Soldi e banche dati, la guerra tra centri analisi finisce con 16 imputati

Data:
24 Aprile 2014

www.corrieredilatina.it Dagli affari in comune alle denunce incrociate, dalla collaborazione alla concorrenza. Una guerra tra l’amministratore del Medical Pontino, uno dei principali laboratori analisi e poliambulatori del capoluogo pontino, convenzionato con l’Asl, l’ing. Elio Chiavetta, e l’ex direttore della struttura, Renato Savignano, è sfociata in un’ampia inchiesta, che ha fatto finire indagati entrambi, insieme a imprenditori e funzionari di banca. In sedici ora rischiano il rinvio a giudizio.

MANI SUL DENARO. Alla luce delle indagini svolte dalla Guardia di finanza, per il sostituto procuratore Marco Giancristofaro, Savignano, insieme all’allora direttore della filiale Unicredit del centro commerciale L’Orologio, la latinense Silvana Soscia, a Emanuele Purificato, formiana, dirigente dell’Unicredit di Roma, e a Gianfranco Fabbri, socio del Medical Pontino, avrebbe contraffatto la firma di Chiavetta su due polizze assicurative sulla vita, emesse nel settembre 2007 a favore di Fabbri. Secondo l’accusa, Savignano si sarebbe poi appropriato di 200 mila euro della società di cui era direttore, grazie all’inserimento fraudolento nella contabilità della srl di costi relativi a fatture per operazioni inesistenti, fatti risultare pagati. E ancora: Savignano, insieme al consulente informatico Marco Varone, di Roma si sarebbe appropriato dell’archivio informatico con i dati dei pazienti della struttura di corso Matteotti, per utilizzarli nella nuova società in cui era andato ad operare, la Ecomed srl, che gestisce, sempre a Latina, un centro diagnostico polispecialistico. Tali dati sarebbero infine stati trattati indebitamente, oltre che dall’ex direttore, da Fabbri e da Varone, da Romina Cipolla e Marco Toto, entrambi di Cisterna.

FISCO BEFFATO. Ma se la denuncia di Chiavetta ha portato ad accuse pesanti per Savignano, le denunce di quest’ultimo hanno poi fatto finire nei guai lo stesso amministratore del Medical Pontino e diversi imprenditori. Secondo il sostituto Giancristofaro, Chiavetta sarebbe stato infatti responsabile di una maxi evasione fiscale. Per evadere le imposte sui redditi e sull’Iva, secondo il magistrato, nelle dichiarazioni 2006, 2007, 2008 e 2009, Chiavetta avrebbe inserito elementi passivi fittizi, utilizzando fatture ottenute su operazioni inesistenti. Si tratta di documenti rilasciati dalla Biochem di Felicia Iovanescu, dalla Biochem srl, amministrata da Bruno Conti, di Roma, dalla Tsm Elettromedicali di Torelli Luigi & C. sas, amministrata da Luigi Torelli, di Latina, dalla Venti Settembre srl, amministrata da Pietro Paolo Giuliano Formentini, di Milano, dalla coop Siap, dalla Eti Elettrotecnica Industriale srl, amministrata da Luigi Di Cristina, di Formia, dalla Latinfrigo del setino Valter Miliucci, dalla Edil Art 2001 di Arturo Salvatore Di Muro, di Latina, e dalla Dierre 2005 di Renato Di Muro, anche lui di Latina. Fatture per un totale di quasi 646 mila euro e oltre 129 mila euro d’Iva.

L’UDIENZA. Per i sedici indagati, il sostituto procuratore Giancristofaro ha chiesto il rinvio a giudizio. Il giudice per l’udienza preliminare Guido Marcelli è stato però costretto a disporre un rinvio, per un problema con le notifiche dell’udienza. Il giudice deciderà se disporre un processo per i sedici, difesi dagli avvocati Francescantonio Papa, Angelo Fiore, Luigi Di Mambro, Renato Giugliano, Pierluigi Molaro, Francesco Garzia e Giuseppina Porceddu, il prossimo 9 luglio.

Ultimo aggiornamento

24 Aprile 2014, 07:20

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