Iss: ‘Cresce la resistenza agli antibiotici, in Italia livelli tra i più alti in UE’
Data:
30 Gennaio 2014
24 gennaio 2014
Aumenta in Europa la resistenza batterica agli antibioltici, un fenomeno che ‘spunta’ le uniche armi a nostra disposizione contro le infezioni. E l’Italia è tra i Paesi del Vecchio continente con i livelli più elevati di resistenza a questi medicinali. Sono i dati resi noto dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), provenienti dall’Europa e forniti dalla sorveglianza EARS-Net . La fotografia che ne emerge è poco confortante: nel giro di 4 anni è aumentata notevolmente la resistenza in due specie di batteri sotto sorveglianza: Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae. Un quadro- sottolinea l’Iss – che mostra la necessità di tenere alta la guardia su fenomeno, anche attraverso la Giornata degli antibiotici, un’iniziativa europea per la salute dei cittadini promossa dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) di Stoccolma che si tiene ogni anno intorno al 18 novembre. La Giornata è dedicata all’approfondimento del problema della resistenza agli antibiotici e della necessità dell’uso appropriato di questi farmaci per mantenere il più a lungo possibile la loro efficacia nel trattamento delle infezioni. I due ‘supebatteri’ sotto sorveglianza, per i quali i dati europei confermano la sempre maggiore capacità di resistere ai medicinali – Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae – sono responsabili di infezioni urinarie, sepsi ed altre infezioni nosocomiali, mostrano un aumento nelle percentuali di resistenza alle cefalosporine di terza generazione, fluorochinoloni ed aminoglicosidi, resistenze che sono spesso combinate tra di loro generando batteri multi-resistenti, causa di infezioni difficilmente trattabili. Negli ultimi anni tra le resistenze si è aggiunta quella ai carbapenemi, antibiotici di ultima risorsa. Una resistenza che può rendere l’infezione praticamente impossibile da trattare. L’antibioticoresistenza, sottolinea l’Iss, “non è uniforme nei Paesi dell’Unione europea, ma è maggiore al sud e nell’est Europa, tra cui l’Italia”. Il fenomeno nel nostro Paese è monitorato dal progetto Ar-Iss, una sorveglianza sentinella coordinata dall’Iss, che riversa i dati nella sorveglianza Europea Ears-Net. Nel Belpaese si registrano livelli di resistenza più alti nella maggior parte delle specie patogene sotto sorveglianza. In particolare: alta resistenza ai carbapenemi in Klebsiella pneumoniae, che si è attestata al 29% degli isolati da batteriemie. Per questa resistenza l’Italia è seconda solamente alla Grecia e rappresenta una vera anomalia rispetto alla grande maggioranza dei paesi europei; alta resistenza alle cefalosporine di 3a generazione e ai fluorochinoloni in Escherichia coli, anche combinata; alti livelli di resistenza ai carbapenemi in Acinetobacter; persistenza di un alta percentuale (35%) di stafilococchi resistenti alla meticillina (Mrsa) a fronte di una diminuzione in molti paesi dell’Unione Europea. Ma a fronte di una sorveglianza dell’antibioticoresistenza che descrive puntualmente ogni anno una situazione italiana problematica – sottolinea l’Iss – gli interventi che sono stati messi in atto sono scarsi e parcellari. Una circolare del ministero della Salute del febbraio scorso ha invitato le Regioni a segnalare i casi di sepsi/batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi ed ha proposto linee guida per il controllo. Ma sono necessari, indica l’Istituto, interventi multi-settoriali che riguardano l’uso di antibiotici e strategie di controllo delle infezioni in tutti gli ambiti dell’assistenza sanitaria (ospedali per acuti, lungodegenti, strutture territoriali e cure ambulatoriali). In modo da prevenire un ulteriore aumento dell’antibioticoresistenza e mantenere almeno in parte l’efficacia di questi farmaci preziosi per la salute.
Ultimo aggiornamento
30 Gennaio 2014, 09:31