Dono Svizzero, l’incontro con Caporossi

Data:
21 Marzo 2014

www.corrieredilatina.it Fare il punto della situazione sulla realtà ospedaliera, segnalare le principali criticità del sistema e iniziare a definire una strategia per il rilancio della sanità nel sud pontino. Questi i principali obiettivi dell’incontro tenuto con il nuovo direttore generale dell’Asl Michele Caporossi svoltosi oggi presso la sala convegni dell’Ospedale “Dono Svizzero” di Formia. All’evento, promosso dall’amministrazione comunale, hanno partecipato anche il Sindaco Sandro Bartolomeo, il presidente della Commissione Sanità Maria Antonietta De Meo e molti altri tra amministratori, operatori sanitari e comuni cittadini.

MAGGIORE COINVOLGIMENTO DELLE REALTA’ LOCALI. Il primo cittadino ha chiesto al neo direttore Caporossi anche di coinvolgere maggiormente le amministrazioni locali nella programmazione sanitaria. “Da anni – ha dichiarato – non si riunisce la conferenza dei sindaci. Non si può costruire un atto aziendale senza aver prima ascoltato le istanze dei territori. Poi l’Azienda ha il diritto e la responsabilità di fare le sue scelte in autonomia ma l’ascolto è fondamentale. Ho posto anche una serie di priorità. Una di queste è la sopravvivenza del centro trasfusionale, battaglia molto sentita dal territorio come dimostra il corteo di sindaci e cittadini andato in scena sabato scorso per le strade del centro di Formia. E’ solo la punta di un iceberg, i problemi sono tanti. Chiederò periodicamente al Direttore Caporossi di tenermi informato sulle questioni che riguardano il territorio di Formia e, in genere, l’intero sud pontino”.

LE PROPOSTE. Tra le varie istanze c’è chi, come Giovanni Baiano, Capo Dipartimento Chirurgia Sud Pontino, propone un nuovo modello organizzativo per ottimizzare le risorse del presidio sud senza costi aggiuntivi a carico dell’Azienda Sanitaria. Nello specifico, la sua proposta prevede: spostamento della Ginecologia al secondo piano del Dono Svizzero per far spazio all’Ostetricia che da Fondi traslocherebbe a Formia (concentrazione di servizi, maggiore sicurezza per le partorienti e potenziale di 1600 parti all’anno); trasformazione dell’ospedale San Giovanni di Dio di Fondi in centro specializzato per la “day surgery” (chirurgia, ginecologia, oculistica, ortopedia, ecc: il 70% delle prestazioni chirurgiche sono di “day surgery”, non sarebbe una diminutio); diversificazione dell’assistenza infermieristica in base al livello di intensità di cura.

LE CRITICITA’. Il cardiologo Francesco Carta ha sottolineato il bacino di utenza di 550-600mila abitanti che d’estate cresce ulteriormente e le caratteristiche geografiche di una provincia lunga come quella di Latina, solleva il problema della cardiologia-emodinamica: “Il trattamento dell’infarto acuto è effettuato con grande difficoltà quando l’emodinamica è chiusa. Talvolta l’esperienza ci consente di risolvere situazioni complicate ma i limiti sono evidenti. Per dare i livelli minimi di assistenza, quest’area deve essere dotata di una sua autonomia clinica e amministrativa. In questi anni abbiamo avuto carenze di personale ed apparecchiature. Abbiamo un ecografo che si spegne all’improvviso e rende la diagnosi difficoltosa. E’ l’unico ecocardiografo dell’intero presidio sud. Mi aspetto una sterzata sull’impiego delle risorse”. Criticità sono state evidenziate anche da Amato La Mura, medico e consigliere comunale: “La condizione è durissima. Abbiamo perso cinque strutture complesse, malattie infettive, oculistica, geriatria. Chiedo al Direttore: quali sono le idee di futuro per questo territorio? Chiedo un impegno forte affinché questo territorio possa rispondere alla domanda di un bacino ampio come il nostro. Siamo stanchi di rimanere con le mosche in mano. Ho visto la proposta di Baiano, è difficile da attuare ma è senz’altro una cosa intelligente”.

L’APPELLO PER IL CENTRO TRASFUSIONALE. Dopo la manifestazione dello scorso 15 marzo, pressante diviene la richiesta per scongiurare la chiusura del centro trasfusionale del Dono Svizzero. È Angelo Riccardelli, Presidente del Comitato Emotrasfusi Sud Pontino, a introdurre il tema: “La mia è una voce differente. Sto dall’altra parte del guado, appartengo alla categoria degli ammalati. Per vivere sono costretto a fare una trasfusione a settimana. Lunedì mattina, se qualcuno non mi accompagnava per le scale del centro trasfusionale, sarei dovuto andare al Pronto Soccorso. Mi sono immedesimato in tutti coloro che, in caso di chiusura, dovranno andare a Latina. Vorrei invitare chi prenderà le decisioni a provare il viaggio da Castelforte a Latina. Una cosa assurda adesso, figuriamoci l’estate. La sopravvivenza del centro trasfusionale è fondamentale”.

L’INTERVENTO DEL DIRETTORE CAPOROSSI. Si è mostrato attento agli interventi di tutti i presenti il neo direttore generale dell’Asl, Michele Caporossi, sottolineando il fatto che “è nostro dovere ascoltare, raccogliere i segnali, anche quelli più impercettibili e farlo prima che i problemi diventino emergenze”. “Dal 2007 – ha dichiarato – nel Lazio siamo sottoposti ad un piano di risanamento che piuttosto definirei piano di rientro dal debito che finora non ha portato al risultato del riequilibrio in tre anni. Il traguardo segnato risale all’accordo Stato-Regioni del 2001 che ha dato il via al federalismo fiscale. Da otto anni nel Lazio siamo in una condizione di disequilibrio. E’ inutile che ci giriamo intorno: le aziende sanitarie sono parte attiva e integrante di questo piano di generale risanamento delle finanze regionali. I margini di azione a nostra disposizione sono praticamente ridotti a zero. Chiedete giustamente personale per il quale c’è bisogno di ottenere una deroga da parte della Regione. Queste sono le regole del commissariamento. Non siamo autorizzati, per questo non si fanno concorsi per assumere primari. I margini sono altrettanto ristretti per quanto riguarda le attrezzature. La Regione Lazio partiva due anni fa da una perdita di esercizio di due miliardi di euro, più altri dieci miliardi di euro accumulati negli anni. Nel 2010 si è chiuso a 600 milioni di euro di perdita. L’obiettivo che nel 2014 bisogna traguardare prevede una soglia di perdita programmata di 130-140 milioni da ridurre ad otto milioni nel 2015. Questi sono gli obiettivi da centrare. Non possiamo pretendere ulteriori deroghe”. E ha concluso dicendo: “Ho ascoltato attentamente le proposte venute da questo incontro. Non sono abituato a dare risposte se non in possesso di numeri certi su cui basare risposte altrettanto certe. Quando ci saranno tali condizioni, allora potrò entrare nel merito delle proposte”.

Ultimo aggiornamento

21 Marzo 2014, 07:06

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