanno predisposto un capitolato per l’assegnazione dell’appalto ma ciò non avverrà prima di giugno.
Un’emergenza simile si è verificata al Cardarelli dove ci sono volute tre gare per risolvere il problema ma tutte con offerte proibitive.
La soluzione è arrivata con una polizza con franchigia che scade tra un anno con un risparmio di quasi 2 milioni di euro.
In caso di condanne o di risarcimenti la struttura dovrà farsi carico della parte del danno non coperta dalla polizza.

Ultimo aggiornamento

2 Marzo 2012, 10:16

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