Basta scartoffie…Ridateci il fonendoscopio (da quotidianosanita.it del 9 marzo 2015)

Data:
10 Marzo 2015

09 MARGentile Direttore,
mentre l’attenzione dei media è stata giustamente dedicata alla celebrazione dell’8 marzo nelle varie declinazioni sociali e politiche, la lettura dei giornali ci riserva da un lato l’ennesimo presunto caso di “malasanità” in un ospedale di Roma e dall’altro l’aggressione al personale di Pronto Soccorso nell’ Ospedale di Cassino da parte di familiari stressati dalla “lunga attesa di un’ora”. Tralascio, per rispetto, ogni annotazione ironica: non voglio pensare a cosa sarebbe potuto accadere in altri ospedali e con tempi di attesa più lunghi. Da un lato dunque la legittima richiesta della famiglia alla Magistratura di appurare cosa è accaduto, dall’altra la legittima richiesta da parte dei medici di….E qui sta il punto. Noi medici cosa dobbiamo chiedere e a chi? dobbiamo chiedere di mettere la vigilanza in ogni Pronto Soccorso? Già fatto.

Dobbiamo chiedere di essere difesi dalle sempre più frequenti aggressioni da parte di pazienti-impazienti e familiari ancor più impazienti? di non venire additati come i colpevoli di questo marasma della sanità che si muove tra slogan e annunci di giustizialismo a nostro carico? di potere svolgere il nostro lavoro di medici finalmente liberi anche, o soprattutto, dalla presa in giro della denominazione “Dirigenza” che ad oggi ha trasformato molti di noi in una figura professionale ibrida stretta tra troppi vincoli burocratici e opportunità gestionali inesistenti?

La solidarietà verbale, a fronte dei rischi che corriamo nella nostra attività, non è sufficiente se consideriamo che le notizie di aggressione a nostro danno si fanno sempre più numerose. Il lettore potrà dire: la solita difesa della categoria, della lobby medica e chi più ne ha più ne metta. Non è così. I Pronto Soccorso continuano ad essere intasati per afflusso di malati e per la grande difficoltà di gestire i consequenziali eventuali ricoveri a causa della ormai generalizzata riduzione dei posti letto. Dei giorni scorsi la notizia del trasferimento da Tivoli alla Liguria di una paziente con gravi ustioni. In una società normale si sarebbe preso atto della grande professionalità espressa da quei Sanitari: in realtà qualche voce si è levata per accusare gli stessi di non essere riusciti a trovare un posto nel Lazio.

La Sanità ormai è un autentico ginepraio, un vero e proprio cubo di Rubik dove le faccette sono così numerose che il solo tentativo di dar loro una disposizione omogenea e regolare è di per sé motivo di ulteriore caos. Cosa fare? Nel Lazio abbiamo provato a rivolgerci direttamente ai Cittadini motivando loro argomentazioni tali da indurre ad aprire gli occhi. Vorremmo provare ora a chiedere una cosa semplice alla politica ed ai legislatori: lasciateci lavorare per il Malato, lasciateci studiare, lasciateci fare assistenza sempre più qualificata. Non lasciateci affogare nel mare di carte della burocrazia, non fateci fare lo slalom tra stucchevoli ed inutili percorsi dirigenziali di marketing, customer satisfaction, budget, piani operativi e amenità del genere. Ridateci l’amato fonendoscopio.

Luciano Cifaldi
Segretario generale Cisl Medici Lazio

Ultimo aggiornamento

10 Marzo 2015, 22:50

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