Al Goretti si può Giocare in Corsia: 42 volontari nel reparto dei bambini – L’iniziativa di una studentessa di Medicina che ha importato il progetto dalla sua Treviso (da Radio Luna del 16 novembre 2019)

Data:
16 Novembre 2019

di Roberta Sottoriva

LATINA –  Si deve ad una studentessa di Medicina arrivata a Latina da Treviso se nel reparto di Pediatria del Goretti, da due anni a questa parte, si può “Giocare in corsia”. “La Lilt di Treviso, che è gemellata con la sezione di Latina, svolge questa attività presso l’ospedale Ca’ Foncello dal 1994 e da qui è nata l’idea di replicare quell’esperienza”, spiega Claudia Scipioni  referente del progetto, arrivata  in Centro Italia per studiare presso  il Polo Pontino della Sapienza (una delle sedi della graduatoria di concorso nazionale per l’accesso a Medicina).

Tutto è cominciato così, grazie all’impegno di Claudia e della Lilt, alla disponibilità dell’Azienda sanitaria e del professor Riccardo Lubrano che dirige la Uoc di Pediatria. Oggi i volontari arruolati sono 42: studentesse e studenti (16 di loro sono anche aspiranti medici), mamme e nonne, impiegati, psicologi, insegnanti, educatori, imprenditori, casalinghe e pensionati, dai 20 ai 60 anni, che indossano nasi rossi e mani colorate, e arrivano con libri confezionati ad hoc per essere letti in corsia. Al Goretti, fino ad ora, hanno trascorso 516 ore e incontrato 4662 piccoli pazienti. L’orario è serale, quando terapie ed esami sono conclusi, dalle 18,30 alle 20,30, appena terminata la cena e prima della ninna.

LE TAPPE  – Dopo il primo corso di formazione organizzato dalla Lega Italiana per la lotta contro i tumori di Latina sulla scia dell’esperienza fatta in Veneto, il progetto è approdato in corsia il 13 novembre del 2017 e pochi mesi più tardi formalizzato dalla Asl. Oggi l’esperienza è pienamente operativa con l’obiettivo di umanizzare il reparto e far vivere ai bambini costretti al ricovero un’esperienza di condivisione e di svago.  “Il gioco diventa il mezzo per rendere meno estraneo e difficile l’ambiente ospedaliero, ma nulla è improvvisato. Ogni volontario è tenuto a fare il corso iniziale e a dedicare poi 35 ore l’anno alla formazione. Darà quindi la sua disponibilità per due sere al mese. Il numero di volontari che collaborano ci consente oggi di offrire un impegno costante, due ore a sera, dal lunedì al venerdì. Era il nostro obiettivo ed è stato raggiunto”, racconta Claudia che con gli altri, il 13 novembre, ha tagliato la torta dei due anni di attività.

Chi gioca in corsia (con il permesso del personale sanitario e seguendo le prescrizioni necessarie) si affaccia nelle stanze per un primo saluto rivolto a genitori e bambini (dai tre anni in su); poi è il turno del clown, in genere Davide, in arte Daddo che si ferma dieci minuti in ogni stanza e fa il pagliaccio nel vero senso della parola. Quindi i bambini vengono invitati a giocare nella sala comune. “Non c’è bisogno di spiegare nulla, per i bambini è naturale essere invitati a giocare, e se qualcuno non vuole, non si insiste. L’ostacolo maggiore sono tablet e videogiochi”. Spesso a convincerli, magari a fare una terapia o a mangiare, è Enzina con la sua mano magica che riesce anche dove i genitori non arrivano. Ci sono anche stanze off-limit, in cui non si può entrare o bisogna farlo con delle cautele: a Carmela Smemorina per esempio è capitato di leggere fiabe con la mascherina. “I sorrisi dei piccoli pazienti ripagano di tutto, giocare in corsia è benefico anche per noi”, assicurano i volontari.

La voce si è sparsa e sono in tanti a sostenere in vari modi il progetto: una copisteria ha riprodotto in “formato-ospedale” fiabe per bambini, con le figure rivolte al paziente e il testo sul retro a disposizione del volontario; c’è chi acquista piccoli gadget, o i biglietti per gli spettacoli di beneficenza. Come il prossimo, il 14 dicembre, al Teatro Fellini di Pontinia, regalo dell’associazione MusicAmo.

A marzo del 2020 partirà un altro corso  per volontari di Giocare in Corsia.

Ultimo aggiornamento

16 Novembre 2019, 09:22

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