Brutta aria per i medici italiani nel Regno Unito: la brexit fa paura (da DottNet dell’8 ottobre 2016)

Data:
8 Ottobre 2016

Redazione DottNet | 07/10/2016 19:20

Parlano i camici bianchi del nostro Paese. C’è chi cerca di ottenere la cittadinanza britannica

Tira un’aria diversa nel Regno Unito e per qualcuno è una brutta aria quella che si respira nel clima sempre più turbolento della Brexit. E’ quanto pensano gli italiani di Londra dopo gli slogan e le proposte evocate al congresso del Partito conservatore a Birmingham sulle quote dei lavoratori stranieri, su una svolta ‘autarchica’ negli ospedali e gli annunci fatti in questo senso dalla stessa premier Theresa May per dare priorità ai sudditi di sua maestà sul fronte occupazione. Mentre è di ieri l’indiscrezione del Guardian secondo cui il governo vuole rifiutare le consulenze sull’uscita dall’Ue degli accademici stranieri di prestigiose università come la London School of Economics.

Naturalmente per il momento sono solo ipotesi, in parte rimangiate dopo che hanno scatenato forti polemiche, che per di più riguarderebbero i non-europei visto che deve essere avviata ancora la Brexit. E tuttavia le inquietudini crescono fra gli italiani di Londra, dai professionisti agli studenti ai freelance. Si prende un breve intervallo nel suo turno di guardia in un grande ospedale del sud-est di Londra il cardiologo italiano Fabrizio Cecaro, che lavora da sei anni nel Regno Unito. Gli infermieri lo chiamano di continuo e fra una emergenza e l’altra ricorda quanto sia fondamentale il contributo dei medici stranieri per i pazienti britannici.

L’Nhs (servizio sanitario nazionale, ndr) non potrebbe farcela senza di noi – spiega – commentando la proposta del ministro della Sanità Jeremy Hunt di dare priorità ai dottori britannici”. E aggiunge: “Tira comunque una brutta aria dopo gli annunci del governo e quindi ho scelto di chiedere la cittadinanza britannica”. Ma fra i tantissimi ‘young professionals’ italiani, da quelli della City ai colossi del marketing, l’entusiasmo per Londra sembra scemato, e ora domina l’incertezza. “Ci sentiamo sempre più additati come quelli che rubano il lavoro – dice Fabrizio Festa, dipendente di un’importante agenzia pubblicitaria -. Sinceramente la prospettiva di rimanere qui a tempo indeterminato per me sta sfumando”.

Tuttavia l’idea che il servizio sanitario nazionale (National Health Service, NHS) possa diventare «autosufficiente» è una promessa politicamente astuta, ma appare una pia illusione: senza medici europei (molti italiani), e infermieri da tutto il pianeta, gli ospedali britannici chiuderebbero domani. Jeremy Hunt, segretario di Stato per la Sanità, spera di poter «rimpiazzare i medici stranieri con talenti britannici dopo Brexit». Sarebbe interessante sapere quanti, quando. E come. Il Regno Unito dipende dai medici stranieri più di ogni altro Paese europeo: 36 per cento (dato OCSE).

Intanto corre la paura fra i tanti connazionali freelance trasferiti nella capitale britannica in cerca di fortuna, con molti che sognano già di fuggire altrove, di tornare in Italia o in un altro Paese europeo. “La Gran Bretagna ha inevitabilmente perso tantissima attrattiva per lavoratori come me, che adesso guardano ad altri Paesi, come Portogallo e Spagna, dove la qualità della vita è anche decisamente più alta”, afferma con rammarico il giornalista Marcello Mari. Ma c’è anche chi la prende con uno spirito più ottimista, come Federica Beretta, curatrice di una galleria d’arte a Pimlico, che critica gli eccessivi allarmismi.

“E’ del tutto irrealistica – sottolinea – l’idea di cacciare tutti gli immigrati europei, a perderci infatti sarebbe principalmente il Regno Unito”. Il clima di tensione fra gli italiani viene alleviato dalle parole dell’ambasciatore d’Italia a Londra Pasquale Terracciano. “Le idee espresse dalla ministro dell’Interno Amber Rudd sono state un ballon d’essai a beneficio dei militanti conservatori, al momento non ci sono rischi concreti per la comunità italiana qui”, afferma. “Detto questo, vi è un segnale allarmante di riorientamento del pensiero politico britannico – osserva Terracciano – che sembra allontanarsi da quel concetto di una società e di un’economia aperte che hanno fatto grande questo Paese. E’ motivo di allerta che ci spinge a vigilare sul pieno rispetto dei diritti dei nostri

 

Ultimo aggiornamento

8 Ottobre 2016, 19:21

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