Donna di Latina deceduta per sangue infetto, non finisce la battaglia legale

Data:
10 Luglio 2014

www.h24notizie.it Riceviamo dall’avvocato del Foro di Latina Renato Mattarelli e pubblichiamo:

Una donna di Latina uccisa da sangue infetto e dalla burocrazia. Il ricordo della donna ucciso dai pareri del Ministero della Salute. Mentre il Tribunale di Roma si avvia ad un maxi risarcimento il Ministero rema contro l’evidenza: prima non riconosce la relazione fra trasfusione e morte, poi la riconosce e dopo ancora no.

Ieri la notifica dell’ultimo provvedimento amministrativo del Ministero. Quale pare del ministero e’ giusto: il primo, il secondo o il terzo?

E’ morta nell’ottobre del 2008 per una cirrosi da epatite C. Due anni prima i medici le avevano spiegato che l’epatite C si contrae per cause specifiche e in particolare per le trasfusioni di sangue ricevute nel periodo ricompreso tra la metà degli anni ’60 e metà degli anni anni ’90 poiché notoriamente infette.

La 70enne di Latina, di abitudini moderate con una vita umile si era data da fare per cercare le cartelle cliniche dei sui ricoveri e scopre che, nel settembre del 1974, oltre 30 anni prima era sta più volte trasfusa durante il ricovero presso l’ospedale di Velletri. Per la donna di Latina che viveva da sola e a cui la vita aveva sottratto ogni cosa bella (lasciata dal marito con tre figli piccoli da sfamare e orami grandi e lontani per lavoro) inizia un nuovo dramma: alla consapevolezza di dover morire da lì a poco per la cirrosi epatica (aggravata da altre e diverse patologie) si aggiunge la percezione che sarebbe morta per colpa dello Stato che non aveva controllato il sangue trasfuso e permesso in quegli anni l’importazione del sangue da paesi in cui i controlli erano pressoché inesistenti: Africa, URSS, paesi dell’Est europeo, Cina, America Latina.

La donna, disperata e depressa – a cui le disgrazie non sono mai mancate, comprese le difficoltà economiche: viveva con la pensione minima – si rivolge allo studio legale Mattarelli-Mezzini che avvia la procedura per farle ottenere l’indennizzo previsto dalla legge n. 210/1992 in favore dei danneggiati da trasfusioni di sangue infetto. Pochi mesi dopo però muore e la procedura di indennizzo prosegue da parte dei tre figli che iniziano anche la causa di risarcimento contro il Ministero della Salute.

La causa presso il Tribunale di Roma, Giudice Dott. Salvati è alle battute finali: entro l’anno ci sarà la sentenza dagli esiti pressoché scontati visto che la perizia del medico nominato dal Tribunale (Prof. Giuseppe Visco, uno dei massimi esperti in infezioni da trasfusioni) ha accertato e dichiarato che ildecesso della donna di Latina è attribuibile alla cirrosi da epatite C tant’è che negli ultimi 2 anni di vita la paziente deceduta è stata dichiarata assolutamente inabile a svolgere le occupazioni giornaliere al 100%. Sul piano economico e con le opportune riserve del caso i 3 figli della povera donna dovrebbe vedersi riconosciuto dal Tribunale di Roma un risarcimento di ben oltre 1milione di euro.Diversamente (e questo deve far riflettere sul grado di fiducia che icittadini-pazienti possono avere nelle istituzioni, nelle loro capacitàtecniche e nella lealtà verso chi non solo annaspa per vivere ma per sopravvivere, come nel caso, ad un omicidio di Stato) sul fronte dell’indennizzo legge n. 210/1992 (assegno una tantum di € 75.000,00 in favore degli eredi) il Ministero della Salute ha davvero esagerato rigettando il ricorso dell’avvocato Mattarelli con notificazione dei ieri 8 luglio.

Secondo il Ministero – diversamente da quanto affermato dal consulente del Tribunale, Prof. Visco scienziato di fama internazionale – non vi sarebbe relazione fra le trasfusioni e il decesso della povera donna di Latina.Ciò che però sorprende ed indigna davvero è che la Commissione Medico Ospedaliera di Roma, incaricata dal Ministero della Salute aveva una prima volta (dicembre 2009) non riconosciuto il nesso di causalità fra infusione di sangue infetto, epatite- cirrosi, e decesso; una seconda volta: si (febbraio 2013) e ieri, direttamente il Ministero: no (luglio 2014). In altri termini lo Stato ce l’ha messa proprio tutta pur di non pagare quello che è dovuto ai 3 ragazzi che hanno visto morire la loro madre fra indicibile sofferenze compresa quella di sapere cosa e soprattutto chi la stava uccidendo.

Inevitabile sarà il ricorso al Tribunale per chiedere di mettere ordine alle confuse, quanto inammissibili idee di chi amministra la salute in Italia.

Avv. Renato Mattarelli

Ultimo aggiornamento

10 Luglio 2014, 07:19

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