Diagnosi in studio Mmg, dopo lo stanziamento in manovra sindacati divisi. Ecco quali sono (da Doctor33 del 6 novembre 2019)

Data:
6 Novembre 2019

«La diagnostica in studio è un’esigenza fissata nell’accordo nazionale del 2018 firmato da tutti i sindacati, in chiave anti-liste d’attesa e per evitare accessi impropri in pronto soccorso; con questa finanziaria per la prima volta una legge dello stato mette nero su bianco che lo stato deve investire su questa partita, e con risorse extra-Fondo sanitario nazionale. Fimmg dice: portiamo a casa questi 235 milioni e poi, con l’apporto di tutta la categoria, definiamo come realizzare il progetto». Fiorenzo Corti, vicesegretario Fimmg, risponde alle perplessità di altre sigle sindacali sullo stanziamento in manovra da destinare agli acquisti di apparecchiature diagnostiche da introdurre negli studi dei medici di famiglia. L’ultima bozza bollinata della manovra in sanità destina 235,834 milioni dal maxi fondo per gli investimenti in edilizia sanitaria (da 32 miliardi di cui 2 “nuovi”) a migliorare il processo di presa in cura dei pazienti e ridurre le liste d’attesa. Entro fine anno ministero della Salute e regioni stabiliranno come i territori debbano dire di cosa hanno bisogno per i loro Mmg, ed entro gennaio 2020 è prevista un’intesa. Le apparecchiature saranno di proprietà delle Asl che le metteranno a disposizione dei Mmg. Il segretario Fimmg, Silvestro Scotti ha sottolineato con soddisfazione come per la prima volta in una legge di bilancio si faccia un investimento ad hoc per la medicina generale, riconoscendone centralità sul territorio. Ma arrivano pure critiche. Pina Onotri, Segretaria del Sindacato Medici Italiani sottolinea come i 50 mila Mmg «avrebbero circa 4 mila euro pro capite per eventuali acquisti, una miseria se si confrontano i costi delle apparecchiature sanitarie; ma tutta la questione del supporto alle attività dei medici è posta in modo sbagliato. Per un servizio più efficiente necessitiamo di personale amministrativo e infermieristico. Non tutti i medici percepiscono l’indennità di segretaria di studio, appena il 60 %, e il 35% quella da infermiere, con un contributo di appena 350 euro lordi per un medico con 1000 pazienti. Sarebbe molto meglio destinare questi finanziamenti alla medicina del territorio, prendendo atto che le forme organizzative, a partire dalle Aggregazioni Funzionali Territoriali non hanno funzionato da nessuna parte del Paese; così come, purtroppo, non si è verificata una riduzione degli accessi agli ospedali con le Case della Salute». In Smi si sottolineano dalla base pure timori verso la possibilità che ai medici di famiglia in possesso di macchinari – per l’espletamento di esami in teoria anche “in proprio” -sia imposto di pagare l’Irap. Infine Onotri si chiede come si inquadrino a livello contrattuale le prestazioni diagnostiche, quale formazione vada prevista per il futuro Mmg, quando dovrebbero cimentarsi medici che già lavorano 60 ore alla settimana. Per Corti è presto per tutte le risposte: «Quando la farmacia dei servizi si è vista destinare una quarantina di milioni tra i farmacisti non si sono levati distinguo su come destinare quelle risorse».

«Le diagnosi di primo livello servono a noi quanto al Ssn -dice Corti- si fanno in tutti gli stati comunitari verso cui noi soffriamo di un gap, per di più i nostri giovani sono abituati a lavorare con gli strumenti. Fatta salva una quota di colleghi che uscirà dall’attività nei prossimi anni e non ne sarà toccata, la destinazione di queste risorse appare prioritaria nella futura medicina pro-attiva e nel micro-team. Non mi nascondo certo né l’importanza di avere dei dipendenti, per noi liberi professionisti a partita Iva convenzionati con il Ssn per l’assistenza primaria, né la necessità di veder rimborsati i costi di questi dipendenti, sostenuti per svolgere i compiti assegnati dall’Asl, con risorse certe e non legate al Fondo sanitario ma ad incentivi all’imprenditoria, alle disponibilità dei fondi strutturali, alla detassazione, al dialogo con i ministeri di Economia e Sviluppo. Come Fimmg sosteniamo tale posizione e siamo disponibili al confronto con gli altri sindacati. Sul “come” suddividere la strumentazione e retribuire gli esami, le risposte le dovrà dare anche la convenzione. La novità imporrà alle regioni di dire come rendere lo studio un riferimento per i cittadini e ai sindacati capacità di declinare il cambiamento in documenti puntuali che lo rendano fruibile. Oggi la diagnostica è delegata all’ospedale o si fa nello studio del medico privato puro. In medicina generale c’è poco o nulla».

Negli anni Novanta Giorgio Monti, allora in Simg e oggi segretario Fimmg Pavia, scommise tra i primi sulla diagnostica in studio. Oggi sottolinea l’epocalità dello stanziamento, «è un evento clamoroso, ma purtroppo sarebbe dovuto accadere 20 anni fa con una medicina generale più giovane e pronta al cambiamento; oggi su 100 medici un quarto sono giovani e 50-60 stanno per andare in pensione, i cinquantenni che con i giovani e i senior volenterosi abbracceranno la novità saranno una minoranza. Proprio per questo motivo, personalmente, ritengo importante porre l’accento anche sul personale di studio. La soluzione non è nel modello o nello strumento ma nell’organizzazione della prestazione, nel tempo che ci sarà dato a disposizione per erogarla, e nel ruolo dell’infermiere del nostro studio, figura sempre più indispensabile, come è ad esempio nel “doctor office” anglosassone». Novità epocale pure per la Società Italiana di Medicina Generale-Simg, che configurò per la prima volta il pacchetto integrato diagnostico a fine anni 80: per il prossimo congresso (28-30/11) ha già avuto 2500 iscrizioni ai corsi diagnostici. Il presidente Claudio Cricelli annuncia che a Firenze presenterà sia gli obiettivi della presa in carico dei cronici sia la scuola di medicina pratica Simg Lab che con le sue 20 postazioni sarà attiva per tutto il congresso. «Simg si sta impegnando sempre più per migliorare formazione e addestramento dei medici di famiglia sugli esami diagnostici eseguibili direttamente nei nostri ambulatori. Da febbraio 2020 estenderemo programmi di formazione specifici a tutte le 124 sezioni periferiche».

Mauro Miserendino

Ultimo aggiornamento

6 Novembre 2019, 06:57

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